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Dipendenza da alcool, i giovani e gli anziani le fasce piú a rischio

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Dipendenza da alcool, i giovani e gli anziani le fasce piú a rischio

Nel mese della prevenzione alcologica, sono stati diffusi i dati relativi al 2011 sul consumo di bevande alcoliche da parte degli italiani. Le percentuali Istat parlano di un fenomeno in leggera diminuzione rispetto al 2010, tuttavia emerge un aumento nel consumo di alcol fuori dai pasti e un comportamento a rischio che riguarda 8 milioni e 179 mila persone. Uno stile di vita che investe soprattutto gli anziani oltre i 65 anni con un 43%, i giovani dai 18 ai 24 anni e i giovanissimi a partire dagli 11 anni e che coinvolge il 14% dei maschi e l´8,4% delle femmine. Tuttavia esistono altre fonti ufficiali in materia di sondaggi, come i dati Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), un sistema di sorveglianza dell´Istituto superiore di sanità, che periodicamente realizza dei report territoriali sullo stato di salute dei cittadini e le loro abitudini di vita.

Sempre in occasione del mese della prevenzione sono stati pubblicati i dati Passi in Puglia che parlano di un 22% della popolazione come bevitori problematici, percentuale abbastanza in linea con i dati nazionali; 31% se si parla dei giovani pugliesi, tra i quali é maggiormente diffusa una tendenza problematica che va sotto il nome di 'Binge drinking', ovvero il consumo di cinque o piú unità alcoliche nello stesso intervallo di tempo, per provocarsi uno sballo. Va da sè che in questi casi, aumenta il rischio di sviluppare una dipendenza. Numeri a parte, il problema, nei suoi diversi livelli di gravità, esiste. Per capire meglio il fenomeno abbiamo parlato con Carmen Di Gennaro, presidente provinciale dell´Apcat (Associazione provinciale dei club alcologici territoriali), una realtà sociale che interviene nel campo della dipendenza da alcol correlata ma non solo. In Italia i club sono oltre mille, in Puglia circa una sessantina e nella nostra provincia sette, di cui soltanto due a Foggia se si considera il numero di abitanti.

'Al di là della localizzazione, il fenomeno esiste ed é statisticamente in diminuzione rispetto al 2010 - spiega la Di Gennaro - ma comunque in aumento se si considera che le fasce esposte sono quelle dei giovani e nella provincia Foggia i dati sono sovrapponibili alla media regionale e nazionale. Secondo il postulato di Ledermann la fascia dei consumatori per cosí dire moderati é maggiore rispetto alla base sociale che già consuma alcol in maniera pericolosa, dunque é piú probabile che siano proprio i bevitori moderati piú a rischio proprio perchè la base sociale é piú larga'. Uno dei tanti obiettivi del club é quello di promuovere non solo un cambiamento nello stile di vita ma anche terminologico. 'Parlare di uso e abuso significa dire che esiste una dose consentita e una non sicura ma il loro confine non posso stabilirlo io come non puó stabilirlo nessuna società scientifica. Si parla invece di consumo. Per l´Organizzazione mondiale della sanità l´alcol é considerata una droga perchè nuoce alla salute, crea dipendenza con tutte le sue conseguenze problematiche. Se parliamo di droghe come la cocaina siamo d´intesa che fa male Indipendentemente dalla quantità. Lo stesso vale per l´alcol'. Recuperando il concetto dell´Oms secondo cui la salute é intesa come un equilibrio globale che investe la sfera fisica, psichica, relazionale e spirituale dell´individuo, per affrontare un problema alcol correlato il club interviene secondo un approccio sistemico relazionale.

'La persona non é meccanicamente scomposta in piú parti ma é collegata ad un tutto come la sua famiglia e il tessuto sociale. I club nascono dall´intuizione di uno psichiatra croato, Vladimir Hudolin, il quale capí che per un problema di natura sociale era necessario un approccio sistemico-relazionale, infatti la sua metodologia va sotto il nome di ecologica-sociale proprio perchè la sofferenza della persona non é solo la sua ma di tutto il sistema che ruota intorno all´individuo. Questo approccio puó essere applicato anche ad altri tipi di disagi. Infatti parliamo di problemi alcol correlati e complessi, dove al problema dell´alcol puó essere collegata un´altra dipendenza, malattia mentale, emarginazione sociale e altro. Il club é un gruppo di auto mutuo aiuto, una comunità multifamiliare cioé composta non solo dalle persone che hanno direttamente il problema ma anche e soprattutto dalle loro famiglie o di un amico in virtú di un cambiamento sistemico, che si incontrano una volta a settimana per discutere dei problemi. Sembra banale questa modalità, peró si attivano delle relazioni circolari e il confronto, dal quale nascono buone proposte risolutive che attivano la corresponsabilità delle famiglie.

Nessuno dice a loro cosa devono fare, ma parlano di come si sentono e di come pensano di poter risolvere il problema. A volte vengono anche solo le famiglie o gli amici, l´importante é che si inizia a riflettere prima di tutto su quelle che sono le abitudini alcoliche, non necessariamente un consumo già definito pericoloso. Nei club c´é una specie di rituale, ovvero la conta dei giorni di sobrietà. Ogni settimana le famiglie comunicano a quanti giorni sono arrivate'. 'Una cosa importante - conclude la Di Gennaro - é che noi non lavoriamo sull´astinenza, che significa dire proibizionismo come mortificazione e privazione. Il concetto di sobrietà é inteso come purezza ed é una scelta della famiglia e non la perdita di qualcosa. Questo é il senso del club'54


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)