Castagner: «La famiglia unica difesa contro la corsa all�alcol»
FAMIGLIA ALCOL ALCOLISMO ALCODIPENDENZA
«Produco grappe e dico attenti al bere. Tra i giovani pochissima cultura dello stare assieme»
Un dato su tutti: oltre la metà dei giovani intervistati dichiara di bere una volta o più alla settimana. Ed è questo il risultato che colpisce Roberto Castagner, titolare della omonima distilleria veneta che produce circa il 10% del totale nazionale della grappa di qualità. "La sconfortante consapevolezza è che dietro a tale percentuale non si celi un popolo di sapienti intenditori del buon bere - spiega il mastro distillatore - bensì un esercito di adepti del cocktail e di ‘pozioni' alcoliche che ubriacano senza far percepire l'esagerazione della gradazione alcolica".
Il gruppo dà spesso la spinta per superare la soglia del lecito.
"Vero. Purtroppo questo fenomeno è legato al divertimento contemporaneo. Le nuove generazioni provano piacere nello stare insieme quasi esclusivamente quando iniziano a perdere inibizioni. E' come se l'alcol scovasse dentro loro una forza che normalmente non possiedono. In realtà, lo stato d'ebbrezza porta al risveglio di una profonda e radicata fragilità quella che spinge appunto ad esagerare".
E il cocktail è una delle vie di fuga più efficaci e veloci.
"Esatto. In Italia la percentuale di appassionati di miscele alcoliche è in continua crescita. E, dal mio punto di vista, si tratta di un dato davvero sconfortante. E' come se si cercasse fuori casa quel che nel proprio spazio e nella propria quotidianità manca. Io non sono uno psicologo, quindi non intendo sondare le ragioni delle frustrazioni adolescenziali. Posso, però, da genitore, sostenere che la famiglia giochi un ruolo fondamentale nell'arginare il desiderio dei ragazzi di ‘gettarsi' di esperienze alcoliche anche solo una volta alla settimana. La famiglia può interrompere questa tendenza".
Limitando le uscite dei figli?
"Dico solo che le buone regole di un tempo sugli orari da rispettare per il rientro a casa dovrebbero fare il loro ritorno. Dico che c'è poco da legiferare per limitare i danni dell'alcol. I codici comportamentali devono giungere dai genitori innanzitutto. Così all'happy hour non ci si può trovare una ragazzina di dodici anni. E a 14 anni non si sta fuori dopo le dieci di sera".
Invece accade. E frequentemente.
"Certo. E se per caso si impongono dei limiti, allora i genitori appaiono strani, quasi da ghettizzare. Qualcosa è cambiato, insomma, senza alcuna evoluzione nell'educazione dei figli. Anzi, quando osserviamo i giovani e il loro approccio al divertimento, comprendiamo quanta poca spontaneità e piacere trapeli senza la spinta dell'alcol. E' uno scenario sconfortante. Davvero. E qualcuno, soprattutto i genitori, la scuola e i mezzi di informazione dovrebbero riflettere ed agire attraverso nuovi codici i primi, e gli altri attraverso la divulgazione di una nuova cultura del divertimento".
Intanto, per tentare di limitare i danni?
"Io ci sto provando con un nuovo distillato a bassa gradazione alcolica. Si chiama aqua 21, ed è un soft spirit d'uva a soli 21 gradi alcolici, fresco e profumato, da bere freddo, on-the-rocks o mixato, per soddisfare il desiderio di bere alcolico ma in modo più leggero e consapevole. Tra un anno sarà in 10 mila locali italiani".
Basterà questo a dare un segnale di ‘ripristino' di un'adolescenza almeno un po' più consapevole?
"Ripeto che il vero cambiamento arriverà solo nel momento in cui i genitori torneranno a riappropriarsi del loro ruolo di educatori. Il dialogo con i figli deve contemplare dei ‘no', dei limiti. E non sempre dei ‘sì' incondizionati. Non è così che si crescono dei giovani".