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Come si diventa alcolisti?

Come si diventa alcolisti?

Come si diventa alcolisti?

Dr.ssa Gabriella Ranalli (psicologa, psicoterapeuta)

Il consumo di bevande alcoliche, ottenute dalla fermentazione dei prodotti della terra, risale a tempi antichissimi. Già in epoche preistoriche era note l’azione analgesica ed inebriante dei liquidi di fermentazione. Appartiene ai giorni nostri la drammatica evidenza di quanto un’assunzione smodata e prolungata di alcolici sia responsabile di un alto tasso di mortalità e quanto grave sia l’azione distruttrice dell’alcol sul piano somatico e del funzionamento della personalità.

Le varie forme di alcolismo prendono avvio, di solito, dal cosiddetto “bere somatico”, che consiste nel ricorrere all’alcol per lenire i più svariati disagi psichici e fisici. Questa tendenza può determinare l’instaurarsi di un circolo vizioso, in cui il sollievo sperimentato in seguito all’assunzione dell’alcol porta a ricorrervi nuovamente al ripresentarsi dei suddetti disagi e difficoltà. Gradualmente questo meccanismo può condurre a sviluppare dipendenza dall’alcol e il concetto di alcolismo coincide, in effetti, con quello dei dipendenza alcolica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come uno stato psichico e generalmente anche fisico caratterizzato dalla “compulsione ad assumere alcol in modo periodico o continuo allo scopo di provare i suoi effetti psichici ed evitare il disagio della sua assenza”.

La dipendenza alcolica si manifesta con:

1) alterato comportamento del soggetto riguardo al bere che può assumere aspetti diversi: può accedere, per esempio, che l’assunzione alcolica non si accordi con le abitudini culturali dell’ambiente in cui il soggetto vive, per quantità, tempi e circostanze oppure che l’assunzione giornaliera superi determinati livelli di tollerabilità che variano da soggetto a soggetto, in base al peso corporeo, al tipo di alimentazione e all’assetto enzimatico.

Sempre per rilevare la presenza di dipendenza si può valutare la durata degli intervalli tra le assunzioni di alcolici: più questi intervalli sono brevi più è rilevabile il comportamento di dipendenza.

2) Un alterato stato psichico nell’alcolista che si manifesta con l’impossibilità di mantenere il controllo nei riguardi del bere cioè con la difficoltà da parte del soggetto a mantenere un comportamento flessibile nell’assunzione di alcolici e con il desiderio irrefrenabile di bere sino a raggiungere lo stato di ebbrezza, desiderio che può essere rinforzato dalla comparsa di segni di astinenza e dalla gratificazione offerta dallo stato di ebbrezza. Un altro aspetto psichico della dipendenza è rappresentato dalla centralità del bere nella vita intellettiva e nelle fantasie.

3) Alterate condizioni psico-biologiche che rientrano nello stato di dipendenza fisica tra cui la sindrome di astinenza caratterizzata da sintomi quali tremore, sudorazione, conati di vomito, disturbi dell’umore (inquietudine, depressione, irritabilità). Questi sintomi possono comparire dopo un periodo di sobrietà di 24-72 ore e regrediscono rapidamente (30’-60’) con l’assunzione di nuove dosi di alcol. L’astinenza notturna è responsabile del “bicchiere del mattino” tipico di molti alcolisti.

 

Cause: come si diventa alcolisti?

Come sappiamo, l’alcolismo tende attualmente ad esseee interpretato come un disturbo a genesi multifattoriale, che non ha cioè  un’unica causa, ma è piuttosto il risultato della combinazione di svariati fattori che possono essere di ordine biologico, socioculturale e psicologico.

 

Aspetti biologici

Notevole importanza per quanto riguarda la genesi della dipendenza alcolica è stata attribuita ai possibile effetti del patrimonio enzimatico, geneticamente determinato. In primo piano è il ruolo di enzimi direttamente implicati nella regolazione del grado di tolleranza all’alcol, come anche i sistemi deputati al metabolismo della tiamina e specifici antigeni coinvolti nello sviluppo della cirrosi epatica. Anche un basso livello di MAO piastrine è stato ipotizzato essere alla base di una predisposizione genetica all’alcolismo. A riscontro però di un’accertata familiarità nei casi di alcolismo, il rischio di svilupparlo, se si hanno congiunti che ne soffrono o ne hanno sofferto, è 4-5 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, non c’è chiarezza sull’eventuale tipo di trasmissione genetica e su cosa venga trasmesso. Che esiste però una qualche forma di predisposizione genetica è stato confermato dagli studi sui gemelli monozigoti (individui che hanno lo stesso patrimonio genetico) e dizigoti (gemelli che hanno un diverso patrimonio genetico).  In presenza di un gemello alcolista, la possibilità che lo sia anche l’altro è del 50-60% per i monozigoti e del 25% dei dizigoti. Oltre a ciò i bambini che hanno un genitore biologico alcol-dipendente, anche se adottati da una famiglia che non presenta alcol-dipendenza, nel corso dello sviluppo corrono il rischio di diventare alcolisti in misura di 5-6 volte maggiore rispetto ai bambini che non hanno questa discendenza biologica.

