Consumo di alcol in Italia e in Brasile: dati a confronto
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Alcol, Brasile e Italia nel dossier Oms
In Italia si beve più che in Brasile, se si osserva l'intera popolazione. Considerando solo i bevitori, invece, i brasiliani
assumono una quantità di alcol maggiore e a più alta gradazione rispetto agli italiani. Lo afferma il dossier "Global status
report on alcohol and health 2011", che l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sta diffondendo in questi giorni.
I brasiliani con più di quindici anni di età bevono l'equivalente di 9,2 litri di alcol puro l'anno, gli italiani 10,7. La
media mondiale è di 6,1 litri l'anno. Calcolando soli i bevitori effettivi, tuttavia, la media brasiliana sale a 18,5 litri
l'anno, quella italiana a 13. A grandi linee, ciò significa che il consumo di alcolici è più diffuso in Italia che in
Brasile, a livello generale, ma che nel paese sudamericano, a fronte di una percentuale più elevata di astemi, i bevitori
abituali assumono più alcol che i loro omologhi del Belpaese. Per quanto riguarda la suddivisione tra le varie tipologie di
bevande alcoliche, i brasiliani bevono prevalentemente birra (54 per cento del consumo totale di alcolici) e superalcolici
(41 per cento). Poco consumato il vino (5 per cento). Gli italiani bevono soprattutto vino (73 per cento del consumo totale
di alcolici). Molto distanti birra (22 per cento) e superalcolici (5 per cento). Nel divulgare i dati del dossier, l'Oms ha
ricordato come l'alcol sia oggi la causa di circa il 4 per cento dei decessi che avvengono nel mondo. Il bere uccide più
dell'aids, della tubercolosi e della violenza. Secondo il rapporto, «due milioni e mezzo di persone muoiono ogni anno per
cause imputabili all'alcol».
La situazione più grave si registra in Russia, dove «un decesso su cinque è provocato da eventi legati all'alcolismo». Ma il
Brasile, con la stessa Russia, il Messico e il Sudafrica, fa parte di una lista di paesi dove «il bere eccessivo spesso causa
situazioni a rischio per l'individuo e comportamenti socialmente inaccettabili o di grave pericolo per l'intera comunità».
Antonio Forni