338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

"Cari genitori...": i consigli di Umberto Veronesi su come parlare di alcol tra genitori e figli

cufrad news alcologia alcol alcolismo "Cari genitori...": i consigli di Umberto Veronesi su come parlare di alcol tra genitori e figli

CARI GENITORI...
Di Umberto Veronesi

 

Ho accolto volentieri l 'invito a presentare questa guida su un tema che mi sta a cuore perché riguarda l 'educazione dei nostri ragazzi.Non sono un allarmista, ma ci sono dati ufficiali che parlano abbastanza chiaro: in Italia sono in aumento gli adolescenti dai 12 ai 15 anni che fanno un uso smodato di alcol.È un grosso azzardo per loro,perché prima dei 15 anni,l 'apparato digerente non ha completato la maturazione del sistema enzimatico con il quale il nostro organismo riesce a "smaltire " l 'alcol che introduciamo;e ciò li espone a un maggior rischio.Questo smaltimento inoltre è differente per i due sessi: quello femminile è in grado di eliminare solo la me tà dell 'alcol ingerito rispetto a quanto avviene per i maschi. Le adolescenti sono quindi ancora più vulnerabili, e ho la sensazione che molte gravidanze indesiderate siano conseguenza diretta di questa maggiore fragilità. Davanti a questa realtà giudico protettiva e condivisibile la proposta di vietare la vendita e la somministrazione di alcolici ai minorenni. Ma per antica convinzione sono antiproibizionista e da sempre sono convinto che ognuno di noi deve avere la libertà di scegliere la vita che meglio crede, anche di metterla a rischio bevendo o fumando. Sono stato, e lo dico con orgoglio, il propositore della legge sul fumo: ma non era una legge proibizionista. Infatti la chiamai legge sul fumo, non contro il fumo. Non proibisce di fumare ma obbliga a farlo senza recar danno ad altri. Il proibizionismo non risolve i problemi e questo discorso, in via di principio, vale anche per l 'alcol.Non si deve proibire ma porre dei limiti:uno può bere,ma se poi guida in stato di ebbrezza e diventa un pericolo per altri, deve essere sanzionato e impedito.

Il problema è che ormai l'alcol più che consumato viene "usato".Si sta perdendo una delle più antiche e belle tradizioni del nostro Paese, quella legata alla cultura italiana del bere, una cultura mediterranea, che pone il consumo delle bevande alcoliche fermentate (sia il vino sia la birra) come componente inseparabile dell'alimentazione.Oggi purtroppo i giovani (ma spesso anche gli adulti e, tra questi, le donne in particolare) stanno trasformando il significato originale del bere, il rito tradizionale dei nostri pasti,in un valore comportamentale in funzione degli effetti che l 'alcol è in grado di esercitare sulle performance personali. Così oggi molti bevono per sentirsi più sicuri, più loquaci, per facilit are le relazioni interpersonali,per apparire più emancipati e più "trendy ", per essere più facilmente accettati dal gruppo o, in alcuni casi, per conquistare un ruolo di leadership.Le occasioni di bere "fuori pasto "si sono moltiplicate,aggraziate con s logan accattivanti come "l'happy hour ".Quando si tratta di adottare la repressione o la dissuasione, io preferisco questa seconda strada,che passa attraverso un 'opera d'informazione e di educazione.

Non credo, ripeto, nel proibizionismo ma credo invece nella moderazione. Così come sono convinto che è bene essere frugali nel mangiare, e che per conservare la salute bisogna alzarsi da tavola ancora con un po' di appetito,così penso che anche nel bere occorra applicare la regola della moderazione, evitando di passare dal semplice "uso"all'abuso.
Più che proibire ai nostri ragazzi di bere, bisogna insegnargli che il bicchiere di vino o di birra bevuti, anche quotidianamente ma non a digiuno, sono una buona abitudine, anche perché le bevande alcoliche fermentate a bassa gradazione alcolica hanno un loro valore nutritivo non trascurabile. Bisogna cominciare per tempo ad insegnare la moderazione in tutte le cose, per esempio educando i bimbi al concetto che mangiare dolci deve essere riservato a qualche oc casione,e non diventare un 'abitudine.Se un ragazzo apprende fin da piccolo (e - beninteso - dobbiamo dargliene l'esempio)ad essere moderato in tutto,più difficilmente cadrà in quegli stili di vita che vedono i giovani accorrere in frotte al rito pomeri diano dell'happy hour,o abbandonarsi all 'insensato binge drinking fino all'ubriacatura.Per limitare gli eccessi non basta mettere dei paletti, ma occorre prendere in considerazione tutto lo scenario che sta a monte dell'abuso.Se i giovani inseguono il cosiddetto "sballo",è perché vivono in una realtà in cui si trovano male. Insicurezza, noia, mancanza di valori, mancanza di progetti: sono questi gli stati d 'animo con cui è intessuto quel diffuso disagio giovanile che è comunque una malattia dell 'anima,e che ha bisogno di trovare un ascolto.

Sono padre di sette figli, e trovo che uno dei compiti più impegnativi dei genitori sia quello di parlare coi figli.Padre e madre devono comunicare ai figli la loro essenza di "persone",e rapportarsi con essi in quanto tali. Tutti i genitori fanno del loro meglio, ma spesso non riempiono di una vera presenza e di una vera attenzione il loro stare coi figli. Un individuo che nella prima infanzia ha sperimentato stabilmente la protezione e l 'assistenza di un adulto ha maggiori possibilità di reagire e di far fronte ai momenti critici e difficili della vita, e più in generale di conservare equilibrio e serenità.
La scuola potrebbe essere importantissima nel trattenere i ragazzi da situazioni che possono deviare nell'abuso (di qualsiasi genere:droga,alcol,fumo),però occorre una scuola che non sia solo un dispensario di nozioni e una fabbrica di diplomi. Una scuola di vita, che soprattutto attragga i giovani anche con attività che possano dare gioia e soddisfazione. Quindi attività sportive, attività musicali, attività teatrali, in modo che la scuola sia un punto di riferimento importante. Bisogna, lo dicono gli psicologi, dare un rapido sviluppo alla personalità individuale dei ragazzi, la possibilità di confrontarsi con gli altri, che quindi ci sia un dialogo con le generazioni precedenti e non una frattura. Fondamentale è la promozione di un progetto esistenziale.

Ecco, se un ragazzo riesce a costruirsi un progetto di vita, ad avere intorno a sé un ambiente che lo aiuta a costruire il proprio futuro, allora le sue paure e le sue incertezze cadranno. Ed ecco perché, cari genitori,il vostro ruolo è essenziale,ed è fondamentale l'ambito della famiglia all'interno del quale si può affrontare anche il rapporto con l'alcol. Creare un vero dialogo così che i nostri figli possano trovare una risposta alle loro domande e si sviluppi la capacità di comprendere tempestivamente le situazioni di disagio. Sono certo che questa guida potrà dare un piccolo ma significativo contributo.


Tratto da "Le parole per dirlo. Parlare di alcol tra genitori e figli"


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)