Dipendenza da oppiacei in aumento in Europa
Dipendenza da oppiacei in aumento in Europa. Trattamenti di disassuefazione sottoutilizzati
L'uso e la dipendenza da oppiacei (Oud, Opioid use disorder) in Europa è un fenomeno in costante aumento che ha assunto dimensioni critiche. Le modalità per affrontare e contrastare questo problema non sono semplici e richiedono interventi multifattoriali. L'argomento è stato discusso in un evento web sotto varie prospettive. Markus Heilig, del Centro per le Neuroscienze sociali e affettive dell'Università di Linköping (Svezia), ha sottolineato come l'Oud (che interessa 40,5 milioni di persone nel mondo, di cui circa 265 mila in Italia) sia una patologia cerebrale potenzialmente fatale ma che può essere trattata con successo. Uno dei problemi fondamentali è «il continuo uso della sostanza nonostante la consapevolezza delle conseguenze avverse».
Nel 2017, negli Usa, su circa 70mila decesso per overdose, il 67,8% ha coinvolto gli oppiacei, ha aggiunto. «Anche aspetti genetici contribuiscono alla vulnerabilità alla dipendenza, a un livello simile a quello di altre malattie complesse. Vi sono però fattori ambientali che, al contrario di quelli genetici, costituiscono fattori di rischio modificabili (stress, esposizione a violenza interpersonale, disponibilità e costo delle sostanze)». Gli oppiati endogeni, ha ricordato Heilig, controllano -attraverso specifici recettori cerebrali - il dolore, il piacere e l'avversione e attivano i classici sistemi dopaminergici cerebrali della ricompensa. Il tipico percorso è che, «nel tempo, la motivazione volta a cercare e assumere oppiacei, che inducono euforia, si sposta verso l'Oud con ricerca di un piacere volto in realtà a contrastare ed evitare il senso di ansia, depressione e sensibilità allo stress» spiega Heilig. L'elevata mortalità da Oud è però ridotta in modo robusto dalla terapia di mantenimento con agonisti degli oppiacei (naltrexone, buprenorfina, metadone), che costituisce uno dei trattamenti biomedici più effettivi e costo-effettivi. In conclusione, afferma Heilig, «quello che serve è un trattamento medico e assistenza continua ed evitare la repressione e la marginalizzazione».
La necessità di un'azione urgente in Europa per contrastare il peso sociale dell'Oud è sottolineata con una serie di dati da Rosemarie Delaney, government affairs and market access director di Indivior Eucan. «Gli utilizzatori di oppiacei hanno un rischio di mortalità fino a 14 volte superiore a quello della popolazione generale. Le cause primarie di morte sono l'overdose, l'avvelenamento accidentale e il suicidio» riporta. «Complessivamente, l'Oud rappresenta un carico di disabilità globale maggiore del cancro mammario» prosegue Delaney, specificando che si stima che Germania, Spagna, Francia, Italia e UK contino il 75% del numero degli utilizzatori di oppiacei ad alto rischio. Il fenomeno appare destinato ad aggravarsi dato che «l'overdose è associata in modo incrementale con l'invecchiamento della popolazione in Europa, dove gli oppiacei rimangono le principali sostanze d'abuso per via iniettiva. Da considerare che il 4,8% dei nuovi casi di Hiv in Europa sono attribuibili all'uso di sostanze somministrate per via parenterale e che l'iniezione di oppiacei è la principale via di infezione del virus dell'epatite C» afferma Delaney. Tutto questo si associa a costi medici elevati (fino al doppio rispetto a un non utilizzatore, è stato stimato in Germania), ma anche a perdita di produttività, associazione a condizione di mancanza di fissa dimora e predisposizione ad atti violenti. «Il trattamento di mantenimento è costo-effettivo, come riconosciuto dal Nice per il metadone e la buprenorfina. Eppure, solo il 50% della popolazione Oud in Europa è trattata» sottolinea Delaney. «Affrontare l'Oud richiede un'azione globale a molteplici livelli: ridurre l'esito fatale dell'overdose, diminuire il rischio di overdose, limitare la vulnerabilità». Per questo, spiega Delaney, la necessità di un'azione internazionale è stata riconosciuta dall'Europa con l'adozione dell'"Eu action plan on drugs 2021-2025" basato su tre livelli: 1) smembrare il mercato della droga; 2) aumentare la prevenzione e la consapevolezza; 3) focalizzarsi sui pericoli correlati alle sostanze d'abuso. L'accesso al trattamento, fa notare Delaney, è però ancora troppo limitato per via di vari tipi di barriere mentre tale accesso andrebbe potenziato per ottenere risultati consistenti.
La situazione è dunque per certi versi contraddittoria: esistono trattamenti efficaci per l'Oud e la loro necessità è ben riconosciuta ma rimangono sottoutilizzati. «Un impedimento può derivare dal fatto che l'uso degli oppiacei è altamente stigmatizzato nella società: gli utilizzatori sono colpevolizzati, considerati da punire e non da curare e il trattamento stesso viene considerato a volte come la sostituzione di una droga con un'altra e non come una cura» dichiara Bret Ryder, medical director, therapy lead, Indivior.
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copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.doctor33.it/pianeta-farmaco/dipendenza-da-oppiacei-in-aumento-in-europa-trattamenti-di-disassuefazione-sottoutilizzati/?xrtd=VAPXCSPCTRTTPXRRCCLPRTV
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)