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Come definire il consumo di alcol rischioso e dannoso e l'alcoldipendenza?

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Come definire il consumo di alcol rischioso e dannoso e l'alcoldipendenza?


Consumo a rischio di alcol
Per consumo di alcol a rischio si intende un livello di consumo o una modalità del bere che possono determinare un rischio nel caso di persistenza di tali abitudini (Babor et al. 1994). Non c'è accordo sul livello di consumo d'alcol da considerarsi rischioso e, come emerge per molte situazioni descritte nel capitolo 4, ogni livello di consumo d'alcol comporta un rischio. Una definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità lo descrive come un consumo giornaliero medio di oltre 20 g di alcol puro per le donne e di oltre 40 g per gli uomini
(Rehm et al. 2004).


Consumo dannoso di alcol
Il consumo dannoso viene definito come "una modalità di consumo alcolico che causa danno alla salute, a livello fisico (come la cirrosi epatica) o mentale (come la depressione da assunzione di alcol)" (World Health Organization 1992). Basandosi su dati epidemiologici che pongono in relazione il consumo di alcol e i danni alla salute), l'OMS ha adottato come definizione del consumo dannoso di alcol un'assunzione media giornaliera di oltre 40 g di alcol per le donne e di oltre 60 g per gli uomini (Rehm et al. 2004).


Intossicazione
L'intossicazione si definisce come uno stato di deficit funzionale a carico delle attività psicologiche e psicomotorie, dalla durata più o meno breve e indotto dalla presenza di alcol nel corpo (World Health Organization 1992) anche a livelli di consumo molto bassi (Eckardt et al. 1998). L'intossicazione non è sinonimo di binge drinking - ‘consumo eccessivo episodico'.


Consumo eccessivo episodico

Si può definire consumo eccessivo episodico l'assunzione di almeno 60 g di alcol in un'unica occasione (World Health Organization 2004). In termini non scientifici esso è spesso denominato binge drinking.


Alcoldipendenza
La Classificazione Internazionale ICD-10 - Classification of Mental and Behavioural Disorders elaborata dall'OMS nel 1992, definisce l'alcoldipendenza come un insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui il consumo di alcol riveste per l'individuo una priorità crescente, rispetto ad abitudini che in precedenza erano più importanti. Caratteristica centrale è il desiderio (spesso molto forte, talvolta percepito come insopportabile) di bere.
Riprendere a bere dopo un periodo di astinenza determina spesso la rapida ricomparsa dei sintomi della sindrome, descritti nell'elenco sottostante.


ICD-10 - Criteri diagnostici per l'alcoldipendenza
La diagnosi di alcoldipendenza dovrebbe essere posta solo nel caso in cui negli ultimi 12 mesi si siano verificate contemporaneamente tre o più delle seguenti condizioni:
1. Forte desiderio o spinta compulsiva ad assumere alcol.
2. Difficoltà a controllarsi riguardo ad inizio, termine o livello di assunzione alcolica.
3. Stato di astinenza fisica se si smette di bere o si riduce la quantità (es. tremore, sudore, tachicardia, ansietà, insonnia, oppure, più raramente, attacchi epilettici, disorientamento, o allucinazioni), oppure bere per stare meglio o per evitare sintomi di astinenza.
4. Aumentata tolleranza, tale che per ottenere effetti originariamente prodotti da dosi inferiori è necessario aumentare le dosi.
5. Abbandono progressivo di interessi o piaceri alternativi ed aumento del tempo dedicato a procurarsi o assumere alcol, oppure a riprendersi dai suoi effetti.
6. Persistere nell'utilizzo di alcol nonostante la consapevolezza delle conseguenze francamente dannose, come i danni al fegato, gli stati di umore depresso conseguenti a periodi di consumo elevato di alcolici, o il deterioramento delle funzioni cognitive alcol-correlato.


