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«D'Uva», nuova sfida bio e alcohol free

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«D'Uva», nuova sfida bio e alcohol free

Al debutto la spremuta innovativa obiettivo puntato sul canale Horeca

La crisi si può combattere anche con una spremuta d'uva: l'importante è che sia biologica, non pastorizzata e al 100% «alcohol free». L'idea emerge e trova concretizzazione sulle colline dell'entroterra gardesano, precisamente alla Cascina Belmonte di Muscoline, piccola azienda vitivinicola con sede nella frazione di Moniga del Bosco. Al debutto con un primo quantitativo sperimentale nel 2012, il progetto «D'Uva» ha fra i suoi obiettivi primari il canale Horeca, con particolare attenzione al mondo dei barman e della cosiddetta mixology. «Ma in verità questa bevanda ha anche una sua precisa vocazione nutrizionale - spiega il proprietario Enrico De Martino -. Le sue qualità organolettiche sono del resto preservate da un processo di lavorazione innovativo, denominato HPP: si basa sulle alte pressioni e le basse temperature, abbattendo la carica batterica e inibendo allo stesso tempo la fermentazione». La materia prima - che per questo tipo di trasformazione deve essere in perfette condizioni di sanità - viene dai sette ettari di vigna a bassa resa coltivati in regime bio nella tenuta di famiglia: Di Martino l'ha ricevuta in affidamento dal padre per avviarla commercialmente nel 2006. La produzione tradizionale arriva attualmente a 15 mila bottiglie, suddivise in cinque etichette: quattro Igt Benaco Bresciano (tra cui un Riesling e tre rossi) e un rosato. Per quanto riguarda invece D'Uva, quest'anno ne saranno prodotte 15 mila bottigliette da 250 ml (2,5 euro il prezzo in cantina) in tre tipologie (Barbera 100%, oppure nelle varianti Zenzero-Lemongrass o Anice Stellato-Liquirizia): il traguardo è di arrivare a 100 mila pezzi per i quali servirebbe il raccolto di circa 3 dei 7 ettari attualmente coltivati (pari a circa 250 quintali). «La novità ci sta aprendo porte che, con il solo vino, probabilmente non saremmo riusciti a varcare - conclude Di Martino - . Credo che alla base dell'interesse ci sia il fatto di aver creato un parametro di riferimento che in Italia non ha pari».

C.A.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)