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Chi e perché può diventare un alcolista?

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Chi e perché può diventare un alcolista?


L'alcologia è sicuramente una disciplina complessa, in cui si intersecano medicina, biologia, psicologia, sociologia, antropologia, legge, religione, scienze economiche e commerciali.
Questo fatto ha sicuramente provocato il nascere e lo svilupparsi di confusioni, incertezze, conflitti e questo già a cominciare dalla stessa definizione di "alcolista".
Ognuna delle discipline interessate utilizza, in effetti, riferimenti del tutto diversi per definire l'alcolismo. La scienza medica si concentra sugli aspetti patologici legati al bere; la psichiatria e la psicologia legano l'alcolismo ai concetti di disagio, disadattamento, stile di vita; l'epidemiologia valuta la quantità e la frequenza dei consumi anche se, nonostante le numerose ricerche fatte, non si ha nessuna certezza riguardo quale sia la cosiddetta "soglia di rischio". Ognuna di queste discipline si è impegnata per trovare un criterio certo che consentisse di individuare l'"alcolista"; di fatto non esiste una linea di demarcazione definita tra chi è bevitore e chi è alcolista. E se tale linea esiste, è solo per convenzione?


Il desiderio degli studiosi di separare il ruolo ereditario da quello ambientale e quello costituzionale da quello acquisito ha portato, per un certo periodo, al fiorire di studi su gemelli monozigoti e dizigoti (Kaij, 1960) nonché su soggetti allevati in famiglie di alcolisti confrontati con gruppi di fanciulli orfani di genitori alcolisti e cresciuti in istituti (Goodwin et al., 1973). Sono stati fatti anche studi su cervelli di soggetti deceduti per etilismo nel tentativo di identificare una base genetica dell'alcolismo. Secondo alcuni studiosi sarebbe stata scoperta una correlazione tra specifici cromosomi e la predisposizione genetica all'alcolismo. (Crabbe, McSwigan e Belknap, 1985).
Le ricerche svolte in tal senso non hanno tuttavia mai dato risultati certi e definitivi e nel corso degli anni l'interesse di ricercatori e clinici si è sempre più spostato a sottolineare la "familiarità" nella dipendenza alcolica, sia essa dovuta a fattori genetici o ambientali.
Alcuni ricercatori hanno ritenuto che i fattori di personalità giochino un ruolo significativo nel determinare la condotta alcolica. Premettendo che per personalità si intende l'"insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che, nella loro integrazione, costituiscono il nucleo irriducibile di un individuo che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in cui si esprime e si trova a operare" (Galimberti, 1992), l'attenzione dei ricercatori si è focalizzata principalmente sui seguenti tre aspetti:

1. Debolezza dell'Io, che include debole identità sessuale, scarsa tolleranza alle frustrazioni, impulsività, concetto negativo di sè, difficoltà nello stabilire relazioni umane soddisfacenti.
2. Depressione: è un sintomo che, in diversa misura, accompagna circa il 90% degli alcolisti. La maggioranza dei sintomi depressivi che si riscontrano nel paziente al momento della richiesta di aiuto, ha natura provvisoria, dovuta sia allo stato di intossicazione, sia alla situazione esistenziale.
L'alcolismo aumenta la condizione depressiva di partenza per tre motivi:
a) perché il paziente si rende conto che lo stato di quiete e/o di benessere non è reale ma virtuale;
b) perché la realtà esterna ed interna si ripresenta così come era, anzi aggravata dagli effetti della sostanza;
c) perché si rende conto che per star bene o evitare di stare troppo molto male è dipendente dall'alcol.
3.Sociopatia: si tratta della presenza di comportamenti antisociali.


