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Dipendenza da cibo: come uscirne?

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Dipendenza da cibo: come uscirne?


Esistono alcuni cibi (patatine, pop corn, noccioline, cioccolata) che scatenano in chi ne assapora uno il bisogno di di averne ancora e ancora. Ma qual è il limite fra preferenza e dipendenza? Quando questi cibi si trasformano in "droga" a cui è difficile dire di no? Ne parliamo con Enrichetta Spalletta, psicologa e autrice del libro "Cibo per vivere...vivere per il cibo" pubblicato da Sovera Edizioni.


Quando una semplice preferenza si trasforma in dipendenza?
La "preferenza" è una scelta tra alternative e la possibilità di ordinare quest'ultime sulla base della felicità, soddisfazione, gratificazione, godimento, utilità che esse forniscono. Purtroppo la stessa preferenza non è in sintonia con la salute, ma è guidata da memoria ed esperienza.
Per "dipendenza" si intende un'alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca irrefrenabile del piacere attraverso mezzi, sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. La dipendenza fa perdere la capacità di controllo sull'abitudine.


La voglia continua di un particolare cibo e la sua ricerca spasmodica dipendono da fattori psicologici o puramente chimici (la composizione di tali cibi)?
La dipendenza può essere fisica e psichica. E' certamente collegata a fattori psicologici e crea una forma di dipendenza simile a quella da fumo, alcol, droghe; nello stesso tempo c'è anche un collegamento con l'assunzione di cibi ad alto contenuto di grassi, che aumentano il desiderio di consumarne continuamente e sempre di più. Una patatina tira l'altra quindi, come le ciliegie, ma soprattutto come altri cibi pieni di grassi: non ci si riesce a limitare e si continua a mangiarne.


Perché si sofferma sui cibi pieni di grassi?
L'assunzione di grassi, fin da quando il gusto viene percepito in bocca, fa partire un segnale che arriva al cervello e da lì torna all'intestino sotto forma di stimolo per produrre endocannabinoidi (composti simili a quelli presenti nella marijuana). Gli endocannabinoidi, a loro volta, inviano al cervello segnali volti a richiedere l'assunzione di altri grassi. Un circolo vizioso che chiarisce perché il desiderio possa essere difficilmente soddisfatto.


Quali i fattori psicologici alla base di una dipendenza? Come agisce il cibo?
Si tratta di una compulsiva ricerca del piacere guidata dall'eccessivo funzionamento della regione del cervello regolata dalla dopamina, un neurotrasmettitore i cui livelli aumentano prima e durante un'attività piacevole.
I percorsi della dopamina collegano il sistema limbico, che si occupa delle emozioni, con l'ippocampo, che invece è responsabile della memoria. In questo modo, le attività piacevoli vengono collegate a ricordi intensi e allettanti. Il problema sorge quando il ricordo e il desiderio di ripetere l'attività piacevole (in questo caso rappresentata dal cibo), prendono il sopravvento sulla libertà di scelta nella vita della persona. La dopamina sale oltre i limiti, rompendo i freni inibitori: la funzionalità dei lobi frontali, responsabili del controllo e della forza di volontà, è ridotta in chi soffre di dipendenza, con il risultato di avere un rinforzo del comportamento disfunzionale.


Alla base di tale dipendenza può esserci una scorretta educazione alimentare?
Certamente le abitudini familiari, scolastiche ed extrascolastiche, contribuiscono all'apprendimento di uno stile di vita alimentare che nel tempo prende una forma diversa per ogni individuo. Se un bambino o un adolescente cresce in un ambiente in cui si consumano cibi non sani, in cui manca un'adeguata informazione sulle qualità del cibo e delle sue assunzioni, sarà per lui più semplice sviluppare dipendenza da cibo.


Come intervenire? Esistono tecniche di auto aiuto oppure è necessario rivolgersi a specialisti?
Negli ultimi anni il trattamento dei disturbi dell'alimentazione è notevolmente migliorato e oggi disponiamo di vari trattamenti la cui efficacia è stata dimostrata da rigorosi studi controllati. Nei casi non gestibili con tecniche di auto-aiuto è necessario rivolgersi ad un'equipe formata da specialisti in terapia dei disturbi dell'alimentazione (psicoterapeuti, dietisti, medici con formazione specifica), che utilizzano lo stesso linguaggio terapeutico e seguono la persona passo dopo passo progressivamente e attraverso una metodologia collaborativa. Per capire se si ha un problema di dipendenza è molto utile rivolgersi a servizi come l'ASPIC -Alimentazione che a Roma mette a disposizione uno Sportello Cibo & Salute, in cui si può usufruire gratuitamente di tre colloqui orientativi con personale specializzato nel settore dell'alimentazione (counselor, psicologi e psicoterapeuti).


Dr.ssa Enrichetta Spalletta, psicologa, psicoterapeuta, responsabile di ASPIC-Alimentazione (A.S.P.I.C. Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell'Individuo e della Comunità), direttrice del Corso di Formazione per operatori e familiari "Cibo & Salute"
Liliana Marcella, dietista, counselor nutrizionale nei servizi ASPIC Alimentazione, referente dello sportello Cibo & salute e dei gruppi di auto/mutuo-aiuto


ASPIC per la SCUOLA Via Alessandra Macinghi Strozzi, 42/a 00145 Roma
tel. 06 51435434 E-mail: [email protected] www.aspicperlascuola.it www.aspic.it

 

Luisa Carretti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)