«Chi conosce il vino non ne beve troppo»
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Inizia il corso per assaggiatori dell'Onav di Lecco : «E' storia, cultura e non ricerca dello sballo»
Come sconfiggere l'alcolismo? O, meglio, come imparare a bere senza farsi del male? Diventando assaggiatori di vino. Sembra paradossale, ma è così. Diventare un sommelier (dell'Ais o di una delle altre sigle che fanno corsi), o un assaggiatore (Onav) è il modo più intelligente per non abbandonare un piacere e riuscire a tenerlo sotto controllo.
L'Onav (organizzazione nazionale assaggiatori vino), sezione di Lecco, sta organizzando un corso per assaggiatori che si svolgerà in via Ghislanzoni 89 (le serate tematiche si terranno al ristorante Promessi Sposi di Malgrate) che partirà mercoledì 4 marzo e si concluderà, 17 lezioni dopo, il 27 maggio.
Il 3 giugno sono previsti gli esami finali.
Ma cosa si acquisisce frequentando questo corso e altri del genere?
Lorenzo Colombo (039/2012653; [email protected] ), responsabile della sezione Onav di Lecco, spiega: «Normalmente i corsi Ais (associazione italiana sommelier) sono più lunghi e parlano non solo di vino ma anche di abbinamenti, di altre bevande e di alimenti, mentre nei corsi Onav si parla solo di vino. Lo scopo dell'Ais è di formare gente che possa lavorare nella ristorazione, il nostro, invece, è quello di formare persone con un percorso che porterà alla patente di assaggiatore. Questa patente consentirà di partecipare a concorsi enologici o di iscriversi alla Camera di Commercio per la degustazione dei vini Doc o Docg. La legge sulle etichette Doc e Docg, che sta per essere modificata, implica la necessità di un'analisi chimico-fisica del vino, ma anche della sua valutazione organolettica, lasciata alle Camere di Commercio che si avvalgono di degustatori o assaggiatori che analizzano il vino secondo i criteri del disciplinare di produzione. Spetta ai sommelier o agli assaggiatori promuovere, bocciare o rimandare una Doc».
Detto questo, perché frequentare un corso sul vino aiuterebbe, per esempio, a mettersi alla guida sobri?
«Uno dei nostri scopi è bere meno, ma bere meglio. Spesso, dal nostro punto di vista, il vino viene demonizzato. Ma il vino, invece, è storia, cultura, e non è certo ricerca dello "sballo". Sono convintissimo che l'inasprimento della legge sulle quantità minime ammesse nel sangue non serva, perché la maggior parte di chi commette incidenti ha un tasso alcolico elevato. Non è chi beve con coscienza da perseguire, non è chi viaggia al limite degli 0,5 microgrammi per litro di alcol...».
Non siamo ancora convinti. Imparare a bere, perché dovrebbe aiutare a non eccedere?
«Degustare il vino vuol dire amplificare al massimo le sue esperienze e le sue piacevolezze. I vini si assaggiano ma poi si sputano. Come succede nelle nostre serate. Non troverà mai gente fuori dai parametri, dopo una nostra serata. Ed è difficile che lo sia anche dopo che ha fatto da assaggiatore a un concorso enologico. Sapere assaggiare non vuol dire bere. Si fa anche questo, ma a noi basta una modica quantità di vino per godere di tutte le sue caratteristiche». L'argomento responsabilità è molto sentito: «In tutti i nostri corsi c'è una serata su vino e salute con un medico che parla di vino dal punto di vista del bene e del male che il vino stesso può fare. Uno che beve il vino oggi lo fa solo per edonismo, per cui se un vino è cattivo non capisco perché berne tanto. E alle nostre serate non si viene per bere, ma per partecipare a una serata culturale relativa al mondo del vino».