Consumo di alcol in Italia: le differenze tra regioni, età e titolo di studio
Le abitudini alcoliche degli italiani attraverso i dati
di Tommaso Stio
Nel nostro Paese raramente l’alcol può mancare a tavola, e questo succede perché siamo non soltanto dei grandi bevitori e degustatori ma anche dei produttori di tutto rispetto. I nostri vini sono esportati e conosciuti in tutto il mondo, in fatto di luppoli le persone stanno diventano sempre più consapevoli.
Ma anziché limitarci a quelle che sono le nostre impressioni, parliamo di dati e facciamolo grazie alla ricerca elaborata dalla scuola di giornalismo dell’Università LUISS, basata su dati ISTAT, per provare a comprendere quali sono le abitudini degli italiani in fatto di alcolici e descrivere come sono cambiate negli ultimi tempi.
Innanzitutto è bene precisare che, vuoi per una questione di gusto, vuoi per le differenti occasioni di consumo o anche per la diversa accessibilità in termini economici, birra e vino seguono dei trend piuttosto leggibili in termini di età. La birra è infatti preferita dal 52% delle persone di 18-19 anni – merito probabilmente anche della gradazione alcolica ridotta (aggiungiamoci i superalcolici di scarsa qualità e tante sbornie…ci siamo passati tutti ndTanzen) – mentre, man mano che l’età avanza, si nota come il campione ricerchi un gusto storicamente più ricercato e dal costo superiore. Ed è dunque nella fascia 55-59 anni che avviene il sorpasso a favore del vino, che tocca la sua personale vetta con il 64,9% delle preferenze tra i 60 e i 64 anni.
Se invece ne vogliamo dedurre una differenziazione territoriale, regione per regione, notiamo come in effetti il diverso clima ma anche le abitudine e la presenza o meno di alcolici e liquori tradizionali riesca a influenzare il consumo di alcol. In testa alla classifica delle regioni d’Italia con più bevitori quotidiani troviamo, con non poca sorpresa, la Liguria (25%), seguita dalla Basilicata e dalla Toscana. Le regioni che si posizionano come ultime sono invece prevalentemente del sud ovvero Sicilia e Campania (circa il 15%) e, unica eccezione al nord, la Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano.
Molte delle preferenze in termine di alcol sono poi legate, parlando di regioni, alla produzione più diffusa in quel contesto: c’è da dire però, in generale, in quasi tutta la penisola prevale una maggiore abitudine a bere vino bianco e rosso anziché birra, anche se la presenza di birrifici artigianali nel nord Italia è sempre più crescente. Costituiscono una eccezione, con uno scarto percentuale inferiore al 3%, soltanto Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. Il dominio dei calici è invece più forte in Emilia-Romagna, in Valle D’Aosta e, ovviamente, in Toscana.
Un’altra variabile che pare giocare un ruolo non tanto sulla diffusione quanto sul consumo di alcol è il titolo di studio: a partire dai dati analizzati nello studio in questione, si può affermare che una persona più istruita – quindi laureata o con un dottorato di ricerca – sia meno propensa al consumo giornaliero di alcol che, al contrario, caratterizza una persona su quattro tra chi ha licenza media o elementare; allo stesso modo si nota una crescita e una maggiore propensione al consumo occasionale di alcol, magari in contesti sociali, per persone mediamente più istruite.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://garage.pizza/notizie-sulla-pizza/consumo-di-alcol-in-italia-le-differenze-tra-regioni-eta-e-titolo-di-studio/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)