Un altro criterio di valutare e descrivere il problema dell'alcolismo e degli "alcolismi" è quello che prende in considerazione fattori ambientali, professionali, culturali ed economici.
Esiste una correlazione tra l'ambiente in cui si vive e il bere, per esempio nelle zone a produzione vinicola il consumo di alcol è essenzialmente sotto forma di vino, nelle zone urbanizzate si bevono birra e distillati. Comunque deve essere considerato anche come il comportamento delle persone nei confronti della bevuta eccessiva sia diverso tra la campagna e la città.
Lo studio fatto sulle caratteristiche delle persone, nel tentativo di definire una personalità prealcolica, basati sulla valutazione di quei fattori psicologici che eventualmente porterebbero a una condizione di alcolismo, non hanno ottenuto risultati chiari. Poichè l'alcol modifica la personalità e le caratteristiche biofunzionali del soggetto, è difficile stabilire un nesso tra ciò che è l'alcolista e la persona che era prima. Altrettanto difficile è definire la personalità alcolica, perché molto diverse tra loro sono le persone che bevono eccessivamente, differenti sono i modi, la qualità e la quantità delle bevande scelte e vari sono i fattori psicologici, fisici, di emarginazione, di angoscia, di reazione al sociale che contraddistinguono ogni alcolista. Forse l'unica costante è la tendenza a nascondere, anche a se stesso, la dipendenza giustificandola per vergogna e convincendosi di poter smettere in qualsiasi momento: insomma l'alcolista tende a ignorare e a negare la sua condizione, ma a sentirsi anche profondamente in colpa per questo. Non essendo possibile definire in modo soddisfacente la personalità alcolica, ma, considerando i differenti aspetti comportamentali, le diverse dinamiche psicologiche delle persone e i cambiamenti personali in funzione dell'ambiente e del contesto in cui il soggetto si trova, Furlan e Picci (1990) hanno tracciato alcune tipologie di bevitore, distinguibili tra di loro per la condotta etilica:

1. Bevitore compulsivo: beve ogni giorno fino ad ubriacarsi; dopo aver iniziato a bere, non riesce più a controllarsi. Smette soltanto perché lo stato di incoscienza, la fine del denaro o interventi esterni lo costringono ad arrestarsi. Riesce a trascorrere brevi periodi di astinenza o intervalli fra le bevute, ma il primo sorso di alcol fa immediatamente scattare il comportamento del tutto o nulla e continua a bere fino a ubriacarsi.
2. Bevitore gregario: corrisponde all'alcolista da bar o da trattoria di paese, che di rado perde totalmente il controllo. L'alcol ha la funzione di elemento unificante tra i singoli bevitori che, pur avendo personalità diverse, riescono generalmente ad armonizzare tra di loro, a darsi pacche sulle spalle, ad abbracciarsi. Il gruppo diviene privilegiato o sostitutivo di altri rapporti interpersonali di tipo più individuale. In genere il gregario non soffre di particolari frustrazioni o conflitti, perciò l'appartenente a questa tipologia dovrebbe essere colui che ha la prognosi più favorevole nei confronti del bere.
3. Bevitore autistico: corrisponde al clochard, al barbone per vocazione. Sono in genere persone emarginate dalla società o per rifiuto o per costrizione. Vivono grazie all'assistenza o a un'attività minima che consente loro di sopravvivere. L'alcol potrebbe essere il mezzo di consolazione per la situazione vissuta, oppure potrebbe essere stato la causa di questo tipo di vita.
4. Bevitore solipsistico: corrisponde al professionista che si chiude nello studio e passa buona parte del tempo a bere. Questo tipo di bevitore sfoga nell'alcol le tensioni della vita quotidiana, il timore di non essere e di non fare abbastanza rispetto ad un'immagine ipertrofica di sè. Tale immagine in realtà è conflittuale, non tanto per la conscia paura del soggetto di non poterla soddisfare, ma perché è sovrimposta dalla società e forse, a suo tempo, dalla famiglia. Può essere definito un alcolismo da successo, e si può manifestare in tutte le classi sociali quando il punto d'arrivo non è in sintonia con i reali investimenti personali.
5. Bevitore regressivo: presenta caratteristiche sfuggenti. E' colui che beve periodicamente, intervallando mesi di eccessi a mesi di bevute normali. È un soggetto che cerca di controllarsi, ma in situazioni a rischio, come in compagnia, difficilmente riesce a mantenere i buoni propositi, si lascia coinvolgere facilmente in situazioni di tipo disinibitorio e di eccesso. Così come la tipologia sfugge, anche la personalità sottostante è difficilmente inquadrabile.
6. Bevitore reattivo: corrisponde allo stereotipo del "colpito dalla vita" o "colui che è costretto dall'alcol", da gravose situazioni esistenziali. Incontra l'alcol in conseguenza di una situazione dolorosa, come un lutto, e il tutto assume il carattere di una crisi. Non essendo in grado di reagire diversamente, beve e questo accentua la disperazione che ha scatenato la situazione, in quanto "la battaglia contro l'alcol si rivela più fallimentare e destinata a più cocenti sconfitte" (Garonna, 1973). L'alcol diviene il mezzo per sopportare, per lenire le paure e il dolore, diventando così un sostituto affettivo gratificante e soddisfacente.
7. Bevitore pulsionale: si tratta di un soggetto spesso portatore di tratti nevrotici, che però non configurano un quadro psichiatrico conclamato, perché il più delle volte sono di natura reattiva alle costrizioni o alle sollecitazioni ricevute dall'ambiente. E' consapevole della sua dipendenza, ma cerca l'alcol volontariamente, perché questo assume il significato di sedativo e diventa una fonte di piacere. Questi soggetti mancano della capacità di dilazionare il desiderio, rispondendo al bisogno con la soddisfazione immediata, perché "bere è comunque piacevole".


