Consumo di alcol: giovani e anziani più a rischio
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Consumo di alcol: giovani e anziani più a rischio
Il consumo di alcol in Italia è rimasto nell'arco dell'ultimo decennio piuttosto stabile, ma si è modificato il modello di comportamento
cosiddetto "mediterraneo", basato sull'abitudine di bere vino in quantità moderate durante i pasti, specie fra i giovani. E' notevolmente
aumentato il numero di quelli che bevono fuori pasto (vino, birra, cocktail e superalcolici) con un forte incremento da parte delle ragazze
che hanno quasi raggiunto il numero dei maschi; in modo particolare soprattutto le percentuali delle consumatrici minorenni di alcolici fuori
pasto, sono equiparabili a quelle dei loro coetanei.
A elaborare questi, e altri dati relativi al consumo di alcol, è l'Istituto Superiore di Sanità sulla base dei rilievi Istat.
A preoccupare fortemente è il dato relativo alle preadolescenti: tra le ragazze 11-15enni si registra una media di consumatrici nettamente
superiore alla media femminile italiana, tripla rispetto a quella delle donne adulte e comunque superiore a quella registrata per tutte le
classi di età esaminate. Anche salendo con l'età, l'evidenza conferma i trend consolidati nell'ultimo decennio; si stima, infatti, che nel
2009 sono stati oltre 395.000 i giovani di 16-20 anni (19% maschi e 6,9% femmine) e circa 500.000 i giovani di 21-25 anni (23,8 % maschi e
8,4 % femmine) che hanno adottato almeno un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri stabiliti dall'Istituto
Superiore di Sanità (eccedenza o binge drinking).
A fare da contrappeso ai giovanissimi ci sono gli ultra65enni: si contano oltre 2 milioni e 200mila anziani che seguono modelli di consumo rischioso o dannoso, con il 47,7 % dei 65-74enni e il 40,7 % degli ultra75enni. Sono oltre 66mila gli alcolisti in trattamento in questa fascia d'età: un forte peso sul sistema sanitario, in quanto è assai alto il ricorso al ricovero ospedaliero per condizioni correlate all' alcol nelle persone anziane, tra cui spicca la cirrosi epatica, ma anche patologie renali. Inoltre considerando che, in molti casi, le persone anziane hanno problemi legati all'equilibrio, l'alcol li mette fortemente in difficoltà aggravando la situazione e causando cadute e fratture. Altra complicanza nei soggetti anziani è rappresentata dall'interferenza e dagli effetti collaterali che l'alcol genera rispetto a numerosi farmaci utilizzati dagli anziani.
Come affrontare dunque un problema così esteso e trasversale alle generazioni?
Di per sé, questa sostanza non deve essere criminalizzata, in quanto bere una giusta quantità di alcol è non solo piacevole, ma anche non pericoloso alla salute.
La nostra società, basata sulla produzione, distribuzione, pubblicizzazione e vendita di bevande alcoliche propone, attraverso la televisione
mode e modelli nei quali l'alcol è legato a situazioni di benessere, di socialità, di gioventù. L'immagine che il telespettatore ne ricava lo
porta a minimizzarne i danni e a non affrontare il problema. La questione, che è di tipo educativo, deve coinvolgere i giovani, sia
attraverso la famiglia sia mediante vere e proprie campagne di sensibilizzazione svolte nelle scuole, a partire dalla fine delle elementari e
proseguendo fino alle superiori. Solo da un'adeguata educazione al bere e al mangiare correttamente può nascere un sano e consapevole consumo
di alcol fra i giovani.
Anche per gli anziani l'aspetto "educativo" è fondamentale e questo deve essere proposto sia dal medico sia da modelli familiari corretti.
L'effetto dell'alcol risulta accentuato nelle persone di una certa età; si può infatti iniziare ad avere problemi di etilismo senza
necessariamente aumentarne le dosi assunte. Questo può essere legato non solo all'introduzione di alcuni farmaci per la cura di nuove
patologie, ma anche al rallentamento delle funzionalità dell'organismo.
Il consumo di alcol non è mai una soluzione.
Molti anziani tendono a bere per solitudine, per depressione, per carenza di relazioni interpersonali che trovano magari, solo al bar, di
fronte a un bicchiere di vino con i coetanei. In realtà la vita delle persone anziane può avere uno stile sano e corretto se la persona
decide di occuparsi di sé, se pratica un'attività motoria leggera all'aria aperta, se mangia in modo sano, se tende a socializzare con amici
e familiari, a viaggiare, a occupare il tempo libero svolgendo funzioni utili sia in ambito domestico sia sociale.
Slittare da un consumo eccessivo alla dipendenza è molto facile e nella maggior parte dei casi le persone - giovani e no - non si accorgono
di scivolare lungo una china che diventa difficile da risalire. E' bene quindi che l'intero contesto familiare vigili, su anziani e giovani,
e non si faccia scrupoli ad affrontare l'argomento con il medico di famiglia che sarà in grado di dare i consigli giusti, di indirizzare la
persona verso gruppi con problematiche analoghe o verso terapie individuali in grado di aiutare a uscire da una situazione che la persona non riesce a governare da sola.
In conclusione, non vanno tralasciati alcuni dati, davvero eclatanti, legati all'uso e abuso di questa sostanza, per capire le dimensioni di
questo fenomeno (dati della Commissione Europea e elaborazioni dell'Istituto Superiore di Sanità).
Sono causati dall'alcol:
il 30% dei decessi per incidenti stradali
il 50% degli incidenti non mortali
il 38,1% dei decessi maschili e il 18,4% dei decessi femminili
il 60,5% dei decessi per cirrosi epatica nei maschi e il 51,1% di quelli tra le donne
il 36,6% e il 21,8% dei decessi per tumori orofaringei, rispettivamente maschili e femminili
il 49,2% dei tumori laringei maschili e il 37,1% di quelli femminili
il 36,5% dei tumori al fegato maschili e il 26,1% di quelli femminili
il 49,5% e il 43,3% dei decessi per epilessia per gli uomini e per le donne
il 57,7% e il 49,2% dei decessi per varici esofagee rispettivamente maschili e femminili.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)