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Cyberbulli, le vittime non denunciano

Cyberbulli, le vittime non denunciano


Cyberbulli, le vittime non denunciano

Bullismo è ormai una parola antiquata. Oggi si usa cyberbullismo. Perché le violenze arrivano direttamente dalla rete (intesa come web e come rete di conoscenze). Il 31 per cento dei maschi ammette di esserne stata vittima, il 35 per cento delle femmine pure. A Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, l’ultimo caso: una ragazza disabile picchiata dai compagni davanti all’implacabile smartphone. Video che finisce poi su Facebook e su Whatsapp, che fa il giro della scuola e diventa virale.

Ma perché, poi? Che c’è da vantarsi nel picchiare qualcuno, per di più indifeso?

Telefono Azzurro e Doxa Kids, nel 2014, hanno condotto un’indagine tra i ragazzi che vanno dagli 11 ai 19 anni: il 10% ha ammesso di aver subito il cyberbullismo. La Società italiana di pediatria e la Polizia di Stato hanno ristretto il campo ai tredicenni con numeri che sono aumentati (come abbiamo visto).

Se dovessimo descrivere il mondo dei teenager di oggi, potremmo partire benissimo da qui: l’umiliazione e la vergogna verso un bersaglio sono le armi dei gruppi di bulli che si annoiano.

Solo che ora quell’umiliazione e quella vergogna sono come il sassolino lanciato nello stagno: il pestaggio viene ripreso dalla telecamera e va nelle case di centinaia di altri ragazzi. Quasi due ragazzi su dieci diventano protagonisti di video di scherno o si ritrovano al centro di immagini imbarazzanti.

E poi ci sono le minacce e le persecuzioni via chat, social o sms. Altra violenza cyber. O i profili falsi aperti su Facebook a nostro nome. Purtroppo, a dominare in molti casi è il silenzio. Praticamente impossibile confessare di essere una vittima di cyberbullismo all’insegnante o ai genitori. Per vergogna, perché ci si vuole fare giustizia da soli, perché non serve a nulla, per le minacce ricevute.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.italyjournal.it/2015/07/09/cyberbulli-le-vittime-non-denunciano/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)