Kessel e Walton (1965) hanno descritto dei profili psicologici di personalità tipici della persona alcolista:

1. Personalità immature: non riescono a staccarsi dai genitori; mostrano un'attitudine infantile ad essere approvati; è stato anche evidenziato un rapporto troppo stretto con la figura materna.
2. Personalità autoindulgenti: figli di genitori iperprotettivi che fanno tutto per loro e corrono in loro soccorso prima che possano sviluppare le proprie capacità di affrontare un problema. Hanno difficoltà nei rapporti interpersonali e utilizzano l'alcol per ridurre il loro disagio; l'essere troppo indulgenti verso se stessi rende più difficile il controllo.
3. Personalità con problemi sessuali: anche tra gli alcolisti troviamo personalità con notevoli problemi a livello sessuale.
4. Personalità autopunitive: risentono degli effetti di un'educazione esagerata nel reprimere i sentimenti ostili. Hanno difficoltà a reagire e talora esplodono dopo aver represso troppo a lungo la collera.
5. Personalità stressate: messi a dura prova hanno difficoltà a controllarsi: l'ansia sale e diviene paralizzante, li blocca mentre cercano di risolvere un problema. L'alcol gli consente di abbassare l'ansia e fronteggiare così le varie situazioni.
Quello che viene riportato nel suddetto articolo non è esaustivo di tutto quello che c'è da sapere sull'alcolismo, infatti c'è ancora tanto da dire. Prossimamente, quindi, verranno approfonditi gli altri aspetti.

 

BIBLIOGRAFIA

- Crabbe J.C., McSwigan J.D., Belknap J.K., (1985) The role of genetics in substance abuse, in Galizio M. e Maisto S.A., Determinants of substance abuse, New York, Plenum Press.
- Furlan P.M., Picci R.L., (1990) Alcol Alcolici Alcolismo, Torino, Bollati Boringhieri.
- Galimberti U., (1992) Dizionario di psicologia, UTET.
- Garonna F., (1973) Depressione e alcolismo, Atti del convegno di Firenze.
- Goodwin D.W., Schulsinger F., Hermansen L., Guze S.B. e Winokur G., (1973) Alcohol problems in adoptees raised apart from alcoholic biological parents, in "Archives of General Psychiatry".
- Kaij L., (1960) Studies on the etiology and sequences of abuse of alcohol, Lund, University of Lund Press.
- Kessel N., Walton H., (1965) Alcoholism, Peguin, Books.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)