Campania: vietare non rappresenta un deterrente
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Per Gemma Tuccillo, giudice presso il Tribunale dei minori di Napoli, vietare l'uso oltre che la vendita dell'alcol ai minori di 16 anni non rappresenta un deterrente. Non limiterebbe il fenomeno? «Sono certa di no. Multare un adolescente trovato a bere birra serve a poco. Indipendentemente dal fatto che se vuole, il sistema per ubriacarsi lo trova sempre sia nel locale che prima di entrarvi o quando esce». Allora cosa si può fare? «Qualunque azione può essere positiva se viene sentita dal minore non come divieto ma come un discorso razionale. A prescindere quindi dall'imposizione bisogna avviare momenti di confronto con i ragazzi». Quindi serve a poco un'ordinanza come quella della Moratti? «Non mi permetto di dire che non serve. Ma che è una goccia nell'oceano. È scontato che un 15enne con un bicchiere in mano è una realtà grottesca. Ma per migliorare la sua vita ed evitare guasti futuri non serve guardare al suo problema con scherno o rigidità». Si dice che a Napoli il problema è meno sentito che al Nord, perché la realtà sociale è diversa... «Non credo che i ragazzi di Milano siano diversi dai napoletani. È un luogo comune. Gli adolescenti sono uguali ovunque. Credo che per arginare l'uso di alcol tra i ragazzi bisogna metterli in condizione di riflettere e ragionare sulla distruttività dell'alcol attivando dibattiti e campagne informative sia a scuola che nei luoghi di aggregazione dei ragazzi. Mi augurerei anche in famiglia ma la mia esperienza mi porta a dire che spesso è proprio il luogo dove si parla di meno. Punire il ragazzo può avere solo un effetto boomerang».