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Dipendenza da social è proprio come l'alcol: ecco come uscirne

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Dipendenza da social è proprio come l’alcol: ecco come uscirne
Stefano Canali (Sissa) al festival sul cervello voluto dall’Irse
Avvinti dal web, si può fare come Ulisse con le sirene

 

PORDENONE. Dalla persona che non riesce a stare piú di 5 minuti senza guardare il proprio smartphone a giovani che si auto recludono nella propria stanza passando tutta la giornata sui social network (condizione conosciuta in Giappone con il termine di Hikikomori): l'abuso del web è ormai ritenuto dagli scienziati una vera e propria dipendenza, alla pari di alcol e droghe, e come tale va curato.


Stefano Canali, professore alla Scuola internazionale di Studi superiori avanzati (Sissa) di Trieste ne è profondamente convinto e con una serie di conferenze sta divulgando i “segreti” per capire i funzionamenti mentali alla base di questi comportamenti e poter cosí uscire da tale circolo vizioso. Il prossimo appuntamento è domani (9 ottobre) alle 15.30 nell’auditorium del Centro culturale Casa Zanussi (in via Concordia 7 a Pordenone), con l'incontro “Cervello e dipendenze, non solo alcol e droga”, in programma nel calendario 2014 del ciclo "Affascinati dal cervello'" promosso dall'Irse (festival a cura di Laura Zuzzi).


«Queste persone - racconta Canali - perdono il controllo della propria vita: si isolano, vedono venire meno l’interesse nelle cose che amavano, passano sempre meno tempo all’aria aperta e non riescono piú a sostenere conversazioni con le persone fuori dalla vita digitale. Accade quindi quello che già si è visto per le dipendenze da alcol, droga o gioco d’azzardo: capire come s’inneschi questo meccanismo è per noi il sistema per poterlo poi “smontare”, partendo proprio da quanto accade nel nostro cervello». Alla base di tutto una gratificazione iniziale che “colpisce” questa macchina biologica prodigiosa che governa il nostro corpo.


«Studiare il cervello è entusiasmante - continua il docente della Sissa - ed è stato visto come alla base di queste dipendente ci sia il sistema di ricompensa celebrale: tendiamo a ripetere comportamenti, dalla sessualità alla soddisfazione di bisogni organici, che ci provocano piacere. Questo è alla base dell’apprendimento, perché cosí l’uomo nei millenni si è evoluto in un ambiente ostile: di piú, è portato a ripetere questi comportamenti con frequenza e rapidità perché non sempre quel bene era sempre alla sua portata, basta pensare al cibo per gli uomini antichi. Ma nella vita moderna tutto è qui e subito, il nostro cervello è bombardato da ricompense e i social network, in tal senso, sono i piú potenti nell’assestare questi colpi».


Facebook è il principale oggetto di studio. «Ma ci sono pure persone dipendenti dalle e-mail - sottolinea Canali - come altre da Twitter: sono però media testuali, mentre Facebook è ancora piú potente nel suo “allettare” il cervello con foto, emoticon e video». Ci si può però salvare e nell’incontro pordenonese il professore che insegna a Trieste darà utili consigli. «Come alcune persone riescono a smettere di fumare - conclude - cosí questi dipendenti da social network e web in generale possono avere momenti di lucidità in cui prendono coscienza della propria condizione e provano a porvi rimedio.


(...omissis...)


Davide Francescutti


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2014/10/08/news/dipendenza-da-social-e-proprio-come-l-alcol-ecco-come-uscirne-1.10081777


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)