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Dipendenza da Internet: lo stato dell'arte

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Dipendenza da Internet: lo stato dell'arte

Fonte: Current Psychiatry Reviews


Titolo originale e autori: Internet Addiction: A Brief Summary of Research and Practice. Cash H, Rae CD, Steel AH, Winkler A.-Curr Psychiatry Rev. 2012 Nov;8(4):292-298.


Il disturbo da dipendenza da Internet (IAD) rovina le vite delle persone causando complicanze neurologiche, disturbi psicologici e problemi sociali. Vi è un dibattito in corso circa l'eventuale inclusione della IAD nella prossima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) e l'opportunità di classificare questo disturbo come dipendenza comportamentale, disturbo del controllo degli impulsi o addirittura disturbo ossessivo compulsivo. Infatti, indagini negli Stati Uniti e in Europa hanno mostrato una prevalenza allarmante tra 1,5% e 8,2% di persone che soffrono di questo disturbo. I dati italiani indicano che gli adolescenti passano in media 87 ore al mese su internet, quasi 3 ore al giorno e che il 50% degli adolescenti dagli 11 ai 16 anni si sente più a "suo agio" su intenet che nella realtà.
Una revisione degli studi sulla dipendenza da Internet è stata recentemente pubblicata sulla rivista Current Psychiatry Reviews da Cash e collaboratori della University of Marburg (Germania). Lo scopo di questo lavoro era quello di fornire una breve panoramica della ricerca sulla dipendenza da Internet e alcune considerazioni pratiche sulle opzioni di trattamento attualmente disponibili (sia psicologiche che farmacologiche) e sulla loro efficacia. Tra gli approcci farmacologici utilizzati, i più comuni sono quelli a base di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRIs) e di antidepressivi triciclici, farmaci che sembrano lavorare bene sui sintomi di ansia che spesso accompagnano i dipendenti da internet. Secondo gli autori però non vi sono sufficienti evidenze dell'efficacia di queste terapie. I trattamenti psicologici che sembrano avere un migliore risultato su questa dipendenza sembrano essere il colloquio motivazionale, la terapia cognitivo-comportamentale ma soprattutto gli approcci multimodali, in cui più tecniche psicologiche vengono utilizzate in sinergia. Gli stessi autori di questa revisione utilizzano, per curare i loro pazienti affetti da IAD, un percorso terapeutico integrato (the reSTART program), che sembra portare ottimi risultati e che consiste nel ricovero in una struttura in cui vengono offerti diversi trattamenti psicologici, per il tempo necessario alla disintossicazione da internet e al raggiungimento di un utilizzo controllato ed equilibrato di questa risorsa. Nonostante la maggior parte degli studi sul trattamento sia di bassa qualità metodologica, il punto di forza di questo studio è l'integrazione dei modelli teorici esistenti con la pratica clinica interdisciplinare dei diversi centri di cura e con l'esperienza degli autori che lavorano da anni nel campo della dipendenza da internet.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)