British Medical Journal: correlazioni tra consumo di alcol e cancro alla bocca
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La diffusione del Papillomavirus (Hpv) attraverso il sesso orale potrebbe essere la causa del forte aumento di un tipo di tumore della bocca, il carcinoma a cellule squamose dell'orofaringe. Lo sostengono gli autori, inglesi e americani, di uno studio pubblicato sul British Medical Journal, i quali ipotizzano, a questo punto, che la vaccinazione potrebbe essere utile non solo per le ragazzine (per le quali in molti Paesi industrializzati sono state lanciate ampie campagne di immunizzazione), ma anche per i coetanei maschi. Che fare sesso possa essere direttamente responsabile dell'insorgere del cancro orale è un'affermazione decisamente sopra le righe per gran parte della comunità scientifica. «Bisogna essere cauti - sottolinea Luciano Mariani, ginecologo oncologo dell'Istituto Regina Elena di Roma -. L'infezione da Hpv è sì sessualmente trasmissibile e ci sono molte ricerche in atto per verificare il ruolo giocato dal virus nello sviluppo di altre neoplasie oltre a quelle della cervice uterina. Come quelle della bocca, appunto. E quelle rarissime dell'ano, che pure stanno diventando molto più frequenti».
BOCCA, ATTENTI A ALCOL E FUMO - L'Hpv è ormai tra le cause riconosciute dei tumori del cavo orale (legati ai ceppi 16 e 18 del virus), oltre a quelle dei tumori del collo dell'utero e di altre aree genitali, sia femminili che maschili. Secondo diversi studi l'aumento dei casi di cancro delle tonsille e della base della lingua negli ultimi anni è da attribuire alla grande diffusione del virus: l'infezione, che avviene con i rapporti sessuali, è in effetti comunissima e nella gran parte dei casi si risolve senza sintomi o disturbi. Ma, fra i responsabili delle neoplasie del cavo orale, non vanno dimenticati alcol e fumo, che aumentano (anche di 20 volte) le probabilità di ammalarsi.
LO STUDIO - I tumori di testa e collo contano circa 640mila nuovi casi ogni anno nel mondo (più di seimila in Italia) e colpiscono soprattutto gli uomini fra i 50 e i 70 anni. Nonostante in tempi recenti sia registrato un generale declino di queste neoplasie, l'incidenza del carcinoma a cellule squamose dell'orofaringe è notevolmente aumentata, soprattutto nei Paesi più sviluppati. Fra il 1999 e il 2006, ad esempio, negli Stati Uniti l'incidenza è cresciuta del 22 per cento e fra gli uomini britannici (nel periodo1989-2006) è persino raddoppiata, passando da 7 a 11 casi ogni 100mila abitanti. Inoltre, tra il 60 e l'80 per cento delle biopsie eseguite negli Stati Uniti hanno rivelato la presenza del virus Hpv nei malati, ma è stato registrato un incremento del 70 per cento nella presenza del virus anche in Svezia. È in base a questi dati, che gli autori dello studio hanno ipotizzato un legame fra il notevole rialzo dei casi e la diffusione del papillomavirus.
CANCRO PIU' CURABILE SE C'E' IL VIRUS - In Italia, il tasso di mortalità per le neoplasie di testa e collo a cinque anni è di oltre il 70 per cento e chi riesce a sopravvivere spesso deve sottoporsi a interventi estremamente invasivi. La diagnosi precoce, ancora una volta, è fondamentale sia per accrescere le chance di guarigione, sia per la possibilità di sottoporsi a trattamenti più soft. Diverse ricerche, inoltre, hanno dimostrato che alcune forme di tumore del cavo orale sono più curabili quando sono legati alla presenza del papilloma virus umano (Hpv), mentre sembrano rispondere meno alle terapie le neoplasie che dipendono da altre cause, come il fumo e l'alcol.
VACCINARE I MASCHI? - «Il Papillomavirus è responsabile, fra l'altro, di neoplasie rare e infezioni all'apparato genito-urinario maschile» ricorda Sandra Mazzoli, responsabile del Centro di malattie sessualmente trasmissibili dell'Ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, che sostiene la necessità di estendere il vaccino anti-Papillomavirus anche ai giovani maschi, prima che incomincino l'attività sessuale. Da un lato, per limitare la diffusione di infezioni da Hpv negli uomini, per ridurre le possibilità di contagio durante i rapporti sessuali e, quindi, ridurre il rischio di tumori della cervice uterina nelle donne non vaccinate. Dall'altro, per prevenire possibili implicazioni del Papillomavirus nell'apparato genito-urinario maschile, che potrebbe indurre lo sviluppo di tumori rari come quelli del pene e dell'ano. «Negli Stati Uniti - dice Mariani - l'Fda ha già approvato l'indicazione del vaccino per i ragazzi fra 9 e 26 anni. L'Emea sta valutando per l'Europa. Sia chiaro, però, che per i maschi la protezione è valida contro i condilomi, infezioni molto diffuse ma benigne». E che non sarà certo rimborsabile dal Ssn come per le bambine, perchè stiamo parlando di patologie completamente differenti.