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Calabria: la cultura arma contro l'alcolismo

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La cultura arma contro l'alcolismo
Cristina Cortese
I giovani al centro di un percorso educativo e formativo che, sempre più, deve partire dai banchi di scuola. Al centro di un processo di

consapevolezza che li candida ad essere attori del domani. Questo auspicio diventa traccia nell'interessante convegno promosso dall'Ammi "I giovani e l'alcol: una vita bevuta".
L'iniziativa ha vissuto due momenti strettamente intrecciati: l'analisi del consumo e l'abuso di alcol fra gli adolescenti e il concorso

letterario nazionale riservato agli studenti delle scuole superiori quale esaltazione della sensibilità e della creatività giovanile. Due

facce della stessa medaglia che prendono corpo nell'aula "Giuditta Levato" di Palazzo Campanella e il cui messaggio importante vive in quella medaglia e in quell'attestato che portano a casa con grande soddisfazione i premiati dalla sede reggina dell'associazione: Melania Branca, Francesca LIbri, Francesca Quattrone e Maria Elena Surace.
«Un fenomeno che è la fotografia della società di oggi segnata da una significativa crisi di valori e di identità. Ragazzi apparentemente

normali, spesso provenienti da famiglie borghesi, che trovano nell'alcol una facile via per sfuggire a quella che considerano una vita troppo

normale e banale»: così, apre i lavori il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Alessandro Nicolò, dando atto «alla

attivissima presidente della sezione reggina, Maria Barbaro Cutroneo di aver acceso i riflettori su una delle piaghe più pesanti della nostra

società.
«Individuare la cultura quale elemento per arginare il fenomeno dell'alcolismo è una intuizione di grande livello, perchè solo offrendo ai

giovani un'alternativa ai paradisi effimeri si riesce a fare comprendere i grandi rischi cui vanno incontro»: ecco, il seguito dell'assessore

alla cultura della Provincia, Eduardo Lamberti Castronuovo. Regione, Provincia, Comune: tutti riuniti allo stesso tavolo a significare il

ruolo dell'Istituzione nell'informare e sensibilizzare i giovani. Voci del "Palazzo", ma anche, e soprattutto, voci di genitori. «Ho scoperto

il problema dell'alcol attraverso mio figlio quando decise di non andare in gita scolastica avendo vissuto una precedente esperienza un po'

movimentata, con alcuni colleghi che avevano fatto incetta di alcol»: questa la confessione del sindaco Demetrio Arena, per il quale la

conoscenza di queste tematiche deve avvenire già a partire dalle scuole medie primarie.
Tra i diversi tasselli riempiti dalla presidente Cutroneo (la vice Mariella Costantino ha coordinato gli interventi), quale il punto critico

del sistema? La professoressa Franca Panuccio non ha dubbi. «Se non si interviene sulla fragilità della famiglia, difficilmente si potranno

dare risposte ai minori. La fragilità dipende dall'incapacità di proporre modelli educativi sicuri perchè succede che la famiglia "amica"

abdichi alla sua funzione primaria di educazione». E se per la stessa Panuccio, una soluzione potrebbe essere la mediazione familiare,

«istituto che "prende in consegna" l'adulto, lavorando per fargli acquisire la necessaria autorevolezza di genitore», il vicepresidente

dell'Ordine dei medici, Giuseppe Zampogna porta al tavolo dei lavori un'esperienza positiva: la campagna di prevenzione delle stragi della

strada. «L'iniziativa è della Simeu (società di medicina di urgenza ed emergenza) e ha dato via ad alcune giornate di promozione per la

cultura della vita. Al centro, l'importanza di combattere tre componenti dagli effetti nefasti: velocità, la droga e l'alcol», spiega

Zampogna. Ma non è finita. C'è la considerazione dell'assessore comunale Enzo Nociti: «Un tempo si beveva per il piacere di stare in gruppo,

,oggi il bisogno nasce dal di dentro, come identità individualistica» e ci sono le conclusioni da parte dell'onorevole Marilina Intrieri.

Cosa può fare il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della nostra regione? «Fa quello che facciamo sempre di più e giornalmente: segnalare alle Istituzioni competenti i casi di cui prendiamo contezza - spiega la Intrieri -. Si tratta di un'azione di controllo e di vigilanza che ci rende consapevoli sempre più della necessità di servizi socio sanitari integrati». Da qui, un quadro d'insieme poco felice. «Sulla Calabria, terra povera, pesa la fragilità delle famiglie.
Ed ancora, la nostra è l'unica regione a non avere applicato la legge statale del 2006 che stabilisce che i bambini hanno diritto ad una

famiglia e non possono stare in istituto», conclude il Garante.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)