Dal cin cin alla dipendenza: riflessioni sul problema alcol e giovani
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Dal cin cin alla dipendenza
Aumentano i giovani consumatori di alcol. Come impedire che si trasformi in problema
I giovani e l'alcol: un rapporto pericoloso In Italia, il primo incontro con "un bicchiere" avviene a 14 anni. Un
appuntamento che lascia poco tranquilli, se pensiamo che a 13 anni il sistema nervoso centrale non è ancora completamente
sviluppato e un'esposizione prolungata e regolare all'alcol può portare a un ritardo della maturazione e dello sviluppo delle
funzioni cognitive. Il dato - presente nella ricerca realizzata dall'istituto Doxa e commissionata dall'Osservatorio
Permanente sui Giovani e l'Alcol (www.alcol.net) - si mescola ad altri numeri e percentuali: otto italiani su dieci consumano
alcol, più precisamente il 90% dei maschi e il 70% delle femmine. Su cento italiani di 13 anni e oltre, il 63% sono
consumatori regolari, il 15,6% sono consumatori occasionali, il 21,4% non consumatori.
Cosa e quando si beve. La bevanda alcolica più consumata dagli italiani è il vino, seguito da birra, aperitivi, digestivi e
superalcolici. Il "nettare degli dei" si beve soprattutto durante i pasti, mentre per la birra prevale il consumo sociale al
bar, al pub o nelle birrerie. "La maggioranza degli italiani beve lontano dai modelli drammatizzati dello sballo del sabato
sera e non si iscrive d'ufficio nel numero degli irresponsabili che abusano prima di mettersi al volante - ha dichiarato il
vice presidente dell'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcol, Michele Contel - Il migliore degli anticorpi contro l'
abuso è proprio in famiglia, con l'adozione di comportamenti che eludono ogni riferimento al piacere e al gusto delle bevande
alcoliche".
Il Binge Drinking. Il 23% dei giovani consumatori - ragazzi tra i 13 e i 24 anni - sono a rischio e il fenomeno è in aumento.
Il 14,6% dei sedicenni ha dichiarato di aver fatto l'esperienza del Binge Drinking - almeno cinque bicchieri in due ore fuori
dai pasti - un fenomeno che arriva dagli Usa, dove è diventato una vera e propria piaga sociale. Bere una grande quantità d'
alcol nel minore tempo possibile fino a stordirsi può portare al coma etilico, alla perdita del controllo delle proprie
azioni, a effetti negativi sulla salute. Per non parlare del fatto che spesso è associato all'uso di sostanze stupefacenti.
Come intervenire. Il primo consiglio è prevenire. "Ogni stile di vita si forma all'interno della famiglia - spiega Fiorenzo
Ranieri, responsabile del Centro documentazione, studi e ricerca sul fenomeno delle dipendenze patologiche di Arezzo
(www.cedostar.it) - Se l'alcol è presente in casa, la possibilità che un ragazzo ne faccia un uso non adeguato anche al di
fuori è più probabile". La famiglia è il luogo in cui l'individuo si struttura e impara a relazionarsi con il mondo prima di
entrare a farvi parte attivamente e differenziarsi. "Il primo passaggio obbligatorio è guardarsi come genitori - raccomanda
Ranieri - tenendo sempre presente che l'alcol, in età precoce, è dannoso per la crescita e lo sviluppo già in quantità
ridotte. Non bisogna porsi il problema della misura con cui viene consumato, ma va evitato nel suo complesso".
Educazione sin da piccoli. Soprattutto nel caso delle dipendenze, molte situazioni si verificano perché non esiste una piena
consapevolezza delle proprie azioni e delle loro conseguenze. "Spesso c'è l'abitudine di far assaggiare ai bambini una goccia
di vino, magari mescolata allo zucchero o direttamente dal bicchiere - ricorda Ranieri - Si tratta di un primo contatto, che
viene sottovalutato eppure va evitato perché non si inneschi qualcosa di diverso nel corso degli anni". In altri casi, si
tengono esposte in una vetrinetta del salotto o del soggiorno le bottiglie di superalcolici. "Per il bambino, quello figura
come una sorta di spot pubblicitario continuo, tra l'altro in un contesto assolutamente amichevole come quello famigliare, di
cui ci si fida completamente". Togliere dalla vista ogni forma di alcol è un piccolo gesto che può evitare di generare un
legame futuro. "Ma il problema più grande sorge all'interno dei gruppi di coetanei - ammette Ranieri - dove l'utilizzo di
determinate sostanze diventa un simbolo di appartenenza. In questo caso, il genitore si trova spesso con le mani legate, per
quanto la prevenzione e un dialogo aperto possano sempre dare i loro frutti".
L'utilizzo di alcol negli adolescenti può essere dovuto a una sovrapposizione di fattori: da un lato gioca un ruolo forte l'
esplorazione tipica degli adolescenti, che spesso si mescola al confronto/scontro con la famiglia o al bisogno di trovare
sollievo dai disagi personali, come una sorta di auto-medicamento (sebbene dannoso). Quando ci si accorge del problema,
bisogna riprendere contatto con i propri figli, evitare gli approcci paternalistici che rischiano di aumentare il divario e
trovare il modo giusto per ristabilire la comunicazione. "Non bisogna vergognarsi, né trincerarsi dietro frasi come ‘Tanto è
così' oppure ‘Lo fanno tutti' - raccomanda Ranieri - Oltre al proprio medico curante, esistono centri specializzati che
assicurano l'assoluto anonimato e vie di uscita personalizzate".
Paola Rinaldi