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Città di Castello: in 136 finiscono dal medico

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Aumenta l'attività del servizio dopo il giro di vite contro chi guida "alticcio". Controlli al Sert nel 2008: tra i "visitati" sempre più under 30.
CORRIERE DI AREZZO 21 maggio 2009
CITTA' DI CASTELLO Il linguaggio freddo dei numeri spiega che, nel 2008, sono stati in 136 a bussare per la prima volta alla porta del servizio alcologico della Asl a Città di Castello. Dato che deve far riflettere se si confronta con quello totale - comprensivo cioè di quanti erano già seguiti dalla struttura sanitaria - che è di 184 pazienti. Numeri boom? No, più semplicemente una fotografia di un fenomeno in preoccupante ascesa, che purtroppo vede sempre più i giovani protagonisti in negativo. Tra i cento e più che si sono rivolti alla struttura nell'ultimo anno la stragrande maggioranza è rappresentata da quanti sono stati sorpresi al volante dopo aver bevuto qualche bicchiere. Quel limite di 0,5 g/l superato dopo il test dell'etilometro ed ecco che, secondo quanto previsto dal codice della strada, ci si deve presentare anche alle autorità sanitarie, chiamate ad accertare se dietro un automobilista "alticcio" si nasconda invece qualcosa di ben più grave. Una "media" che fa pensare: praticamente ogni mese 11 persone si rivolgono al servizio alcologico che è diretto dal dottor Antonio Rignanese e che comprende tutto il territorio dell'Alto Tevere, da San Giustino a Umbertide passando, ovviamente, per Città di Castello. Quasi tre a settimana, dividendo i pazienti per i 365 giorni di un anno. "I dati sono leggermente al di sopra della media nazionale - spiega il dottor Norberto Pentiricci che del Sert è il responsabile - ma questo non significa che il fenomeno qui da noi siamo più esteso rispetto ad altre realtà. Dietro questi numeri c'è anche altro, come ad esempio la capillarità dei controlli sulle strade o le positive risposte che il nostro servizio riesce a fornire all'utenza. Ma queste cifre rappresentano comunque una fotografia di quanto sta avvenendo nel nostro Paese". Dove l'alcol è entrato prepotentemente - e pericolosamente - nelle abitudini dei giovani. Un esempio, a livello locale, può aiutare a comprendere meglio la situazione. Tra le 136 persone che nel 2008 si sono presentate al servizio alcologico della Asl, una percentuale pari al 33% è rappresentata da giovani in età compresa tra i 18 e i 29 anni; una trentina appena quelli sopra i 44 anni; il resto è compreso nella fascia centrale, fra i 30 e i 40. "Quello dell'approccio precoce all'alcol - spiega ancora Pentiricci - è un problema che interessa tutta l'Italia e il nostro territorio purtroppo non fa eccezione. In questi anni sono cambiati gli stili di vita e i modi di comportamenti. Purtroppo, tra i ragazzi, è molto bassa la percezione del rischio: è come se l'alcol fosse entrato da una porta secondaria, ma in modo prepotente, nelle normali abitudini. Assistiamo a qualcosa di particolare: tanto per fare un esempio, i giovani spiegano che durante i pasti non bevono; il consumo si concentra soltanto nel fine settimana. Con modi di assunzione che sono pericolosissimi. Per gli effetti che hanno sul fisico - che ancora si sta formando - e sull'incolumità propria e degli altri quando ci si mette in strada". A Città di Castello il servizio di alcologia è attivo da due anni e mezzo e il lavoro è aumentato in modo esponenziale, anche in virtù del fatto che proprio questo ufficio si occupa anche della valutazione sulla restituzione delle patenti di guida. Ma al tempo stesso rappresenta anche una finestra aperta su un mondo in continua, preoccupante, evoluzione. E che vede i sanitari e gli operatori lottare contro un "mostro" davvero pericoloso: quello dello "sballo" da bicchiere.