 

Aspetti socioculturali

Gli aspetti socioculturali possono poi favorire o meno l’emersione delle predisposizioni genetiche sopra descritte.

Un orientamento della psicopatologia vede l’alcolismo infatti fortemente condizionato da fattori culturali. Per esempio, nell’ortodossia giudaica l’uso rituale dell’alcol ha contribuito a prevenire lì alcolismo in questo gruppo etnico, a differenza della società irlandese dove il bere non è sottoposto ad alcuna formalizzazione culturale. Sarebbero poi le società cosiddette “ansiogene”, vedi la nostra occidentale fortemente caratterizzata dall’individualismo e dalla competizione, quelle più a rischio riguardo la possibilità di sviluppare fenomeni di alcol-dipendenza, in quanto l’alcol può svolgere una funzione di compenso nel senso di aiutare il soggetto a gestire l’ansia generata dalla struttura sociale. Ma l’alcolismo non risparmia neanche altri tipi di società, vedi ad es. le società nomadi, in virtù dell’insicurezza e delle fragilità legate all’instabilità del territorio e al reperimento delle risorse.

 

Aspetti psicologici

Nel tentativo di rintracciare i fattori psicologici individuali che, interagendo con quelli biologici e socioculturali, predispongono a sviluppare comportamenti di dipendenza da sostanze, alcuni autori hanno sottolineato il ruolo dei tratti di personalità.

Il bere problematico sembra più diffuso tra soggetti caratterizzati da impulsività, instabilità affettiva e dell’identità, sentimenti cronici di vuoto, reazioni intense tese ad evitare abbandoni reali o immaginari, tendenze autolesionistiche (personalità di tipo borderline).

È stata poi descritta una specifica struttura di personalità caratterizzata da atteggiamenti di distacco e di isolamento, vissuti depressivi e tratti di dipendenza, i immaturità sessuale e di aggressività. (Zwerling e Rosenbaum).

Caratteristiche di personalità come l’immaturità, i sentimenti di inadeguatezza, il bisogno di dipendenza e l’incapacità di instaurare validi rapporti interpersonali sono state ricondotte ad una relazione disturbata con le figure genitoriali secondo questo schema: madre iperprotettiva, padre severo, contraddittorio o assente.

Considerando però che l’assunzione cronica di alcolici produce un appiattimento della vita affettivo-volitiva e cognitiva, rimane naturalmente aperto il problema in quale misura questi tratti di personalità siano conseguenza dell’abuso alcolico o preesistano ad esso. Se questa incertezza può riguardare gli alcolisti in essere non ha ragione d’essere per quelle persone che tale rapporto disturbato l’hanno risolto ormai da molti anni e di cui non si può pensare che le caratteristiche fondamentali della personalità risentano ormai dell’esperienza alcolica. Secondo la nostra osservazione clinica, sviluppata nel corso degli anni, quando queste persone giungono il terapia, motivate da altro ordine di problemi, è possibile, in effetti riscontrare l’esistenza di una personalità di base che presenta molti di quei tratti che i diversi autori hanno via via sottointeso.

Fra i disturbi quelli dello spettro ansioso e di quello depressivo, possono predisporre all’abuso di alcol. Un certo numero di persone agorafobiche o fobico sociali ricorrono all’alcol nel tentativo di padroneggiare l’ansia connessa alle situazioni per loro stressanti (esposizioni in pubblico, cene, luoghi affollati, ecc.).

Per quanto riguarda poi il noto rapporto di causa-effetto che c’è tra l’alcol e stati depressivi occorre precisare che se in genere l’alcol viene usato per allontanare umori depressivi che ritornano solo “la mattina dopo”, in alcune persone invece può far emergere uno stato depressivo sottostante.

 

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.psicoterapiarca.it/157_0/alcolismo.ashx

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)