Cina: taxi speciali per manager ubriachi
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Taxi speciali per manager ubriachi: ne avremmo bisogno anche in Italia
di Don Antonio Mazzi
Se ho letto bene o, meglio ancora, se ho capito bene, scrivono che in Cina sono nati taxi speciali per manager ubriachi. Fosse vero, sarebbe
opportuno incontrare l'inventore per chiedere ulteriori delucidazioni. Noi italiani potremmo usufruire, con vantaggi non indifferenti, del
servizio di questi taxi. Diciamo sempre che sono i nostri giovani ad aver bisogno di treni speciali, di pullman ad hoc, di colleghi che non
bevono in grado di portarli a casa, con il minore dei rischi.
Credo invece che sia giunta l'ora di istituire servizi speciali per professionisti, dirigenti, quarantenni sbiellati, padri "vagantes" che
sempre più frequentemente usano e abusano di sostanze e di alcol. Fare dell'umorismo o, tanto peggio, negare il problema, non è più tempo.
Con uno svantaggio preoccupante: mentre per i giovani qualcosa facciamo e qualcosa tamponiamo, per gli adulti nessuno vuole pensare e
intervenire.
Chiacchieriamo sottovoce; di tanto in tanto qualche morte strana e qualche statistica scarabocchiata, ma poi tutto ritorna al coperto. La
fragilità dei rapporti intrafamigliari, la paura della fatica e della sofferenza, la immaturità nella formazione del carattere nei
cinquantenni italiani, ha aperto voragini che domani ricadranno sull'intero impianto civile. Nell'opinione pubblica, pilotata con astuzia,
corre ancora l'idea che la media borghesia sia sana, lontana e quasi protetta da certi disastri causati da povertà e da miseria. Per tornare
a Pechino. La domanda di questo speciale servizio taxi con l'aumentare della ricchezza è aumentata, proprio nel 2011, del 70%, e non accenna a fermarsi.
Gli affari in Cina, scrivono, si fanno davanti al bicchiere. In Italia siamo più completi: gli affari li facciamo a pranzo, a cena. E, nei
pranzi e nelle cene italiane, c'è l'aperitivo, c'è la bottiglia di rosso per la carne, quella di bianco per il pesce, lo spumante ad affare
quasi raggiunto, la grappa in chiusura. Tutto questo perché non siamo cinesi, ma italiani. Una paura mi resta, per gli italiani. I clienti
cinesi sono tutti registrati, l'autista sa sempre dove portarli. Spesso sono talmente fatti da non ricordare nemmeno l'indirizzo di casa.
Immagino, invece, l'italiano quali barzellette inventerebbe, anche da ubriaco, per non dare via e numero di casa. Con la gentaglia che gira...
Tutti devono sapere che vado con l'amante, che mi faccio, solo il sabato sera e solo con pochi amici, una strisciatina, sentire le mie
parolacce e le disavventure scolastiche di mia figlia, i racconti dal telefonino, coram populi, di affari, rabbie, progetti, supposizioni,
isterismi, la descrizione dettagliata dell'ultima macchina... Tutti possono sapere tutto, ma che mi ubriaco non lo deve sapere nemmeno il mio
gatto. Perché la privacy, in Italia, vale solo per le barzellette!
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)