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Canada: studio sugli effetti neurodegenerativi dell'ecstasy

Canada: studio sugli effetti neurodegenerativi dell’ecstasy

Fonte: ACS Chem. Neurosci.
Titolo originale e autori: Reduced 3,4-Methylenedioxymethamphetamine (MDMA, Ecstasy)-Initiated Oxidative DNA Damage and

Neurodegeneration in Prostaglandin H Synthase-1 Knockout Mice. ACS Chem. Neurosci., 2010, 1 (5), pp 366-380.-Jeng W, Wells

PG.
Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Chemical Neuroscience, pubblicazione della Società Chimica Americana (ACS)

evidenzia un nuovo meccanismo che spiega gli effetti neurotossici provocati dall'ecstasy.
Questa sostanza, chimicamente conosciuta come 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA) è una droga molto diffusa tra i giovani a

scopo ricreazionale. I danni associati al suo consumo sono spesso oggetto di discussione scientifica e uno studio presentato

dal gruppo di ricerca guidato da Peter G. Wells della Facoltà di Farmacia presso la University of Toronto in Canada, ne

evidenzia l'entità sulle cellule neuronali.
Lo studio, condotto sia in provetta che sul topo, evidenzia il ruolo di un enzima, la prostaglandina H sintasi (PHS) a

livello del Sistema Nervoso Centrale, nel catalizzare la bioattivazione dell'MDMA. Questo processo trasforma l'MDMA in

radicali liberi che provocano danni di tipo ossidativo al DNA, con conseguente effetto neurodegenerativo. Questo effetto,

come riportato nello studio, veniva bloccato utilizzando un inibitore del PHS. In vivo, inoltre, l'ossidazione del DNA e la

degenerazione dei terminali dopaminergici si è dimostrato essere funzione dei livelli di PHS-1, a seconda della regione

cerebrale considerata e l'azione ossidativa si riduceva nel caso di sperimentazione su topi in cui l'enzima veniva reso

inattivo (PHS-1 knockout mice).
I risultati confermano il potenziale neurodegenerativo dell'ecstasy e delucidano un nuovo meccanismo molecolare coinvolto in

questo processo.
Redattore: Staff Dronet