Chi dice alcol dice danno
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di Simona Zazzetta
Sotto il controllo della legislazione in materia di sostanze stupefacenti, finiscono le cosiddette droghe illegali, come
cocaina, eroina, metamfetamine e cannabis, di cui è vietata detenzione, vendita e produzione. Ne restano, invece, escluse
sostanze come alcol e tabacco, a cui si applicano restrizioni di tipo commerciale. Ma da uno studio pubblicato da Lancet,
condotto in Gran Bretagna emerge che proprio l'alcol è la sostanza più dannosa di tutte, per il singolo e per la società.
Più criteri per definire il danno
A questa conclusione, i ricercatori, guidati da David Nutt, ex consulente governativo proprio per la lotta alla droga, sono
arrivati usando un approccio di analisi di tipo multicriteriale (Multi-criteria decision analysis - Mcda) adottato
solitamente per affrontare temi caratterizzati da obiettivi conflittuali, per esempio sullo smaltimento delle scorie
radioattive. In questo caso, un comitato scientifico indipendente di esperti ha identificato 16 criteri di valutazione del
danno provocato da 20 tipi di sostanze che hanno un'azione sul sistema nervoso (psicotrope), tra cui alcol, eroina, crack,
cannabis, funghi allucinogeni, Lsd, benzodiazepine e altre. I danni provocati sono stati distinti: quelli provocati a chi
assume la sostanza, come mortalità e danni specifici per il tipo (per esempio: dosi letali, incidenti stradali, suicidio,
cirrosi, cardiomiopatie ictus), dipendenza, danni neurologici, perdite materiali (del lavoro, del reddito, della casa e
detenzione per crimini) e delle relazioni sociali. Con una seconda categoria si identificano i danni provocati agli altri:
violenza, danni al feto, incidenti stradali, trasmissione di malattie virali, crimini, danni ambientali (aghi abbandonati,
presenza di sostanze tossiche nei rifiuti), e familiari (separazioni, erosione del patrimonio, infanzia e futuro negati ai
figli), costi economici, ampliamenti di mercati illeciti a livello internazionale, oneri sulla comunità. Considerando quindi
le due categorie di criteri e distinguendo in danni fisici, psicologici e sociali, per ogni sostanza è stato assegnato un
punteggio da zero (nessun danno) a 100 (danno più alto). Il maggior danno al consumatore è risultato derivare da eroina
(punteggio 34) crack di cocaina (37) e metamfetamine (32) e il maggior danno agli altri è risultato associato a alcol (46),
crack (17) ed eroina. Combinando i due tipi di punteggio, la sostanza più dannosa era l'alcol (72) seguito, a una certa
distanza da eroina (55) e crack (54).
Qualcosa è cambiato
Uno studio simile era stato realizzato degli stessi ricercatori qualche anno fa, ma con risultati diversi che non ponevano
l'alcol al primo posto, per tossicità e potenziale d'abuso: «Di certo non è cambiata la base farmacologica e tossicologica
che definisce la pericolosità dell'alcol e delle altre sostanze» spiega Felice Nava, membro del Consiglio direttivo nazionale
di FeDerSerD, Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze, «ma è noto che le
sostanze psicotrope hanno un potenziale d'abuso che si esplica in ragione delle modalità d'uso e del contesto e ciò che oggi
porta l'alcol in testa alla classifica di pericolosità sono fattori, mutati nel tempo, come la pressione sociale, la maggiore
disponibilità e le modalità d'uso. È, infatti, in aumento il consumo di alcol da parte dei giovani, con modalità compulsive
(binge drinking) concentrate nel week end finalizzate allo sballo, spesso associato ad altre sostanze». Eppure sono in molti
nel panorama scientifico italiano a considerare inadeguate l'informazione e l'educazione sull'uso di alcol rivolto ai
giovani: «L'alcol come sostanza legalmente commercializzata» aggiunge Nava «rientra in logiche di lobby che rendono
impossibile la regolamentazione del mercato e non si riuscirà mai a ottenere l'apposizione di etichette che dicono "nuoce
gravemente alla salute" come per le sigarette, come non è stato possibile vietare spot pubblicitari di alcolici fino alle
18». Non potendo pensare a una messa al bando dell'alcol, peraltro componente importante della dieta mediterranea e della
cultura del benessere, è di fondamentale importanza che passi proprio a livello culturale la pericolosità del suo cattivo
uso, soprattutto tra i giovani, target commerciale attraente proprio perchè molto vulnerabile.