Dipendenza da gioco d'azzardo: osservazioni
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Dipendenza da gioco d'azzardo
L'allarme sociale sulle problematiche legate al gioco d'azzardo riflette la diffusa percezione della crescente gravità del problema.La
massiccia invasione di poker-machines, l'enorme crescita dell'offerta di possibilità legali di scommettere (lotto e super-enalotto, "gratta e
vinci" , scommesse sull'ippica, centri scommesse della Snai ,) alimenta le speranze illusorie (il-ludere- entrare nel gioco) di molti , e
sappiamo che il secondo tempo della speranza spesso si chiama de-lusione (sempre facendo riferimento all'etimo- uscita dal gioco-).Ma, allo
stesso tempo, è evidente l'impensabilità di intervenire sulle problematiche legate al gioco d'azzardo attraverso un'ottica proibizionista,
(l'idea di proibire tout court molte forme di gioco oltre a risultare estremamente impopolare priverebbe lo stato di ingenti risorse
economiche, visto che le entrate per il gioco del lotto ed affini costituiscono una vera e propria forma di tassazione parallela.). Se
pensiamo al problema del giocatore compulsivo in analogia al problema delle tossicodipendenze appare evidente che lo "spacciatore" più
importante risulterebbe lo stato stesso, che perciò dovrebbe salire per primo sul banco degli imputati, mente il giocatore che cade in rovina
sarebbe (ed a tutti gli effetti è) la persona da aiutare. Sappiamo inoltre che politiche sociali di rigoroso proibizionismo non fanno che
alimentare lo sviluppo di circuiti clandestini illegali alternativi .
Qual è la relazione tra gioco ed azzardo? Se facciamo riferimento alla ormai classica categorizzazione di Caillois delle quattro forme
fondamentali di gioco (alea, agon, mimicry, ilinx,) possiamo intanto evidenziare come la componente della casualità (il dado, la sorte, la
fortunasfortuna,) appartenga in misura più evidente (anche se non esclusiva) ai giochi detti di alea, nei quali la componente casuale è
preponderante (esempio classico la roulette). L'aleatorietà, cioè l'incertezza sull'esito, permette la scommessa, la scommessa determina la
vincita o la perdita, vincite e perdite possono rinforzare o indebolire il desiderio di scommettere nuovamente.
Il giocatore definito compulsivo , che va comunque inquadrato lungo un continuum (giocatore occasionale, abituale, a rischio, compulsivo,)
evidenzia una progressiva perdita della capacità di porre dei limiti al coinvolgimento nel gioco, perdite economiche frequenti e sempre più
vistose, assorbimento sempre più esclusivo nell'attività di gioco (tanto che da alcuni egli è definito ludomane) . E' stato segnalato il caso
di uno di questi giocatori che nell'andare ad assistere la moglie che stava partorendo viene "distratto" dai videopoker del bar al piano
terra dell'ospedale, dove rimane a giocare per 10 ore di seguito, ricordandosi del lieto evento solo quando il neonato aveva già diverse ore.
Ci sono numerose testimonianze di un restringimento del campo di coscienza (simile a ciò che si verifica nei fenomeni di trance) e ad aspetti
quasi psicotici del giocatore compulsivo (perdita dell'esame di realtà).
In una significativa analogia con la dipendenza da sostanze, sono state inoltre evidenziate forme di assuefazione (bisogno di scommettere
cifre sempre più alte,) e di astinenza (sudorazione, tremori, tachicardia, ansia,) in giocatori ai quali il gioco stesso viene impedito (ad
es. a causa di ospedalizzazione o detenzione).
L'inseguimento della perdita, vale a dire il desiderio di rifarsi, precipita in un progressivo e sempre più vorticoso disastro economico il
giocatore compulsivo. Compaiono a questo punto fenomeni quali la richiesta di prestiti ad usura , le frequenti menzogne in famiglia volte a
nascondere la reale situazione economica, la scarsa attenzione o il disinteresse per l'attività lavorativa, che conducono in lassi di tempo
più o meno lunghi a gravi crisi personali (a volte con suicidi o tentativi di suicidio) che possono motivare il giocatore compulsivo a
chiedere aiuto (più spesso sono i familiari del giocatore a rompere la cortina di omertà, vergogna e disperazione).
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)