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Diagnosi e trattamento del BED (binge eating disorder): un aggiornamento

Diagnosi e trattamento del BED (binge eating disorder): un aggiornamento


DIAGNOSI E TRATTAMENTO DEL BINGE EATING DISORDER: UN AGGIORNAMENTO


I pazienti affetti da binge eating disorder (BED), o disturbo dal binge eating, mostrano significative compromissioni della qualità della vita e dei livelli di salute percepita, correlate non solo al peso corporeo e ai sintomi fisici ma influenzate anche dai livelli di malessere psicologico.
Questa patologia è caratterizzata da elevata impulsività alimentare, espressa attraverso episodi di abbuffata non seguiti da condotte di eliminazione o compensazione, diversamente da quanto avviene nella bulimia nervosa.


Obiettivo del lavoro pubblicato sull’ultimo numero della rivista MDD – Medicina delle Dipendenze. Italian Journal of Addiction, è di esplorare i dati disponibili sull’argomento, descrivendo lo stato dell’arte relativo sia alle caratteristiche diagnostiche che alle più efficaci strategie terapeutiche.

Il BED è un disturbo relativamente frequente, con una prevalenza nella popolazione generale stimata tra lo 0,8% negli uomini e l’1,6% nelle donne e una differenza di prevalenza tra i due sessi più contenuta rispetto agli altri disturbi dell’alimentazione.

 

Sebbene fosse tradizionalmente considerato un disturbo dell’età adulta, studi recenti suggeriscono che il BED si manifesti spesso già in adolescenza e addirittura nell’infanzia, con un’età media di insorgenza intorno ai 20 anni.

 


Il trattamento del BED è complesso, sia per fattori clinici e psicologici che per gli elevati tassi di abbandono delle cure e la scarsa stabilità dei risultati raggiunti.
Come negli altri disturbi dell’alimentazione, nel BED si riscontra una marcata tendenza all’alessitimia e un deficit nell’identificazione e nella regolazione delle emozioni, accompagnati da rilevanti problematiche interpersonali.


La comorbilità con i disturbi di personalità è frequente, così come quella con disturbi dell’umore e abuso di sostanze, verosimilmente tutte collegate con una più severa psicopatologia e con una peggiore prognosi. La compresenza di queste diagnosi psichiatriche pare infatti avere un tale peso clinico da essere proposta come marcatore di particolare gravità della patologia invece di essere registrata come semplice condizione associata.
I pazienti affetti da BED mostrano spesso una forte preoccupazione per il controllo del peso e delle abbuffate, un peggiore controllo dell’alimentazione, una più elevata paura di ingrassare e una maggiore insoddisfazione corporea rispetto alla popolazione obesa. Alla luce di queste evidenze, l’ipervalutazione del peso e della forma fisica sembra quindi da considerarsi sia come specificatore diagnostico che come indice di gravità.
Questa patologia è inoltre contraddistinta da bassa autostima, debole alleanza terapeutica e scarsa capacità di autodereminazione, tutti predittori di insoddisfazione e prematura interruzione di trattamenti.

I possibili trattamenti sono:


- approccio multidisciplinare sequenziale,
- interventi comportamentali,
- interventi psicoeducazionali,
- psicoterapie,
- trattamento farmacologico,
- chirurgia.

In generale, la combinazione di differenti interventi nello stesso momento non sembra ottenere significativi vantaggi, mentre programmare trattamenti sequenziali, con interventi più specifici per i non rispondenti, sembra essere una più promettente strategia di cura.

 

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.cesda.net/?p=9951

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)