Continuano ad aver paura
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All'orrore per lo stupro s'accompagna la sfiducia nella società civile
FAMIGLIA CRISTIANA.it 4 febbraio 2009
L'ondata di odiosi delitti sessuali contro le donne lascia nelle vittime ferite inguaribili e il risentimento verso gli immigrati. Con tentativi di linciaggio, come è successo a Guidonia (nella foto).
Ritorna la paura delle donne. È una paura antica che non passa mai e diventa più acuta di fronte all'ondata di recenti violenze. Ecco di nuovo gli incubi, il buio, una strada solitaria, un passo alle spalle nel silenzio, il timore di trovarsi la sera fuori casa da sole, la rabbia per il rischio di diventare vittime.
Tre delitti ripugnanti hanno infangato la capitale. Durante una festa di Capodanno alla Fiera di Roma, una ragazza è stata narcotizzata e stuprata da un ventiduenne romano, che ha confessato di aver compiuto il crimine sotto l'effetto di alcol e droga e ora è agli arresti domiciliari.
Nel quartiere di Primavalle, una donna è stata aggredita al capolinea dell'autobus, trascinata nell'oscurità e abusata da due figuri rimasti finora sconosciuti. A Guidonia, una coppia di fidanzati in macchina è diventata preda di un branco di romeni, lei violentata a turno, lui picchiato e chiuso nel portabagagli: i carabinieri ne hanno arrestati sei, quattro come autori del crimine, due per favoreggiamento.
Questi odiosi delitti lasciano una ferita inguaribile, un'umiliazione a vita. Ma provocano anche danni collaterali. Come l'impulso alla vendetta personale, la giustizia-fai-da-te alimentata dalla sfiducia nella legge. Il padre della vittima di Capodanno, in una intervista a Studio aperto, ha detto dell'aggressore: «Lui tutte le sere quando va a dormire deve pensare domani cosa mi può capitare, tutte le sere per tutta la vita, tanto io lo aspetto». A Guidonia c'è stato un tentativo di linciaggio davanti alla caserma dei Carabinieri, che portavano via gli arrestati. Sono reazioni emotivamente comprensibili, che travolgono anche le persone perbene quando si confrontano con il male.
Un altro danno collaterale è il rinfocolarsi del risentimento contro l'immigrato, con l'equazione "romeno stupratore uguale tutti i romeni sono stupratori"; lupi che arrivano dal freddo per sfogare gli istinti in un'Italia considerata più permissiva del loro Paese dove la giustizia è rapida e severa. Secondo il rapporto Eurispes, gli italiani temono anzitutto i romeni, poi gli albanesi, i marocchini, i tunisini.
Quando la nostra legge stabilì finalmente che lo stupro è un reato contro la persona e non contro la morale; quando i giudici la piantarono di considerare le vittime quasi come "istigatrici" con la loro imprudenza o il comportamento disinvolto, ci sembrò che la paura delle donne avesse un sollievo. No, non è più così. All'orrore per la violenza sessuale, oggi si accompagna un po' più di sfiducia nella società civile.
Franca Zambonini