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Dipendenza da internet: proteggiamo i nostri figli

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DIPENDENZA DA INTERNET: PROTEGGIAMO I NOSTRI FIGLI


di Maria Elena 


Viviamo nell’era di internet, dei videogiochi, dei tablet e del virtuale. La penna ed il foglio, sono sostituiti sempre più spesso, anche in ambito scolastico, da mouse e tastiera. E’ il loro mondo, la loro era e demonizzarla non porterà a nulla, non è lo strumento in se per se ad essere sbagliato bensì l’utilizzo smodato e senza regole, a farne un nemico specialmente per i più giovani che corrono il rischio di rimanere intrappolati in rapporti virtuali che sostituiscono la vera socialità.


Su questo interessante argomento abbiamo sentito, per noi e per voi, la nostra psicologa Rossella Sposito.


La comunità psichiatrica internazionale sta discutendo se la dipendenza patologica da Internet possa essere considerata come una patologia a sé. Probabilmente la risposta sarà affermativa, ed il disturbo da Internet dipendenza apparirà nelle nuove versioni del DSM dell’American Psychiatric Association e dell’ICD dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La dipendenza da Internet esiste come comportamento osservabile che può avere un impatto negativo sulla vita di chi lo presenta. L’interesse per Internet inizialmente può confondersi con il normale entusiasmo che bambini e adolescenti mostrano per le cose che li appassionano. È la loro modalità, e semmai è la sua assenza, che può essere guardata con un certo sospetto. Per intervenire in tempo è utile prestare attenzione ad alcuni segnali, da considerare tuttavia con molta cautela.


Quando è in rete, il ragazzo manifesta palesemente un senso di benessere ed euforia, oppure è totalmente assorbito, commenta o fa spesso esclamazioni ad alta voce, come se gli altri non ci fossero.


Sembra incapace di staccarsi da Internet.


Se nessuno interviene resta collegato per tempi lunghissimi anche quando si accorge che è tardi e dovrebbe fare altre cose. Se costretto a smettere s’innervosisce o mostra forti reazioni di sofferenza e insofferenza. Quando non può collegarsi manifesta apatia, depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico generale. Oppure ha un’aria distratta e assente: non ha “staccato la spina”.


Approfitta di ogni occasione e di ogni scusa per collegarsi anche per brevi periodi. Più tempo passa in rete, più vorrebbe passarne. Nega di passare troppo tempo su Internet, anzi si lamenta di non passarne abbastanza.·


Manifesta una caduta negli altri interessi che aveva prima e non ne sviluppa di nuovi. Internet diventa un interesse in sé, e non uno strumento al servizio degli altri interessi. Ad esempio le notizie sulla sua quadra o sulle moto o sui cartoni preferiti lo interessa solo se può accedervi attraverso Internet. Gli altri canali d’informazione (giornali, TV, discussioni con altri) non suscitano più interesse.


Manifesta un ritiro dalle relazioni sociali. Preferisce internet alla compagnia degli amici o dei familiari.


Trascura gli altri doveri, in primo luogo quelli scolastici, in qualche caso anche l’igiene e la cura personale, perché o passa molto il tempo su Internet o li esegue senza impegno, con la testa altrove e non riesce a dare resoconti delle attività svolte online, è volutamente evasivo, mente.


Ci sono alterazioni nel comportamento alimentare: mancanza d’appetito, tende a saltare i pasti, a mangiare fuori pasto, a mangiare in fretta per correre al computer. Possono esserci anche disturbi fisici, tipici di chi passa molto tempo al computer: disturbi del sonno, occhi arrossati, mal di testa, mal di schiena, sindrome del tunnel carpale.


Il disturbo da dipendenza da Internet è quasi sempre ego sintonico, il portatore non avverte i sintomi come disturbanti. Dal suo punto di vista il problema sono gli altri che, impedendogli di fare le cose che vuole fare, ledono i suoi diritti e lo fanno stare male. Meglio quindi non fare diagnosi. Questo spingerebbe all’autodifesa ed alla negazione, compromettendo il dialogo. Le diagnosi non richieste fanno infuriare le persone di qualsiasi età. Ecco alcuni consigli per iniziare ad affrontare il problema nel giusto modo.


Non usate la parola “sintomi”, parlate di “comportamenti” o “abitudini”. Dite semplicemente che il suo comportamento non va bene, e che gli chiedete di cambiarlo. Perché? Perché noi siamo i genitori e vogliamo che ti comporti come diciamo noi. Le famiglie funzionano in maniera diversa dalle grandi democrazie. Potete parlargli del disturbo da dipendenza da Internet semplicemente come preoccupazione remota per il futuro. In questo caso spiegategli cos’è visitando e leggendo con lui siti dove se ne parla.· Spiegategli in maniera precisa quali sono i comportamenti che disapprovate e che deve· Fategli osservare le regole.·


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://umbriaformummy.com/2014/07/31/dipendenza-da-internet-proteggiamo-i-nostri-figli/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)