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Codice della strada, i ristoratori: "Un cliente su tre non beve più"

Codice della strada, i ristoratori: "Un cliente su tre non beve più"

"Il presidente dell'Epat mette sotto accusa il rigore del codice della strada. "La congiuntura difficile? Può incidere, però

il vero freno si chiama etilometro. Prima in quattro consumavano dalle due alle tre bottiglie, ora si fermano a una".
di DIEGO LONGHIN
"Un po' di vino?". "No, grazie. Beviamo acqua, se no poi chi guida?". Un dialogo che inizia a costare caro ai ristoratori

torinesi. Vedere una bottiglia sul tavolo, ormai, è sempre più difficile. Nessuno mette in dubbio la necessità della stretta

sui tassi di alcol per chi si mette al volante dopo cena, ma l'effetto alla fine dell'anno sui bilanci inizia a farsi

sentire. Negli ultimi due anni il calo pro-capite del consumo di vino al tavolo è del 38-40 per cento sotto la Mole. Il

calcolo lo ha fatto il presidente dell'Epat, Carlo Nebiolo, titolare del Marco Polo. "Se prima quattro persone bevevano

tranquillamente dalle due alle tre bottiglie in una cena normale, diciamo un bicchiere a portata, ora in quattro si consuma a

mala pena una bottiglia", spiega il numero uno dei ristoratori di Torino. Facendo la proporzione tra i litri venduti a

cavallo tra il 2007 e il 2008 e quelli usciti dalla cantina nell'ultimo anno viene fuori il taglio consistente che i torinesi

hanno dato alle bevute.
Ma il rigore del codice della strada, che proibisce l'alcol ai neopatentati, è solo una scusa? "No, no - aggiunge Nebiolo -

non escludo che ci sia un effetto crisi, ma basta analizzare il comportamento dei clienti storici. Con le nuove regole se si

sforano di poco i limiti si rischia molto. E le persone rinunciano. Anni fa avevamo avuto un effetto simile sui

superalcolici, ma per un'altra ragione". Sui tavoli sotto la Mole sono spariti anche i bicchierini, il classico "poassa cafè"

già da molto tempo, non per paura dei test della polizia stradale lungo la strada del ritorno a casa, ma per la legge Sirchia

anti-fumo: "I clienti, non potendo più accendersi una sigaretta, preferiscono lasciare perdere".
Se non ci sarà un cambio di tendenza nel giro di poco il consumo di vino nei locali si dimezzerà: "Speriamo che anche in

Italia cambi il comportamento delle persone - dice Nebiolo - nei Paesi del Nord quando si esce a cena si decide chi avrà

l'onere di riportare a casa la combriccola. Insomma, un guidatore designato che non tocca una goccia di alcool per tutta la

sera". Altra strada? Quelli che stanno cercando di fare un business sulle nuove norme del codice, mettendo a disposizione

autisti che arrivano in motorino e riportano a casa i clienti con la loro auto. E in aggiunta ci sarebbe sempre il taxi, sia

in andata sia in ritorno. "Nel ristorante che gestisco - racconta Nebiolo - offriamo il servizio taxi, ma dipende molto anche

dal cliente. Non sempre per noi è conveniente".
Negli anni il pasto medio è cambiato: ormai è raro fare una cena completa, dall'antipasto al dolce, innaffiata di bevande. Si

scelgono al massimo due portate, antipasto secondo, antipasto primo, più raro primo e secondo. Ed è per questo che i prezzi

dei singoli piatti sono sensibilmente lievitati. "Se in più si aggiunge la riduzione degli alcolici - dice Nebiolo - è

difficile far rientrare per un ristoratore medio-alto nel conto il servizio taxi. Sarebbero necessarie convenzioni con le

centrali. Ma il dubbio è che alla fine non ci sia nemmeno la clientela a sufficienza per sostenerle. In primavera su Torino

c'è stata una ripresa, ma nei mesi estivi abbiamo registrato un nuovo calo delle cene fuori casa".