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Comprendere il dolore per aiutare gli alcolisti: un manuale di Franco Marcomini

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Il manuale di Franco Marcomini. Comprendere il dolore per aiutare gli alcolisti
Tiberio Crivellaro
E' un dato concreto che viviamo in un'epoca di crisi, dove la speranza di un cambiamento si va spegnendo. Epoca delle "passioni tristi" (direbbe Spinoza). Il consumo di alcol ne costituisce un esempio significativo, affidando all'intossicazione, anche momentanea, la soluzione dei problemi, con la presunzione di poter gestire ogni disagio.
Prima della riforma psichiatrica (Basaglia) gli alcolisti venivano internati nei manicomi. Oggi un gran numero di persone, soprattutto alcol-correlati, o per depressione, si rivolge ancora alla psichiatria o alla medicina, spesso raggomitolate in una "sedentarietà attendista". Un comportamento antico si ripete tutt'oggi, accompagnato da un pesante investimento pubblicitario per consolidare falsi stili di vita improntati al successo, all'esasperazione estetica, alla sessualità prestazionale, all'egocentrismo più assoluto. A questo proposito il manuale dello psichiatra Franco Marcomini, psicoterapeuta da oltre trent'anni, propone altre prospettive. Il titolo, decisamente provocatorio, "No alcolismo, no alcolisti, siamo persone" (Autorinediti, Napoli) premette un esaustivo concetto, dove si capisce quanto i cosiddetti servizi professionali abbiano sempre più consolidato una loro versione al fenomeno dell'alcolismo, con riferimenti alla patologia. Il manuale indica un preciso riferimento e specificità sulla metodologia adottata nei club delle persone in trattamento, rappresentando un'occasione di pensiero che interessi l'intero campo.
Lo scopo è di fornire informazioni e riflessioni sulle conoscenze, che orientino scelte individuali, famigliari e comunitarie rimodulando i vecchi programmi. Il manuale intende collocarsi nella tradizione dell'approccio ecologico sociale ed antropo-spirituale per ricostruire la centralità della persona lontano dalle etichette, con criteri didattici, e senza bolle inquisitorie. Franco Marcomini cita spesso, come esempio, lo psichiatra croato Vladimir Hudolin (1922-1996), che con la moglie Visnja ha sempre affermato come uno dei suoi compiti fosse quello di migliorare la psichiatria. Egli si proponeva di portare i migliori elementi scientifici, culturali e soprattutto umani, quali l'amore, la solidarietà, l'amicizia ed il rispetto della diversità. L'espressione "alcolista" segna il marchio della diversità con i relativi pregiudizi e la conseguente emarginazione. Si tratterebbe, dunque, di non etichettare o bollare l'individuo (soprattutto quello socialmente debole) come le antiche inquisizioni. Di prendere in considerazione la persona ed il suo dolore senza, come quasi sempre accade, affossarlo negli incalcolabili danni della segregazione, che impedisce socialmente di entrare nel mondo del lavoro, con dignità.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)