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Cassazione: multa e rischio chiusura per i bar in cui si vendono alcolici a minorenni

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Baristi senza scrupoli fanno ubriacare minori? Per la Cassazione, multa e rischio chiusura
Commercianti senza scrupoli, pur di fare cassa non esitano a vendere alcol a ragazzi di 14 anni? Ora sono a rischio chiusura
LECCE - Commercianti senza scrupoli, pur di fare cassa non esitano a vendere alcol a ragazzi di 14 anni? Ora sono a rischio chiusura, per sospensione dell'esercizio, i locali pubblici che, nonostante i divieti, vendono bevande alcoliche ai minori. Ad evidenziarlo è Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", a seguito della lettura della sentenza n. 11214 da parte della quinta sezione penale della Suprema Corte.
I giudici di piazza Cavour sottolineano che oltre alla multa, che puo' arrivare fino alla condanna alla reclusione per un anno, il gestore che infrange la legge deve essere sempre condannato alla pena accessoria della chiusura per un determinato periodo di tempo, a seconda della gravita' del fatto. E la condanna accessoria, rileva la Cassazione, scatta anche nei casi meno gravi.
Per questi motivi la Suprema Corte - con la sentenza - ha respinto il ricorso della proprietaria di un bar di Villafranca (Piemonte). La donna, Giovanna L., aveva venduto il 15 giugno del 2009 bevande alcoliche a due ragazzini minori di sedici anni. Cosi' il Giudice di Pace di Pinerolo l'aveva condannata, il quattro marzo del 2011, a 600 euro di ammenda e alla pena accessoria della sospensione dell'esercizio per tre mesi.
Proprio contro questo aspetto della condanna, Giovanna L., ha protestato in Cassazione sostenendo che la sospensione non scatta se la pena è inferiore all'arresto per un anno, come recita l'art. 35 del codice penale. Ma i supremi giudici hanno spiegato che nel caso di vendita di alcol ai minori quella previsione non vale e, anzi, si "impone l'irrogazione della sanzione per il reato contravvenzionale in esame".
La norma richiamata dalla Corte dispone in particolare che "L'esercente un'osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore degli anni sedici, o a persona che appaia affetta da malattia di mente, o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un'altra infermita', e' punito con l'arresto fino a un anno.
Se dal fatto deriva l'ubriachezza, la pena e' aumentata. La condanna importa la sospensione dall'esercizio".
E' notizia di oggi che il titolare di un supermercato di Tuglie in provincia di Lecce è finito nei guai, perché ritenuto responsabile di somministrazione di bevande alcoliche a minori di 16 anni.
Tutto è cominciato nella serata dello scorso 17 marzo, quando una pattuglia dei militari dell'Arma era stata allertata, intorno alle 22,30, da una telefonata che segnalava lo stato di ebbrezza di un 14enne, in preda ad un malore dopo aver abusato di birre, acquistate nell'esercizio dell'uomo. In quell'occasione, i carabinieri avevano eseguito alcune verifiche per risalire al responsabile giungendo, senza esitazioni, al nome del titolare dell'esercizio, ora deferito in stato di libertà.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)