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Curare l'alcolismo con la medicina personalizzata: i dati di uno studio

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Un gene ti toglie la voglia di bere
Antonino Michienzi
Curare l'alcolismo come si fa con i tumori, somministrando una terapia cucita su misura del paziente adesso è possibile. Uno

studio pubblicato sull'American Journal of Psychiatry ha dimostrato infatti l'efficacia di un nuovo farmaco nel ridurre

l'assunzione di alcol da parte dei forti bevitori. Ciò, però, avviene soltanto nei soggetti che possiedono uno specifico

profilo genetico. "La nostra scoperta suggerisce un nuovo paradigma per il trattamento dell'alcolismo e rappresenta una delle

maggiori conquiste verso la medicina personalizzata rivolta a specifici profili genetici", ha commentato Bankole Johnson

dell'University of Virginia di Charlottesville (Usa) e coautore dello studio.
La ricerca si basa su una precedente scoperta compiuta da ricercatori dell'università americana: un gene denominato 5-htt

gioca un ruolo importante nella tendenza a diventare un forte bevitore. Ciò avviene perché è coinvolto nel trasporto della

serotonina, un neurotrasmettitore connesso al piacere che si prova bevendo. Ridurre questo piacere, quindi, può rendere meno

appetibile l'alcol ai forti bevitori, hanno ipotizzato i ricercatori. Nello studio, perciò, il gruppo americano ha verificato

l'efficacia di un nuovo farmaco (ondansetron) in grado di contrastare proprio gli effetti della serotonina in quanti

possiedono questo specifico profilo genetico.
I ricercatori hanno arruolato 283 alcolisti, in larga parte maschi bianchi, a cui è stato somministrato il farmaco o un

placebo per 11 settimane. Tutti i volontari hanno inoltre seguito una terapia cognitivo-comportamentale. Allo scadere del

periodo di osservazione, gli individui con il profilo genetico più "sensibile" al farmaco e che avevano assunto il farmaco

dimostravano di consumare una minore quantità di alcol e di riuscire a sopportare l'astinenza totale dall'alcol per un

periodo più lungo.
"Ciò che ci dice questo studio è che adesso abbiamo prove misurabili del fatto che la medicina personalizzata è davvero una

strada percorribile per la dipendenza da alcol", ha affermato Johnson. Una strada che offre non pochi vantaggi. "Essere in

grado di fare uno screening genetico in anticipo - ha spiegato il ricercatore -, pone i medici nella condizione di eliminare

l'approccio basato su un gran numero di tentativi ed errori per arrivare alla prescrizione del farmaco corretto". Inoltre,

"la medicina personalizzata fornisce loro una previsione della capacità di successo di un trattamento" e ciò consente di non

essere costretti a cambiare continuamente farmaco alla ricerca di quello giusto o di associare più medicinali nella speranza

di sortire i risultati sperati.
Tuttavia, i punti di forza della medicina personalizzata coincidono paradossalmente con i suoi limiti. L'assunto della

medicina personalizzata è quello di mettere a disposizione farmaci destinati a ristretti gruppi di pazienti. Perciò non

esiste più un farmaco efficace per tutti, come era avvenuto finora.
Così, però, si corre il pericolo che, finché non si conosce il profilo genetico di tutta la popolazione o non si dispone di

un farmaco adatto ad ogni profilo genetico, larga parte della popolazione rimanga esclusa dal godimento dei benefici delle

innovazioni terapeutiche.
Ed è il caso di questo nuovo farmaco: "questo approccio terapeutico è valido per circa un terzo dei pazienti con dipendenza

da alcol - ha fatto notare Johnson -. Perciò, sono necessarie ulteriori ricerche per identificare altre variazioni genetiche

che possano rispondere a cure alternative".