Cosenza: dati sul fenomeno alcol
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Domenico Marino
COSENZA. Altro che droga, il vero allarme sballo in città è legato all'alcol. I giovani anzitutto, ma anche gli adulti e gli
anziani, alzano spesso e volentieri il gomito finendo trascinati in un gorgo dal quale è difficilissimo tirarsi fuori. Un
percorso faticoso, lungo il quale lavorano gli specialisti dell'Unità operativa di alcologia che è attiva in città, in via
delle Medaglie d'oro, ed è diretta dalla dottoressa Maria Francesca Amendola che fa parte pure del direttivo nazionale della
Società italiana di alcologia. Ha un quadro molto dettagliato della realtà locale, snocciolando cifre e storie che non sono
per nulla incoraggianti.
ALLARME GIOVANI. La fascia più a rischio è quella dei giovani, che ormai bevono ovunque e sempre di più. Ma il quadro
d'insieme migliora solo leggermente con l'aumentare dell'età. «I ragazzi bevono troppo - spiega la Amendola - perché bere è
ormai diventato un collante sociale, quasi un mezzo di comunicazione. Se non si beve non si può stare nel gruppo». La
specialista alza l'asticella del pericolo per questi giorni dal sapore natalizio, quando abbondano le feste e i veglioni non
autorizzati durante i quali non c'è alcun controllo e si beve davvero di-tutto-e-di-più. Fino a stare male. Lancia un'idea
per i sindaci, chiedendo di fare affiggere cartelli coi quali si invitano i bar, i supermercati e gli altri locali a non
vendere alcolici ai minori di sedici anni, come tra l'altro prevede la legge.
LE FAMIGLIE. «Ci rivolgiamo alle famiglie sollecitandole a fare attenzione a queste feste e in generale al comportamento dei
ragazzi - riprende la specialista - perché il problema non è assolutamente da sottovalutare. Il percorso dello sballo per i
giovani non comincia con la droga, ma con l'alcol. Basta pensare alla diversa reazione delle famiglie di fronte ai due
problemi. Se i genitori scoprono che il figlio, o la figlia, fuma uno spinello, succede un pandemonio. Se invece scoprono che
si ubriaca, non succede nulla. A volte i famigliari ignorano certi problemi, o fanno finta di ignorarli, per lasciare
nell'ombra anche loro abusi. È come se i ragazzi avessero il lasciapassare degli adulti».
I MEDICI DI BASE. La responsabile dell'Unità di alcologia cittadina bussa idealmente alle porte dei medici di base,
invitandoli a fare di più su questo fronte. «Anzitutto con un'opera di prevenzione nelle famiglie, tenendo sotto controllo i
pazienti. Possono avere il polso di tutto».
BEVITORI BINGE. La Provincia di Cosenza, in Italia, è tra quelle che registrano la più alta percentuali di bevitori binge,
cioè quanti mandano giù una grande quantità di alcol in un breve lasso di tempo, sballandosi. E magari poi si mettono pure al
volante, rischiando la vita quando non perdendola del tutto. Nella tarda serata e nella nottata dello scorso 7 dicembre, a
esempio, vigilia dell'Immacolata e serata di grandi feste e veglioni, il Pronto soccorso cittadino è stato invaso da numerosi
giovani a un passo dal coma etilico se non già dentro con tutti e due i piedi. Solo quella sera le ambulanze del 118 hanno
soccorso otto giovani in stato di etilismo acuto, mentre al Pronto soccorso dell'Annunziata si sono rivolti una ventina di
giovani che avevano alzato il gomito sino a farsi male.
PIANO AZIONE ALCOL. Per affrontare proprio i problemi legati ai più giovani, nel 2009 l'Azienda sanitaria provinciale ha
messo in campo un'iniziativa denominata Piano Azione Alcol. È organizzato in tre fasi: "Alcol e guida", già svolto con
interventi mirati a sensibilizzare i ragazzi sull'allarme legato agli incidenti, spesso mortali, riconducibili alla guida in
stato d'ebbrezza; "Alcol e scuola", in fase di preparazione con incontri e riflessioni negli istituti di tutta la provincia:
finora ne hanno aderito cinquanta. Infine, l'anno prossimo ci sarà la fase "Ospedali liberi dall'alcol" per sensibilizzare
gli operatori sanitari in servizio nei nosocomi.
PATENTI RITIRATE. Molti degli alcolisti che si rivolgono all'Unità operativa di via delle Medaglie d'oro sono costretti a
farlo dalla Commissione medica locale cui giungono i casi delle patenti ritirate per guida in stato d'ebbrezza. I sanitari li
obbligano a rivolgersi agli specialisti del centro alcologico prima di riavere il documento. «Facciamo un approfondimento del
caso - spiega la dottoressa Amendola - e se scopriamo un problema si avvia un trattamento mirato, altrimenti, se si tratta di
bevitori occasionali, svolgiamo solo un'opera informativa. Molti casi ci vengono segnalati anche dal reparto di
Gastroenterologia, perché quando si fa un controllo, magari per un intervento, i problemi vengono fuori subito. Almeno cinque
casi che affrontiamo ogni anno vengono dall'ospedale. È un errore pensare che le patologie legate all'alcol li abbiano solo
gli alcolisti».
INCIDENTI DOMESTICI. L'abuso di alcol ha una forte incidenza non solo negli incidenti stradali, ma anche in piccoli e grandi
problemi registrati in casa. Non solo per quanti sono dipendenti dall'alcol, ma pure per chi ne abusa saltuariamente. Molti
di essi sono donne che magari poi si presentano in Pronto soccorso per lesioni e fratture provocate da una caduta nella
doccia o un incidente in cucina.
VIOLENZE SESSUALI. Non sono pochi i casi di violenza sessuale legati all'abuso di alcol. Tanto da parte di donne che bevono e
quindi rimangono facilmente vittima di chi mira ad abusare di loro, tanto da parte di quante finiscono tra le braccia di
uomini che hanno mandato giù troppo alcol e quindi non sono più coscienti di sé.
GLI ANZIANI. Nell'ultimo anno l'Unità di alcologia s'è trovata ad affrontare un'emergenza nuova: l'aumento dell'abuso di
alcol tra gli anziani: gli aver 60. «Per loro l'alcol è quasi un sedativo - spiega la dottoressa Amendola -, un rimedio per
mettere da parte i problemi, combattere la solitudine».