Crisi del vino, è fuga dai vigneti
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E' allarme crisi per il vino italiano che soffre di un calo dei vigneti, delle cantine e delle aziende di imbottigliamento. E anche la Toscana, seppur con diverse sfumature, non si sottrae a questo quadro a tinte fosche. Lo dicono i risultati di uno studio di Assoenologi. Come primo risultato di questa situazione, cresce la fuga dai vigneti: negli ultimi quattro anni la superficie vitata di uva da vino è scesa in Italia di quasi il 4,5%. Della stessa entità il calo subito dalle cantine, passate «dalle 700.000 unità del 2005 alle circa 670.000 attuali. Flessione a due cifre, invece, per le aziende di imbottigliamento di vino, passate dalle 30 mila del 2005 alle 25 mila attuali, con un calo del 17%. Dati più che preoccupanti, che trovano riscontro anche in gran parte della nostra regione. Lo conferma Guido Antoniazzi, presidente della sezione toscana di Assoenologi. «La crisi - dice - coinvolge anche i vini toscani: da un anno e mezzo il prezzo del vino all'ingrosso è crollato, specie per quanto riguarda i grandi Doc e Docg come il Chianti, il Chianti classico, la Vernaccia di san Gimignano». Un po' meglio la situazione per altri nomi illustri, ma solo perché la produzione limitata fa da argine alla crisi e salvaguarda almeno in parte il mercato dei vari Brunello, Bolgheri, Nobile. «Ma è tutto il settore che è in difficoltà - va avanti Antoniazzi - specie per le aziende che producono e vendono in cisterna. Le cifre in generale non sono a livelli di quelle nazionali, ma è certo che i consumi, sia interni che all'estero, sono fortemente dimuinuiti. Perché la gente beve meno vino? Eh la crisi, soffre particolarmente l'esportazione, e non solo del vino toscano o italiano. Si tagliano le spese e se ne consuma meno, tutto qui». Si tratta di una reazione a catena: le aziende sono costrette a calare i prezzi per stare sul mercato, tagliano anche sulle spese (e qualche posto di lavoro è già saltato), la grossa distribuzione che vende a prezzi più bassi, e questo ridimensiona i guadagni. In ultimo la situazione si ripercuote anche sui vigneti: rinnovarli costa, quindi quelli vecchi non vengono rinnovati, e ci rimette anche la qualità. «In Toscana - dice il presidente Assoenologi - per fortuna buona parte degli investimenti sono stati fatti 7 o 8 anni fa, quando il mercato rendeva bene: tecnologie, cantine, attrezzature, vigneti sono stati rinnovati. Ma ora è tutto fermo. Chi vende in cisterna oggi vende anche al 40% in meno. Il chianti viene venduto anche a 70 euro all'ettolitro e produrlo costa fra i 95 e i 110 euro, si lavora in perdita. Anche di Chianti classico non se ne può produrre più di 52 ettolitri a ettaro, da vendere a 120-130 euro all'ettolitro. E la coltivazione in collina è costosa, anche 150-160 euro all'ettolitro. Nessuna azienda per ora ha chiuso, ma c'è chi cede i vigneti in affitto. Va un po' meglio alle aziende che confezionano, hanno ridotto i margini ma sopravvivono». Anche i toscani poi bevono meno vino, di tutti i tipi, anche se qui si continua a produrre principlamente il rosso. «Come uscirne? - conclude Antoniazzi - Non ci resta che aspettare che la crisi allenti la sua morsa. Se riprende l'economia la gente ricomincia a bere il vino».