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Current Pharmaceutical Design: nuove terapie per la dipendenza da oppiacei

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Nuove terapie per la dipendenza da oppiacei

La dipendenza da oppiacei è una grave malattia che ha un impatto deleterio sulla salute e sul benessere di coloro che ne soffrono. Inoltre,

tale dipendenza, è associata ad un numero significativo di infezioni e malattie quali l'HIV, l'HCV e l'HBV, nonché a stati di emarginazione

sociale, criminalità e mortalità.
Uno dei progressi più significativi nel trattamento di pazienti tossicodipendenti da eroina è stata l'introduzione di terapie sostitutive a

base di oppioidi, metadone, agonisti parziali e buprenorfina. Tali terapie hanno ampiamente contribuito a migliorare i risultati dei pazienti

dipendenti da oppiacei nei confronti delle recidive e ha diminuito notevolmente i tassi di trasmissione dell'HIV, l'incidenza di overdose e

la delinquenza causata dal traffico di eroina.
Nonostante i notevoli progressi in questo ambito però, sono ancora pochi gli studi clinici che hanno come obiettivo primario quello di

testare nuove molecole che fungano sia da accompagnamento ai trattamenti sostitutivi a base di oppioidi che da eventuale mantenimento dell'astinenza dal consumo di oppiacei.
L'obiettivo di questo studio, portato avanti da un gruppo di ricercatori francesi, è proprio quello di esaminare i dati relativi al

trattamento di pazienti con una dipendenza da oppiacei con uno sguardo particolare a quelle che sono considerate le nuove terapie, al fine di individuare le eventuali lacune presenti attualmente in alcuni trattamenti specifici.
Ad esempio tra i nuovi trattamenti che risultano di potenziale interesse nella dipendenza da oppiacei spicca la Stimolazione Magnetica

Transcranica (TMS) oltre a studi su diversi target biologici come il gabaergico e il glutammaergico. Purtroppo però le iniziative relative

alla ricerca di nuovi trattamenti farmacologici sono attualmente un passo indietro rispetto al costante avanzamento delle dipendenze e sono

ancora pochi i trattamenti che risultano efficaci nel mantenere l'astinenza. Pertanto, secondo i ricercatori, è necessario migliorare le

terapie specifiche anche per raggiungere un completo reinserimento del paziente anche a livello socio-professionale