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Dalla ricerca scientifica all'individuazione delle norme. Il caso dell'alcol: intervista al prof. Franco Prina

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Dalla ricerca scientifica all’individuazione delle norme. Il caso dell’alcol – Intervista al prof. Franco Prina
a cura di Claudia Belluardo


Professor Prina, oggi più che mai, il discorso sull’alcol riguarda, da un lato, la politica e le Istituzioni chiamate ad elaborare un quadro normativo in materia e dall’altro la comunicazione verso l’esterno attraverso i media. In che modo le ricerche e gli esperti concorrono a definire la politica e le norme in materia di alcol nel nostro Paese?
I fattori e gli attori che contribuiscono a delineare, approvare e implementare norme e politiche di prevenzione di problemi socialmente individuati come meritevoli di attenzione e regolazione sociale – come quello dell’alcol – sono di varia natura. E sono frutto di un processo complesso. Per comprenderlo occorre guardare in molte direzioni. Innanzitutto alle forme di costruzione sociale dei problemi (ovvero al modo in cui sono definiti, descritti e imposti all’attenzione pubblica) svolgono i mass media. E’ chiaro che quando si parla di prevenzione, controllo, cura o repressione dei comportamenti definiti come problematici, quali sono le dipendenze, i decisori politici cercano di condividere ogni responsabilità facendo ricorso ai dati e alle teorie scientifiche di interpretazione dei fenomeni. I “politici” arruolano, per così dire, i “tecnici”, teoricamente per procedere a scelte informate. In realtà le pressioni derivanti dalle esigenze e dagli interessi che si esprimono nell’ambito del sistema politico in un dato momento, sono espressione di aspettative condizionate da fattori di valutazione politica (se non politico-elettorale) cui i politici prestano massima attenzione.


I tecnici dovrebbero svolgere un ruolo ancillare alle decisioni...
I tecnici, anche se motivati ad esercitare un ruolo obiettivo, indipendente e responsabile (mai neutrale, perché la ricerca scientifica non è neutrale), si trovano spesso a gestire il loro intervento entro un quadro ambiguo: vogliono collaborare con le proprie competenze ma avvertono il condizionamento, e, comunque, hanno anche le loro idee, per tacere di eventuali ambizioni personali. Si può dire che, proporzionalmente alla crescita di pratiche di policy informate e basate sulle migliori evidenze scientifiche e all’inchino “formale” della politica nei confronti della scienza, sia cresciuto contestualmente il sospetto delle manipolazioni reciproche e dei conflitti di interesse tra scienza e decisione politica. In tutti i Paesi occidentali questo processo sta innescando una discussione di merito – si pensi alle politiche ambientali, a quelle energetiche, alla gestione dell’immigrazione e anche a quelle di sicurezza come rivela il recente scandalo Datagate - che dovrebbe indurre revisioni, anche radicali, del modo di pensare il ruolo pubblico della ricerca scientifica come strumento di aiuto alla formulazione di politiche pubbliche.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.alcol.net/images/newsletter/news%2011def.pdf


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)