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News di Alcologia

Como, alcol e giovani: è allarme

Como, alcol e giovani: è allarme

Feste alcoliche con minorenni
Festino a Rebbio, ribattezzato «Sbocco party». Paura per una ragazzina che sparisce una notte intera
Troppo sbronza per tornare a casa, la ragazzina minorenne trova rifugio da un'amica, ma senza dire nulla ai genitori.

Risultato: mamma e papà si preoccupano, ne denunciano la scomparsa e la polizia alza il velo su un festino tra ragazzini a

base di alcolici in un giardino pubblico della città, a Rebbio. Premessa d'obbligo: a dispetto dell'intervento delle forze

dell'ordine nessuno dei protagonisti (quasi tutti minorenni) del party alcolico ha commesso alcun reato, ma l'episodio è

ugualmente un campanello d'allarme di una moda neppure così poco diffusa.
Il tam tam per l'appuntamento a base di brindisi rigorosamente alcolici era scattato attraverso facebook, il social network

diventato un irrinunciabile punto di riferimento per i giovani. Il nome del festino, organizzato per la serata di martedì, è

già tutto un programma: lo "sbocco party", dove per "sbocco" si intende la prima persona presente di un verbo gergale che può

essere tradotto con "bere al punto di star male". Molto male, considerando quanto accaduto nella notte tra martedì e

mercoledì.
I ragazzini protagonisti del movimentato episodio, età compresa tra i 15 e i 18 anni, prima sono passati da un supermercato

alle porte della città a fare scorta di birra e di alcolici e, successivamente, si sono messi a bere e a chiacchierare per

ore. Una giovane, neppure diciottenne, passata la mezzanotte ha iniziato a sentirsi male e a tramutare in realtà lo slogan

scelto per l'appuntamento nei giardinetti. Così male da non avere il coraggio, gli amici, di riportarla a casa. Un'altra

partecipante allo "sbocco party" ha così pensato bene di darle rifugio nella propria stanza da letto, all'insaputa dei

genitori. I quali, non vedendo la figlia rientrare neppure quando ormai iniziava ad albeggiare, hanno chiamato -

comprensibilmente preoccupati - il 113 per chiedere aiuto. L'allarme scomparsa è fortunatamente rientrato in breve tempo, ma

dalla segnalazione è scaturita una vera e propria processione di ragazzini negli uffici della questura per spiegare i

contorni, comunque resi fumosi a causa dell'abuso di alcol nella memoria dei diretti interessati, del festino. Gli agenti

hanno anche fatto un sopralluogo dove si è svolto l'improvvisato party, ma i partecipanti prima di lasciare il parco pubblico

hanno ripulito, facendo sparire tutte le bottiglie svuotate.
Risultato: ramanzina ai minorenni, gran mal di testa da dopo sbornia, ma soprattutto la preoccupazione per un fenomeno che -

complice la facile pubblicità via internet - sembra non essere neppure troppo isolato.
P. Mor.

Tutti su Facebook, l'ultima arena degli alcolisti
Ci sono le foto, i nomi e i cognomi. Nessuno si nasconde. Sono ragazzini e ragazzine giovani, belli, puliti, spesso

minorenni. Eppure ognuno di loro si vanta sulle bacheche dei vari gruppi «ubriachi» su Facebook. Ci sono migliaia di fan.

Ognuno ha la sua storia fatta di birra, cocktail e liquori. Ognuno si diverte a raccontare «di aver sboccato abbracciando la

tazza del water o nel letto o nelle scarpe o dove capitava». Si vantano della pipì fatta ovunque, dei tagli rimediati con i

cocci di bottiglie senza neanche accorgersi, delle strada persa o delle notti addormentati sul ciglio della strada. Ci sono

ubriachi a scuola e ubriachi sorpresi dai genitori. Ci sono anche video di ragazzini che iniziano a bere di pomeriggio,

durante grigliate in giardino, solo per riprendere gli stadi della sbronza. Bere per star male. Una filosofia che accomuna

36mila fan di «ubriachi», i 112mila o i 114mila o 102mila di altri gruppi di Fb. E guai a contraddirli. Ti insultano. Perchè

per loro ubriachi vuol dire essere felici. E se il prezzo è rovinarsi la salute, gli altri non si devono impicciare.