Definizioni ambigue di cui si sconsiglia l'uso.
Di seguito è riportata una serie di definizioni poco chiare che non vengono utilizzate nel documento:
• Assunzione moderata. Il documento evita accuratamente l'uso della parola ‘moderato', in quanto definizione imprecisa di una modalità di consumo che si intende implicitamente in opposizione a quella del consumo pesante. Sebbene comunemente denoti un tipo di assunzione che non
genera problemi (e dunque significa non bere fino all'‘eccesso'), non ha una definizione chiara. Una descrizione migliore potrebbe essere quella di assunzione a rischio minore.
• Consumo sensibile, consumo responsabile e consumo sociale.
Modalità impossibili da definire e che dipendono da valori sociali, culturali ed etici che possono differire enormemente da una nazione all'altra, da una cultura o da un'epoca all'altra.
• Consumo eccessivo. E' attualmente un'espressione da abbandonare usata per indicare una modalità di consumo considerata eccessiva rispetto ad un certo standard di consumo leggero. L'espressione da privilegiare ed accettata nell'uso corrente è quella di consumo a rischio (o rischioso).
• Alcolismo. È espressione usata da molto tempo e di significato variabile, solitamente scelta per indicare l'assunzione continua e cronica di alcol, oppure il consumo periodico caratterizzato da una minore capacità di controllo sull'assunzione, frequenti episodi di intossicazione, preoccupazione costante dell'alcol e ricorso all'alcol di fronte a situazioni difficili.
L'imprecisione del termine ha portato un Comitato di Esperti dell'OMS a rigettarne l'uso e a privilegiare la formulazione più circostanziata di ‘sindrome da alcoldipendenza' come un fenomeno tra una vasta gamma di problemi alcol correlati (Edwards & Gross 1976; World Health Organization 1980). Non è peraltro incluso come entità diagnostica nell'ICD-10; il termine da privilegiare è alcoldipendenza.
• Abuso di alcol. È espressione largamente usata ma dal significato variabile. Sebbene sia utilizzata nella classificazione DSM - Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (American Psychiatric Association 1994), dovrebbe essere privilegiato, quando applicabile, il termine dipendenza. L'espressione viene usata talvolta con senso dispregiativo in riferimento a qualsiasi tipo di consumo di sostanze, in particolare di sostanze illecite. Per la sua ambiguità l'espressione non viene adottata nella classificazione ICD-10. Consumo dannoso e rischioso sono le espressioni equivalenti.
• Uso inappropriato dell'alcol. È un'espressione che indica un consumo di alcol che contrasta con quanto prescritto dalla legge e dalla medicina, come nel caso dell'uso non a fini terapeutici delle prescrizioni mediche. Sebbene taluni preferiscano l'espressione ‘uso inappropriato' a quella di ‘abuso' perché considerata meno giudicatoria, essa è altrettanto ambigua.
L'espressione equivalente è consumo rischioso.


Esiste una relazione di continuità tra consumo rischioso e dannoso di alcol e alcoldipendenza?


Tra consumo di alcol rischioso e dannoso e alcoldipendenza esiste una relazione di continuità. Il consumo di alcol spazia dall'astinenza, al consumo a rischio minore, al consumo rischioso, al consumo dannoso fino all'alcoldipendenza.
Allo stesso modo i livelli di danno arrecato dall'alcol spaziano da nessun danno, al danno lieve fino al danno di grado severo. Il consumo di alcol ed il danno alcol-correlato non sono entità prefissate e gli individui, nel corso della loro vita, possono spostarsi in avanti o indietro nell'ambito di questo continuum, nonché entrare e uscire dalla dipendenza. Da uno studio americano condotto su soggetti alcoldipendenti, il 18% si è astenuto durante l'ultimo anno, un altro 18% ha avuto un consumo a basso rischio, il 12% è consumatore asintomatico a rischio con modalità di consumo che lo espongono a rischio di ricaduta, il 27% è in parziale remissione e il 25% risulta ancora dipendente (Dawson et al. 2005). Soltanto un quarto di tutte queste persone ha ricevuto una qualche terapia per l'alcoldipendenza.
L'eziologia ed il decorso del consumo dannoso e dell'alcoldipendenza sono in larga misura spiegati da fattori comportamentali, ambientali ed esistenziali (McLellan et al. 2000; Bacon 1973; Öjesjö 1981; Moos et al. 1990); possono essere definiti come disordini clinici di interazione ambientale (Curran et al. 1987; Pattison et al. 1977; Humphreys et al. 2002); rispondono prontamente a fattori politici ambientali, come il prezzo dell'alcol e la regolamentazione della sua disponibilità (Bruun et al. 1975; Edwards et al. 1994; Babor et al. 2003); alla terapia (Klingemann et al. 1992; Blomqvist 1998); l'impatto della terapia aumenta in concomitanza con efficaci politiche ambientali.


Tratto da "L'alcol e l'assistenza sanitaria primaria. Linee guida cliniche per l'identificazione e l'intervento breve"


(articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito alcolnews.it)