Central Institute of Mental Health: alcol in giovane età, uno studio
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Prima si beve da piccoli, più ci si attacca alla bottiglia da grandi
Gli eventi traumatici che stravolgono la vita portano al bar soprattutto chi ha conosciuto fin da piccolo il subdolo potere
rilassante ed estraniante dell'alcol. I due fattori, cioè la precocità del primo assaggio e il carico di prove che il destino
ha riservato a ognuno, si potenziano infatti tra loro, spiega uno studio che sarà pubblicato sul numero di giugno di
Alcoholism: Clinical and Experimental Research.
LO STUDIO- I ricercatori tedeschi hanno raccolto i dati relativi a circa 300 adulti, partecipanti a uno studio
epidemiologico, a cui hanno chiesto l'età a cui per la prima volta avevano toccato l'alcol, come e quanto bevevano all'età di
22 anni, se erano passati attraverso prove particolarmente dure negli ultimi tre anni e quali erano state invece le piccole
difficoltà quotidiane che avevano dovuto affrontare nel mese precedente. Ma anche, ovviamente, quanto e con che frequenza
avevano assunto bevande alcoliche nell'ultimo periodo. In chi aveva cominciato a bere fin da piccolo, l'aver dovuto
fronteggiare eventi particolarmente stressanti come un grave lutto, una separazione, un fallimento, la perdita del lavoro
aumentavano molto più che negli altri il ricorso all'alcol. «L'effetto non si registra tanto nella frequenza delle bevute»
precisa Dorothea Blomeyer, ricercatrice del Central Institute of Mental Health di Mannheim che ha coordinato il lavoro,
«quanto nell'apporto totale della sostanza: in altre parole, significa che chi si trova in questa situazione non acquisisce
l'abitudine quotidiana a bere, ma tende ad abusarne occasionalmente, per esempio in risposta ai piccoli problemi di ogni
giorno». In chi non ha subito traumi più rilevanti , invece, i piccoli guai di ogni giorno da soli non sembrano in grado di
far bere di più nemmeno chi ha cominciato da bambino.
COMINCIARE PRESTO- «A questo proposito ci ha colpito che la metà circa degli intervistati avesse iniziato a bere prima dei 14
anni» spiega la ricercatrice; un dato superiore a quello rilevato in Italia dall'indagine multiscopo ISTAT secondo cui, nel
2009, nella fascia al di sotto dell'età legale (cioè tra gli 11 e i 15 anni), meno di un ragazzo su cinque dichiara di aver
bevuto nell'anno precedente almeno una bevanda alcolica. «E' probabile che chi viene a contatto presto con gli effetti dell'
alcol impara a ricorrere al bicchiere per superare le difficoltà dell'adolescenza» spiega Blomeyer, «un periodo della vita in
cui purtroppo questo è un sistema molto diffuso per fronteggiare i problemi, e che invece rischia di amplificarli». Lo studio
tedesco non ha invece fatto distinzione tra i diversi tipi di traumi che possono colpire l'individuo in età adulta, se cioè
la disoccupazione piuttosto che un divorzio favoriscano in maniera diversa il ricorso all'alcol. «Quel che emerge dai nostri
dati» conclude la ricercatrice, «è piuttosto che per chi ha cominciato a bere fin da piccolo occorre maggiore attenzione: se,
alla luce della nostra scoperta, queste persone riceveranno maggiore sostegno nelle difficoltà e si insegneranno loro
strategie per affrontare le situazioni critiche, si potrà ridurre il numero di coloro che si attaccheranno alla bottiglia con
gravi conseguenze personali, familiari e sociali».