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Curare l'alcolismo in modo integrato: a Cagliari Serd e Psichiatria verso l'unificazione

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«Curare l'alcolismo in modo integrato»
La società italiana di neuropsicofarmacologia favorevole all'unificazione dei due servizi deciso dall'Asl 8


CAGLIARI. La Asl 8 ha deciso di riunire le due strutture che finora si sono occupate dei problemi degli alcolisti e delle loro famiglie a Cagliari e dintorni. Le due strutture hanno funzionato una in forze al Serd (il servizio per le tossicodipendenze mai elevato al rango organizzativo di dipartimento) e l'altra al dipartimento di salute mentale. Le due strutture si riuniscono e una prevale gerarchicamente sull'altra: il servizio attivo al Serd "passa" al Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici alcolcorrelati, nato 18 anni fa all'interno della Clinica psichiatrica, poi trasferito all'Asl 8 come unità semplice e, da due anni, diventato struttura complessa.


Nelle settimane scorse i familiari dei pazienti del servizio del Serd hanno espresso forte preoccupazione per questo passaggio al dipartimento di salute mentale, visto come una "psichiatrizzazione" del paziente alcolista. In sintesi, la Asl spiega che la scelta invece nasce da un'esigenza diventata evidente negli anni: alcolismo e disturbo psichiatrico in molti casi coesistono, vanno riconosciuti e trattati «evitando parcellizzazioni dei percorsi terapeutici», la risposta del sistema sanitario deve essere multidisciplinare e integrata.


Una scelta analoga è stata fatta da altre Asl sarde e si sono espressi favore di tale indirizzo anche la società italiana di neuropsicofarmacologia (presidente Giovanni Biggio) e la società italiana di psichiatria forense (coordinatore per la Sardegna Liliana Lorettu). «L'abuso di alcol è diventato uno dei maggiori problemi sociosanitari nella nostra regione. Gli individui che abusano di alcol manifestano numerose inevitabili difficoltà in campo sociale, familiare, lavorativo e purtroppo spesso anche sul fronte della salute mentale.Il trattamento delle problematiche e conseguenze legate ad una eccessiva assunzione di alcol è molto complesso. Tuttavia, consolidati dati della letteratura (studio ECA - Epidemiological Catchment Area) hanno evidenziato che la patologia psichiatrica spesso presente nei soggetti che fanno abuso di alcol, costituisce un grave problema sia sociale che sanitario in quanto è spesso misconosciuta e sotto diagnosticata. Infatti, se non viene diagnosticata precocemente rappresenta uno dei fattori principali della cronicizzazione del comportamento d'abuso, della scarsa risposta ai trattamenti e dell'elevata vulnerabilità alla ricaduta.


La più avanzata letteratura in campo neuropsichiatrico è oggi concorde nel suggerire che un intervento integrato che si avvale di un contributo sanitario -psichiatrico e di un fondamentale supporto dei gruppi di auto-aiuto risulta essere l'approccio maggiormente efficace. Questa conclusione è fortemente sostenuta dalle ricerche più avanzate nel campo della neurobiologia sperimentale e clinica. Infatti, gli studi di "Brain Imaging", di genetica molecolare, inclusa l'epigenetica, hanno di recente consolidato l'evidenza di quanto un corretto "supporto psicosociale" abbia un'azione positiva nel migliorare l'aderenza alla farmacoterapia e quindi il miglioramento della patologia e la qualità di vita del soggetto.L'intervento integrato e multimodale (bio-psico-sociale) rappresenta un moderno approccio sinergico e complementare nella gestione del paziente che fa uso di alcol, crea un "circolo vizioso" positivo, attraverso il quale l'assistito può accedere a maggiori opportunità terapeutiche. Sarebbe un errore, alla luce di posizioni ideologiche, privare il paziente di una o dell'altra strategia di intervento». L'intervento si conclude con una sponsorizzazione della scelta delle diverse Asl: «Una scelta aziendale che prevede l'accorpamento di due strutture che si occupano dei disturbi alcol-correlati non è finalizzata a impoverire l'offerta di salute per gli utenti con problematiche d'Alcol, Tabacco e Gioco d'Azzardo Patologico ma, al contrario, costituisce un valore aggiunto per il paziente, confermato da evidenze cliniche e scientifiche, che non ultimo consente anche di ridurre una dispersione e frammentazione delle risorse».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)