Carenze vitaminiche: quando le vitamine vanno in rosso
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Carenze vitaminiche: quando le vitamine vanno in rosso
"Avitaminosi", una condizione di carenza vitaminica che può determinare seri disturbi all'organismo. Tra le situazioni più "a rischio", le
diete dimagranti troppo sbilanciate, stati di stress fisiologico (come la gravidanza), problemi d'assorbimento intestinale, introduzione di
sostanze ad azione anti-vitaminica, uso di alcuni farmaci, fumo e abuso d'alcol. Analizziamo sinteticamente i principali fattori che
influenzano l'assorbimento da parte dell'organismo di alcune vitamine o che ne riducono la disponibilità.
Vitamina A: Disordini gastrointestinali ed epatici e sindromi di malassorbimento possono limitare la capacità dell'organismo di utilizzare o
trattenere tale vitamina. L'uso prolungato di colestiramina (prescritta nella terapia dell'ipercolesterolemia), gli antiacidi gastrici o
carenze di zinco e vitamina possono ridurne le riserve.
Vitamina C: Tra i fattori che alterano l'utilizzo di questa vitamina vi sono la gravidanza, l'uso di contraccettivi orali e di alcuni farmaci
come le tetracicline, l'acido acetilsalicilico e i corticosteroidi. L'abuso di alcol, condizioni di stress, fumo ed esposizione ad alcuni
contaminanti atmosferici aumentano il consumo di vitamina C da parte dell'organismo. Da considerare inoltre che calore ed esposizione alla
luce determinano perdite anche consistenti di vitamina C negli alimenti.
Vitamina B1: Alterazioni metaboliche, elevati livelli di stress, l'abuso di alcol, l'acido caffeico contenuto nel caffè inibiscono l'
assorbimento della vitamina B1. Delle carenze marginali possono verificarsi nella gravidanza, nell'allattamento e nell'intenso esercizio
fisico. Fattori antitiaminici sono anche gli antiacidi gastrici e alcuni enzimi presenti nei frutti di mare e nel pesce crudo. Da considerare
anche che la cottura e i processi di raffinazione impoveriscono il contenuto di vitamina B1 presente negli alimenti.
Vitamina B2: Carenze di vitamina B2 possono derivare da alterazioni dell'assorbimento intestinale dei nutrienti. Altri fattori inibenti sono
il fumo, i contraccettivi orali, un eccesso di ferro, zinco, rame o manganese. In alcuni stati fisiologici come l'allattamento, la gravidanza
e periodi di rapida crescita il fabbisogno di vitamina B2 aumenta. L'esposizione degli alimenti al sole o la loro cottura determinano una
riduzione del loro contenuto di riboflavina.
Vitamina B6: Farmaci come la penicillina e l'idralazina, l'uso di contraccettivi orali, fumo e alcol riducono la disponibilità di vitamina B6
per l'organismo. Anche i processi di lavorazione degli alimenti, l'esposizione alla luce e al calore, la raffinazione, la surgelazione e l'
inscatolamento possono determinare impoverimenti vitaminici. Stati di carenza marginale sono riscontrabili in donne in gravidanza e nell'
allattamento.
Vitamina B12: L'assimilazione di questa vitamina decresce con l'età e con carenze di ferro, calcio e vitamina B6. Fattori inibenti sono
elevati livelli di stress, alterazioni dell'assorbimento intestinale (deficit della glicoproteina denominata "fattore intrinseco"), l'uso di
antibiotici e di contraccettivi orali. Carenze di vitamina B12 si possono riscontrare tra i vegetariani "rigorosi" e gli anziani che adottano
una dieta povera di cibi di origine animale.
Vitamina D: Carenze di vitamina D possono derivare da alterazioni dell'assorbimento dei lipidi nell'intestino, scarsa esposizione alla luce o
una diminuzione, frequente nella terza età, della produzione endogena (da parte cioè del nostro organismo). Alcuni farmaci ne ostacolano l'
assorbimento: colestiramina, olio minerale (utilizzato come lassativo), defenilidantoina e fenobarbitolo.
Vitamina E: L'assorbimento della vitamina E diminuisce a causa di sindromi di malassorbimento lipidico. Processi di raffinazione, cottura e
preparazione domestica degli alimenti determinano un impoverimento del loro contenuto vitaminico. Tra le sostanze che possono ridurre la
presenza di vitamina E nell'organismo ci sono i composti inorganici del ferro, cloro, eccesso di grassi polinsaturi, estrogeni.