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Dipendenza da cocaina: importanza dei fattori ambientali per la cura

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Dipendenza da cocaina e importanza dei fattori ambientali sul cervello: le ultime ricerche presentate a Firenze
Firenze - Ottavo congresso mondiale sulle neuroscienze: "per combattere la dipendenza da cocaina fondamentali i fattori ambientali".
Potrebbe un ambiente specifico curare la dipendenza dalla droga? Poiché i costi della terapia aumentano, l'attuale ricerca, condotta in

Francia dal Dottor Marcello Solinas dell'Institut de Physiologie et Biologie Cellulaire dell'Università di Poitiers, sugli "ambienti

arricchiti" potrebbe offrire approcci validi alla cura della tossicodipendenza.
La recente ricerca sta scoprendo gli effetti positivi che gli ambienti stimolanti hanno sul benessere fisico e mentale, impattando

positivamente il cervello.
"Fallimenti nel trattamento della dipendenza non possono essere dovuti a farmaci- spiega il dottor Solinas - ma probabilmente agli ambienti

della terapia". Egli ritiene che ambienti sicuri, fisicamente e mentalmente stimolanti potrebbero essere considerati o addirittura

'prescritti' come parte dei futuri piani di trattamento farmacologico. Anche le condizioni di vita dei tossicodipendenti meritano di essere

considerate: "Se l'ambiente è negativo, non stimolante e pericoloso, i rischi dopo la terapia possono essere più elevati. "Rispetto allo

sviluppo di nuovi farmaci - continua il Dottor Solinas - lo sviluppo di ambienti arricchiti non è costosa, rischiosa o complessa da proporre

o implementare".
Gli studi dicono che gli ambienti arricchiti siano in grado di riconnettere il cervello, ossia di cambiare il modo in cui il cervello

trasmette sostanze chimiche, stimolando la capacità del cervello di generare nuove cellule e di cambiare il modo in cui alcuni geni operano.
In un esperimento su due gruppi di topi dipendenti da cocaina, quelli ospitati negli ambienti "regolari" non sono usciti dalla dipendenza.

Quelli ospitati, al contrario, in un ambiente sicuro e fisicamente, socialmente e mentalmente stimolante, con presenza di grandi gabbie,

interazione sociale e una maggiore varietà di attività d'esercizio e giochi, hanno mostrato, dopo 30 giorni, che il comportamento connesso ad

una abnorme dipendenza è scomparso, e che i topi non hanno avuto alcuna ricaduta. "Data loro l'opportunità di trovare la droga, essi l'hanno rifiutata e le aree del cervello usualmente attive nella dipendenza sono rimaste inattive" dice il dottor Solinas.
Proprio "l'arricchimento ambientale può alterare la struttura della cromatina, l'imballo fisico del DNA- ha detto il dottor Solinas -

riconfigurando situazioni divenute inflessibili per la dipendenza e andando a riattivare o spegnere i geni affetti".
Dato che questa ricerca indica lo stress come un fattore chiave per la ricaduta nella dipendenza, il dottor Solinas ha spiegato che

l'arricchimento ambientale può essere visto come l'opposto funzionale dello stress in quanto impedisce lo sviluppo della tossicodipendenza e

perchè potrebbe potenzialmente curarla. "I cambiamenti sembrano essere di lunga durata", ha detto.
"Questi dati sono rilevanti da subito, perchè se il cervello può essere rigenerato, una persona ha più strumenti per non richiedere o per

resistere alle droghe in futuro".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)