Uno studente su dieci beve già alle elementari
Mai piaga fu più annunciata di quella dell'alcolismo giovanile. Risale, infatti, al 2006 un'indagine tra gli studenti

condotta dall'Asl di Como. Emersero dati allarmanti: un alunno su dieci delle superiori comasche dichiarò di aver bevuto

alcolici per la prima volta sotto i dieci anni; il 43,5% di aver fatto uso di alcol per la prima volta tra i 13 e i 14; il

37,8% di aver bevuto cinque o più bevande alcoliche diverse nel giro di due ore almeno una volta al mese. Dall'anno

scolastico successivo - il 2007/2008 - sono state messe in campo iniziative di formazione degli insegnanti e di prevenzione

del fenomeno. La maggior parte legate ai progetti sull'educazione stradale: dalle statistiche nazionali, infatti, risulta che

ben il 50% dei giovani e giovanissimi morti in incidenti abbiano pagato un consumo eccessivo di alcol o di droghe.

Il vicesindaco: «Fenomeno dilagante, bisogna intervenire»
Ezia Molinari: «I ragazzi non sono felici, hanno tante cose ma un vuoto di valori»
«Un vuoto, di valori e significati che i ragazzi si trascinano fin da quando sono bambini. Bisogna stare attenti a questo, a

insegnargli che non si cerca nelle cose il significato della vita, e che bisogna imparare a convivere con le proprie

solitudini. E bisogna anche insegnargli che l'importante è competere, non vincere. Altrimenti si sentiranno sempre falliti e

penseranno che la vita non ha significato e cercheranno il senso nelle cose e non trovandolo, cercheranno di fuggire

sballando. I ragazzi non sono capaci di star da soli con le loro solitudini, e tutto nasce da qui». Ezia Molinari è assessore

ai Servizi sociali. Dice che «per fortuna, questi casi, dei ragazzi che si danno appuntamento per cercare di sballarsi con

l'alcol, non sono ancora arrivati ai servizi sociali. Da noi arrivano solo le situazioni irrecuperabili. Ma si sa che c'è

questo fenomeno e sta dilagando e bisogna intervenire prima che questi casi arrivino da noi».
Secondo la Molinari servirebbe una materia in più, educazione alla vita. Ma secondo lei non dovrebbe essere una materia in

più, «bisognerebbe che gli insegnanti guardassero all'alunno come persona e non solo come studente che deve avere un

profitto. E quindi accorgersi, per esempio, se ha la birra sotto al banco». Secondo il vice sindaco «il problema dei

minorenni che si stordiscono bevendo è ormai conclamato e va aggredito con una prevenzione seria. Anche perché si abbassa

sempre di più l'età dei ragazzini che cerca rifugio nell'alcol». «Loro non si rendono conto di quali possano essere le

conseguenze. Pensano: mi sballo al sabato tanto cosa vuoi che mi succeda. Ma se non si interviene subito possono andare

incontro a gravi danni per la salute. Oltretutto stiamo parlando di un fenomeno trasversale che non fa differenze tra ragazze

o ragazzi tra ricchi o poveri». La Molinari dice che è secondo lei è un problema di vuoti della società. «Per capire come mai

bevono i ragazzini bisogna andare indietro e scoprire com'erano da bambini. I bambini non sono felici. E i genitori cercano

di farli star bene dando loro tante cose. Ma quando hai tante cose, senza desiderarne neanche una, non ti senti appagato.

Bisogna riempirli in altro modo questi bambini, di valori, di significati, di senso delle cose. E questo è un obiettivo che

dobbiamo darci tutti».
Anna Savini