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Dipendenza da Internet: fattori di rischio evidenziati in una ricerca inglese

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Dipendenza da Internet: fattori di rischio evidenziati in una ricerca inglese

Fonte: Computers in Human Behavior

Titolo originale e autori: Kuss DJ, Griffiths MD, Binder JF. Internet addiction in students: Prevalence and risk factors, Computers in Human Behavior, Volume 29, Issue 3, May 2013, pages 959-966.-


L'ultimo decennio ha visto un grande aumento nella ricerca di problemi di salute mentale legati alla dipendenza da Internet. Lo studio, condotto in un'università inglese dell'East Midlands, mira a valutare da un lato la prevalenza di livelli di dipendenza da Internet clinicamente significativi, dall'altro individuare le possibili relazioni fra i tratti di personalità e l'uso di specifici servizi e applicazioni online in relazione all'aumento del rischio di dipendenza da Internet.
L'indagine trasversale è stata condotta online su 2257 studenti (18-64 years). I risultati indicano come il 3,2% degli studenti siano stati classificati come internet-dipendenti. Le variabili ‘tratti della personalità' e ‘attività online' spiegano il 21,5% della varianza nella dipendenza da Internet. Mentre la combinazione di shopping online e tendenza alla nevrosi sembra abbassare il rischio di dipendenza da Internet, l'associazione gioco online e apertura alla sperimentazione sembra aumentarlo. In aggiunta a questo, la frequenza di shopping e di attività sociali online, l'elevata tendenza alla nevrosi e una bassa gradevolezza personale sembrano aumentare notevolmente le possibilità di sviluppare dipendenza da Internet.
Gli autori sottolineano in conclusione come i risultati di questa ricerca inglese possano trovare diverse applicazioni. In termini di prevenzione, potrebbero essere identificati giovani portatori di fattori di rischio e quindi informati rispetto al potenziale rischio che specifici utilizzi di Internet portano con sé. Potrebbe essere inoltre possibile creare dispositivi regolatori che limitino l'uso di applicazioni che possono potenzialmente creare dipendenza. I medici, infine, potrebbero sviluppare approcci terapeutici mirati a beneficio di soggetti ad alto rischio.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)