Calo della fertilità femminile: analisi della cause
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a cura di Margherita Russo
Dal 1995, l'anno in cui il tasso di fertilità femminile, in Italia, aveva raggiunto il minimo storico di 1,19 (dati Istat) si
era registrata una crescita minima, ma continua, che aveva portato al tasso di 1,42 nel 2008. Nel 2010, però, questa crescita
si è fermata e anzi si è registrato un lieve calo; il tasso di fertilità femminile registrato lo scorso anno è stato,
infatti, pari a 1,41 (dati Istat).
Uno stop condiviso anche da Spagna, Francia, Germania, Irlanda e Portogallo. Diversamente è accaduto alla Svizzera, dove,
invece, questo valore è lievemente aumentato passando da 1.48 a 1.50 (dati Eurostat).
«Siamo in presenza di un dato statistico che però affronta una duplice questione», afferma Thierry Suter, specialista in
Medicina della Riproduzione presso ProCrea, centro internazionale per la medicina della riproduzione con sede a Lugano. «Non
solamente la gravidanza viene sempre più posticipata, ma insorgono maggiori problemi di fertilità nella coppia». L'età della
donna, infatti, è il primo ostacolo alla maternità. «I cambiamenti all'interno della società hanno portato le donne a cercare
una gravidanza dopo i 30 anni: una soglia importante per la stessa vita fertile della donna - prosegue Suter. Se intorno ai
25 anni una donna conserva ancora tutto il suo patrimonio di ovuli, questo tende ad abbassarsi dopo i 30 per decadere dopo i
35 e avvicinarsi allo zero dopo i 40 anni». In merito alla questione dell'età, i risultati ottenuti con la fecondazione
eterologa assistita parlano chiaro: «Abbiamo risultati positivi, quindi una gravidanza, che superano il 50% nelle pazienti
con meno di 30 anni. Fino ai 36 anni i successi si assestano intorno al 40%, mentre calano al 29% nella fascia di età fino a
39 anni e crollano oltre i 40 anni», continua il Dottor Suter.
Accanto alla questione età, si registrano i problemi legati alla salute generale e a quella dell'apparato riproduttivo della
donna: «Circa un caso su tre di infertilità femminile è provocato da una lesione delle tube, dovuta alla spirale o all'aborto
o a un rapporto sessuale infetto. Anche un'appendicite può essere rischiosa», prosegue il medico. «Ci sono poi i problemi
legati al peso: se è troppo o troppo poco si rischia di avere un'ovulazione saltuaria o del tutto assente. Non certo ultima
l'endometriosi per la quale spesso si arriva ad una diagnosi certa dopo diversi anni, quando presumibilmente la malattia si è
aggravata». Anche lo stile di vita può influire negativamente sui periodi di fertilità: «Le fumatrici hanno tassi di
infertilità più alti, una fecondità ridotta e impiegano più tempo a concepire (in genere oltre un anno). Il fumo, infatti, è
dannoso per le ovaie femminili». Anche il consumo di droghe e l'abuso alcol danneggiano la fertilità femminile.
«Per quanto la medicina della riproduzione abbia fatto passi in avanti, ci sono sempre dei limiti imposti dalla natura con i
quali occorre raffrontarsi», conclude Suter. «A fronte dell'età, fattore vincolante ma non determinante, gli studi genetici
aiutano a determinare con maggiore precisione le metodologie di intervento nella procreazione assistita, arrivando a
stabilire per ogni paziente un trattamento mirato fin dalla stimolazione ormonale».
Le informazioni date dal Dottor Suter parlano molto chiaro. Ma, se è possibile fare attenzione al proprio stile di vita e
anche limitare i danni di alcune patologie dell'apparato femminile, con la diagnosi precoce e i controlli periodici, è forse
meno semplice, per molte donne, pensare di concepire un figlio prima dei 30 anni