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Dipendenza da Sport (Exercise Addiction): caratteristiche cliniche ed ipotesi patogenetiche

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Dipendenza da Sport (Exercise Addiction): caratteristiche cliniche ed ipotesi patogenetiche
Il termine "addiction" viene utilizzato per descrivere la compulsione a ripetere un certo comportamento nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative che esso può determinare; molti dei soggetti affetti da "addiction" hanno il desiderio di porre termine ai loro comportamenti tuttavia essi trovano estremamente difficoltoso farlo. In passato il termine "addiction" è stato impiegato in riferimento all'uso di alcol e droghe, ma nel tempo si è esteso ad altri campi (sesso, internet, gioco d'azzardo, shopping, il mentire e, più recentemente, anche all'esercizio fisico).
L'"exercise addiction" ("dipendenza da sport") può essere definita come una dipendenza psicologica e/o fisiologica da un programma di esercizio fisico e si caratterizza per la comparsa di sintomi d'astinenza dopo 24-36 h di mancata pratica dell'attività sportiva (Cleere, 2005). Già nel 1969 Little studiò il concetto di "dipendenza da sport" in uomini di mezza età che continuavano a praticare la corsa nonostante presentassero delle ferite ("athletic neurosis"). Nel 1970 Beakeland studiò gli effetti sul pattern ipnico dell'interruzione del programma di allenamento in soggetti che svolgevano un'attività fisica regolare e trovò molta difficoltà nel reclutare individui disponibili a sottoporsi a tale sperimentazione nonostante l'incentivo economico che veniva loro corrisposto.
E' evidente che il praticare con regolarità una certa attività fisica ha importanti e positive ripercussioni sulla salute fisica e psicologica del soggetto; in questo caso colui che pratica sport considera il medesimo come una parte importante dei propri interessi quotidiani, unitamente ad altri aspetti quali la famiglia, gli amici, il lavoro. Al contrario, quando sopravviene un problema di "dipendenza da sport" tutta la vita del soggetto viene a strutturarsi intorno alla pratica regolare dell'attività fisica con notevoli, negative, conseguenze nelle delle diverse aree di funzionamento individuale (famiglia, amicizie, lavoro etc.)
Sono state formulate diverse ipotesi per cercare di spiegare il motivo per il quale alcuni individui diventano dipendenti da sport. Secondo l'ipotesi monoaminergica l'esercizio fisico produrrebbe alterazioni a carico di noradrenalina, serotonina e dopamina. Dishman (1997), ad esempio, ha dimostrato che in ratti da esperimento l'esercizio fisico continuativo comportava un incremento della noradrenalina e dei suoi metaboliti in aree cerebrali quali l'ippocampo e la corteccia frontale aree, queste, che subiscono complessi processi di attivazione nell'ambito di risposte comportamentali integrate conseguenti a stressors che evocano ansia e depressione; i risultati della sperimentazione condotta da Dishman hanno anche messo in evidenza che l'attività fisica continuativa ha un effetto protettivo rispetto alla riduzione dei livelli di noradrenalina cerebrali e che essa si associa a modificazioni della densità dei recettori GABA-A. Sulla base di queste osservazioni e di altre simili, si può ipotizzare che l'attività fisica, in ultima analisi, induca effetti "ansiolitici" ed "antidepressivi".
E' stata formulata anche un'ipotesi serotoninergica dell'"addicition" da sport. E' noto che la sintesi di serotonina dipende dalla disponibilità sia del precursore triptofano che da quella dell'enzima triptofano-idrossilasi; esistono evidenze scientifiche relative al fatto che, sia nell'animale che nell'uomo (Davis e coll., 1992), l'esercizio fisico aumenta la disponibilità di triptofano a seguito dell'aumentata lipolisi; ciò comporterebbe, in ultima analisi, un'aumentata sintesi di serotonina. Bloomstrand ha dimostrato che l'esercizio fisico cronico aumenta la quantità di triptofano libero plasmatico nei maratoneti mentre, Chaouloff e coll. (1997), hanno evidenziato che l'esercizio fisico cronico ha un effetto maggiore sull'aumento delle concentrazioni cerebrali di triptofano a differenza di quello acuto; quest'ultima osservazione potrebbe spiegare il motivo per il quale coloro che sono dipendenti da sport praticano un'esercizio fisico strenuo alfine di procurarsi sensazioni di euforia e una riduzione dei livelli soggettivi d'ansia mediati, probabilmente, dal potenziamento dell'attività serotoninergica.
Altri studi sono stati effettuati in animali da esperimento alfine di valutare gli effetti dell'esercizio fisico sulla produzione di endorfine. Dalla maggior parte di essi è emerso che dopo la pratica di un'attività fisica si verifica un incremento delle concentazioni di beta-endorfina nel nucleo accumbens e nel tegmento ventrale; il picco plasmatico di beta-endorfina viene raggiunto dopo circa 15 minuti dall'inizio dell'attività e ritorna nei limiti della norma dopo un'ora (Blake e coll., 1984). Com'è noto le endorfine riducono la sensazione di dolore e producono uno stato di "euforia". E' stato inoltre ipotizzato che l'aumento di endocannabionoidi a seguito di esercizio fisico possa avere un ruolo nella genesi del meccanismo di "addiction" all'esercizio medesimo. Dietrich e Mc Danier (2004) hanno dimostrato che gli endocannabionidi possono non solo ridurre la sensazione di dolore, ma anche modificare l'assetto cognitivo ed emozionale degli atleti.
Diversi studi si sono proposti di ricercare le modificazioni fisiologiche che si verificano nel cervello "durante" e "dopo" la pratica dell'esercizio fisico. E' stato ipotizzato che la neurobiologia dell'"addiction" possa essere collegata a modificazioni endocellulari permanenti, ad esempio fenomeni di "up regulation" che coinvolgerebbero l'espressione genica. Ci sono evidenze scientifiche indicative del fatto che il fattore di trascrizione delta-FosB svolgerebbe un ruolo importante nella genesi dell'"addiction" e delle ricadute; esso si accumula nel cervello, in particolare nell'accumbens e nello striato dorsale, ed a causa della sua lunga emivita persisterebbe nei neuroni di soggetti con attività fisica compulsiva per diverse settimane. Nei ratti adulti che in condizioni sperimentali corrono in maniera compulsiva è stata documentata una maggiore espressione rispetto ai controlli del delta-FosB sia nell'accumbens che nello striato dorsale (Nestler e coll., 2001). L'esercizio fisico può inoltre modificare per numerosi giorni la responsività al glutamato, sia nell'area ventro-tegmentale che nel nucleo accumbens; esperimenti condotti in animali sulle vie nervose implicate nei meccanismi di "rewarding" hanno dimostrato che le modificazioni nella responsività al glutamato potenziano sia il rilascio di dopamina dall'area ventro-tegmentale che la responsività alla dopamina nel nucleo accumbens promuovendo così gli effetti euforizzanti di tali molecole. L'alterata sensibilità al glutammato rafforzerebbe inoltre l'attività delle vie nervose collegate alla memoria dell'esperienza di soddisfazione procurata dalla pratica di una certa attività inducendo così il desiderio di ricercare quello stesso tipo di esperienza.