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Dipendenza da gioco d'azzardo: più colpiti gli over 30 depressi e disagiati

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Dipendenza da gioco d'azzardo: over 30 depressi e disagiati
Un punto fermo intorno al quale ruotano molti studi riguardanti la dipendenza dal gioco d'azzardo da bar, è quello che vuole che l'età media

dei giocatori sia compresa tra i 30 ed i 50 anni. Si tratta di una fascia d'età dove il peso della crisi economica, le problematiche sociali

e i caratteri della depressione possono colpire molto facilmente la persona. Video poker, slot machines, gratta e vinci e lotterie istantanee

sono gli obiettivi di gioco dei players più incalliti.
A Vicenza, un pool di ricercatori dell'Ulss 5 Ovest Vicentino, ha rivelato un dato che ha definito essere "preoccupante": fino al 3% delle

persone è dipendente dal gioco d'azzardo, una patologia che, nell'ambito di questa ricerca, riguarderebbe oltre 800 valdagnesi, e la cifra è

destinata a salire drasticamente se consideriamo anche chi gioca in cerca di semplice fortuna, arrivando fino al 20% ! Da questo scenario

emerge anche una "fotografia in evoluzione" a fronte della quale le dipendenze patologiche non sono molto differenti da quelle che

riscontriamo in altre forme di patologie, come la dipendenza dall'alcol o dalle droghe.
Desiderio di trasgressione, ricerca del rischio, disagio sociale e ossessione compulsiva: i freni inibitori annullano le capacità di

autocontrollo, il soggetto subisce una alterazione mentale non più controllabile. Queste, in poche parole, le condizioni di chi è malato di

gioco d'azzardo. Tornando in apertura, le fasce d'età, dicevamo, sono piuttosto alte, e i giovani sembrano essere fori da queste dipendenze,

che sembra abbiano bisogno di tempo per potersi sviluppare. Il sintomo più preoccupante l'ho letto in merito all'intervento del professore

Valerio Mecenero, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche del Serd di Montecchio Maggiore: la dipendenza dal gioco "non è

controllabile è provoca sofferenza, e non sempre i percorsi per uscirne fuori sono risolutivi".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)