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Cala il consumo di alcol tra gli adolescenti italiani: il 40% è astemio

Cala il consumo di alcol tra gli adolescenti italiani: il 40% è astemio

CALA IL CONSUMO DI ALCOL TRA GLI ADOLESCENTI ITALIANI: IL 40 % E' ASTEMIO
Per la maggioranza degli studenti di terza media però il bere è un’esperienza abituale. Si inizia spesso prima dei 10 anni e l’abuso rimane legato all’appartenenza al gruppo


Il 16% degli adolescenti italiani (fascia di età 12-14 anni) dichiara di non aver mai assaggiato una sostanza alcolica e un ulteriore 23,8%, pur avendo avuto una o più esperienze di contatto con bevande alcoliche afferma, al momento dell’intervista, di non bere.


40% di astemi tra i 12-13enni

I dati provengono da una indagine realizzata dall’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool in collaborazione con la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza e con l’Associazione Laboratorio Adolescenza, (su un campione nazionale rappresentativo di 2100 studenti di terza media) e presentata il 18 novembre alla Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCC Policlinico S. Matteo, in occasione del Seminario di studio “Fattori di rischio e protezione nel consumo di alcol”. Un 40% di astemi, in sostanza, che appare un dato confortante anche perché in sensibile aumento rispetto a quanto emerso in una analoga indagine realizzata nel 2012. E, parallelamente, diminuiscono dell’8%, rispetto al 2012, sia i “bevitori occasionali” (adolescenti che dichiarano di bere sostanze alcoliche “qualche volta”) che quelli “abituali” (adolescenti che dichiarano di bere sostanze alcoliche “spesso”).


La «prima volta» anche sotto i 6 anni

Tuttavia nel complesso, per la grande maggioranza (oltre l’80%) dei giovani che frequentano la terza media, l’alcol rimane una sostanza che fa parte dell’esperienza personale. Per più di un terzo degli intervistati il fenomeno è relativamente vicino nel tempo (il 37,8% ha bevuto alcolici per la prima volta dopo i 10 anni), ma per altri si registra una maggiore precocità: il 26,4% ha avuto il suo debutto alcolico tra i 6 e i 10 anni e l’8,0% sotto i sei anni di età. «Il che non vuol dire - tiene a precisare Carlo Buzzi del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento e curatore dell’indagine - che ciò li porti a contrarre una abitudine con il consumo di alcol. Molto spesso l’episodio resta del tutto occasionale ( la “prima volta” ha di frequente, come scenario, una ricorrenza o una festa) ed avviene il larga percentuale (73%) sotto il controllo di familiari adulti, il che lo depotenzia fortemente di significati trasgressivi».


L’abuso e la compagnia

Per quanto attiene ai comportamenti a rischio o abuso, l’esperienza dell’ubriachezza almeno una volta tocca il 18,5% degli intervistati, in flessione, seppure lieve, sul dato 2012 (19,9%). Più marcato il miglioramento riferendosi solo a chi ha dichiarato di avere avuto già più episodi di ubriachezza: si scende dal 6,8% del 2012 al 4,8%. Ma proprio su questo terreno si evidenzia in modo netto l’effetto trainante del gruppo dei pari. Tra coloro che dichiarano di essersi ubriacati più di una volta, l’8,7% frequenta un gruppo di amici nel quale nessuno si ubriaca, il 40,4% frequenta un gruppo di amici in cui qualcuno ha già avuto una o più esperienze di ubriacatura e il 50% frequenta un gruppo in cui la maggior parte dei componenti ha avuto questa esperienza. Il bere, quindi, non come abitudine radicata, ma come sorta di tributo sociale per confermare l’appartenenza al gruppo. Il fenomeno appare ulteriormente confermato dal fatto che mentre nella consuetudine i maschi risultano più portati al bere rispetto alle femmine, nei comportamenti eccessivi le differenze di genere tendono ad annullarsi.


Il ruolo del gruppo di amici

«La ricerca – afferma il Prof. Enrico Tempesta, Presidente del l’Osservatorio Permanente sui Giovani e l‘Alcool – conferma che i fattori socio-economici e la facilità di procurarsi le bevande alcoliche non appaiono elementi determinanti nel modellare i comportamenti di consumo e di abuso, mentre ciò che influisce maggiormente sul comportamento dei giovani rispetto all’alcol continuano ad essere i contesti di tipo collettivo, nei quali il gruppo dei pari può agire come leva induttiva del bere, compreso quello eccessivo. Per contro il contesto familiare mantiene una funzione positiva e regolativa, riducendo il rischio di eccesso»: rapportando i “bevitori” con i “non bevitori” tra i primi è molto più alta la percentuale di coloro che hanno avuto un esordio con l’alcol con amici coetanei o più grandi e non alla presenza di un familiare adulto.


(...omissis...)


di Maurizio Tucci


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/pediatria/15_novembre_18/cala-consumo-alcol-gli-adolescenti-italiani-40percento-astemio-6850d6a8-8dd0-11e5-ae73-6fe562d02cba.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)