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Chi beve male muore di ictus: allarme dei cardiologi

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Chi beve male muore di ictus
470 mila under 16 dediti allo sballo alcolico e col cuore a rischio.
Il 53,3% degli italiani preferisce il vino agli altri alcolici.
Anche il cuore rischia di sballare con la sbornia del sabato sera, soprattutto quello di teenager e giovani dediti al cosiddetto «binge

drinking» l'ubriacatura che prevede il consumo di bevande alcoliche molto diverse e lontano dai pasti, concentrato in un brevissimo arco di

tempo.
Il cuore e il sistema vascolare in generale si sfiancano a causa della dilatazione provocata dall'alcol e se era già nota da tempo la

correlazione fra gli alcolici e gli e attacchi di fibrillazione atriale, adesso i cardiologi si sono mostrati preoccupati per le future

conseguenze sulla salute di tanti giovani.
«DOPO LA DISCOTECA IL RICOVERO IN OSPEDALE». «Vediamo arrivare», ha spiegato Antonio Raviele, direttore del dipartimento cardiovascolare dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, «giovani che dalla discoteca vengono portati direttamente in ospedale a causa di una crisi di fibrillazione atriale dopo una sbornia».
La fibrillazione è la più diffusa aritmia cardiaca caratterizzata da un battito irregolare e a questa è stata dedicata un'ampia sessione del

congresso europeo dei cardiologi organizzato a Parigi fra il 27 e il 31 agosto.
IN ITALIA BEVONO 470 MILA GIOVANI. I dati dell'ultimo rapporto del ministero della Salute sul consumo di alcol segnalano inoltre 470 mila ragazzi con meno di 16 anni (18,5% dei ragazzi e 15,5% delle ragazze) dediti al consumo di alcol e proprio la moda del binge drinking è diventata pratica consueta presso il 21,6% degli individui di età compresa fra i 18 e i 24 anni; e presso il 17,4% di quelli fra i 25 e i 44 anni, pur essendo diffusa anche fra le donne tra i 18 e i 24 anni (7,9%).
Gli alcolici fanno male al cuore
Due o tre bicchieri di vino al giorno, meglio se rosso e durante i pasti, fanno bene al cuore.
L'alcol, ha precisato Raffaele De Caterina, ordinario di malattie dell'apparato cardiovascolare dell'università degli Studi D'Annunzio di

Chieti, «un fattore scatenante della fibrillazione nelle persone predisposte» di cui solo in Europa soffrono 8 milioni di persone e la cui

conseguenza più seria è l'aumento del rischio di ictus.
PRESENTATI A PARIGI I RISULTATI DELLO STUDIO «ARISTOTELE». Gli ictus in questi casi sono giudicati più gravi e invalidanti rispetto a quelli non legati alla fibrillazione: il 24% delle morti subentra entro il mese successivo alla crisi, il 50% a un anno dall'ictus. Al congresso sono stati presentati i risultati dello studio di fase 3 «Aristotele» che ha valutato l'utilizzo di un molecola anticoagulante, l'Apixaban, in confronto con il Warfarin nella prevenzione dell'ictus e dell'embolia sistemica in oltre 18mila pazienti affetti da fibrillazione atriale e con almeno un fattore di rischio per ictus.
3.500 MORTI IN MENO CON APIXABAN. Apixaban riduce del 21% il rischio di ictus e di embolia sistemica, del 31% il rischio di sanguinamento maggiore e dell'11% la mortalità. Si è stimato perciò che circa 3.500 morti potrebbero essere evitate in Europa ogni anno con l'uso di questo prodotto.
Al momento in nessun Paese Apixaban è approvato per la prevenzione dell'ictus o dell'embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione.

Bristol-Myers, Squibb, Pfizer hanno recentemente annunciato la prima approvazione del farmaco nei 27 paesi dell'Unione Europea per la

prevenzione del tromboembolismo venoso.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)