Correlazioni tra fumo e sensibiiltà al dolore: i dati di uno studio USA
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I fumatori soffrono di più
Uno studio condotto su malati di tumore proverebbe che l'intensità del dolore è maggiore fra chi fuma.
Ancora da chiarire il legame fra nicotina e sofferenza
MILANO - Il nefasto legame tra tabacco e cancro è ormai ben definito. Ora però uno studio pubblicato sul numero di gennaio
2011 sulla rivista Pain ipotizza che i pazienti oncologici che continuano a fumare nonostante la loro diagnosi vadano
incontro a una maggiore sofferenza rispetto agli altri. Gli scienziati hanno infatti scoperto che per un'ampia gamma di tipi
di tumori, agli stadi iniziali come in quelli più avanzati della malattia, fumare è associato a un'accresciuta intensità del
dolore, tanto da interferire anche con le abitudini quotidiane dei malati.
LO STUDIO - Un gruppo di ricercatori americani ha intervistato 224 persone affette da diversi tipi di cancro sull'entità del
dolore provato, su quanto questo fosse causa di stress psicologico e su quanto il male disturbasse le loro azioni durante il
giorno. Gli esiti del sondaggio non lasciano dubbi: non solo per i malati fumatori la situazione è risultata peggiore, ma fra
quanti hanno smesso è evidente che la gravità del male percepito diminuisce quanto più cresce il numero di anni in cui si è
detto addio alle sigarette. «I medici devono dare maggiore assistenza ai loro pazienti per aiutarli a smettere di fumare -
commenta Joseph W. Ditre del Dipartimento di psicologia della Texas A&M University, autore principale del lo studio -. Anche
se servono ulteriori chiarimenti e ricerche più approfondite per capire i meccanismi che legano la nicotina alla percezione
del dolore, è fondamentale proporre sempre ai malati oncologici le varie strade per smettere e indirizzarli ogni volta
possibile a un centro antifumo». Anche perché, concludono gli autori, alcuni risultati preliminari suggerirebbero che
abbandonare il tabacco migliorerebbe l'esito dei trattamenti anticancro oltre, ovviamente, alla qualità di vita dei malati.
CATTIVE ABITUDINI - Stime precise non ne esistono e le ricerche sull'argomento scarseggiano, ma le persone che continuano a
bere e fumare anche dopo una diagnosi "severa" come quella di un tumore sono una realtà in cui ci si imbatte in un qualsiasi
reparto ospedaliero di oncologia. Certo, la maggioranza dei pazienti adotta uno stile di vita più salutare, fa diete
bilanciate, sviluppa un'abitudine all'esercizio fisico e dice addio alle cattive abitudini. Ma secondo alcuni studi circa un
quarto dei malati continua ad essere un fumatore nonostante la consapevolezza che proprio il tabacco potrebbe essere la causa
della malattia. Un atteggiamento più sano, invece, è un aiuto concreto per l'organismo che deve combattere contro la
neoplasia, facendo spesso i conti con gli effetti collaterali delle terapie anticancro. Inoltre, concludono gli esperti, le
buone abitudini aiutano a tenere lontano il pericolo di recidive o eventuali altri disturbi legati al tumore.