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News di Alcologia

Disagio giovanile e dipendenze: quelle risposte che ancora tardano

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I giovani. Qualche mese fa il filosofo Umberto Galimberti ospite a Rovereto li ha tratteggiati così: «Anche se non lo sanno.

I ragazzi stanno male. I loro pensieri sono confusi, gli orizzonti opachi, l’anima è fiacca e i sentimenti non bruciano nel

loro cuore, come invece dovrebbe accadere a quell’età. I genitori rinunciano alla loro autorità e diventano contrattuali: se

prendi un buon voto ti diamo il motorino, se ti laurei la macchina e via di questo passo... Ai miei tempi il futuro si

prospettava come speranza. A loro come sfiducia. Questo li demotiva, li fa vivere più di notte che di giorno e i ragazzi,

invece di risorsa, sono diventati il problema».
L'alcol. Da qualche anno gli studiosi ci avvisano che esiste un nuovo fenomeno. Si chiama "binge drinking": è il consumo di più

bevande in grandi quantità e in poche ore. Questo "effetto bomba" altera i sensi velocemente, fa saltare gli ostacoli,

cancella complessi e timidezze, spinge a camminare aggrappati, a sentirsi, toccarsi, stretti ai propri compagni di bevute.

L'Italia vanta l'allarmante primato di essere il paese europeo dove i giovani cominciano a bere giovanissimi, il primo sorso a

11 anni. L'abuso di alcol è un problema serio: basti ricordare che l'alcol è la prima causa di morte tra i giovani uomini

europei, un decesso su 4 (tra ragazzi d’età compresa tra i 15 e i 29 anni). In Italia, su 170 mila incidenti annui, 50 mila

sono attribuiti all'elevato tasso di alcol.
Violenza. Partendo da un dato indispensabile, che è quello che non si deve mai generalizzare e che l'aggressione di Rovereto

contempla un pregiudicato, non vi è dubbio che stanno aumentando tra i giovani i comportamenti di intolleranza, aggressività

e microcriminalità. È come se la società non avesse saputo trasmettere, nella famiglia e nella convivenza civile,

l'autocontrollo, l'autorevolezza e il rispetto delle regole. Come se non avesse saputo proporre modelli costruttivi. Se, per

esempio, su un autobus o nell'aula di una scuola avvengono delle trasgressioni o delle prepotenze e il cittadino o

l'insegnante non interviene per porre fine a quelle azioni, è probabile che passi il messaggio che tali soprusi siano leciti,

che si possano compiere e rimanere impuniti.
I luoghi per i giovani. Si parla molto a Rovereto di luoghi da destinare ai giovani, è in corso un progetto per la

realizzazione di un centro giovani in viale Trento (che non si sa ancora come verrà gestito, se sarà l'ente pubblico a

farsene carico è probabile che la maggior parte dei giovani non lo sentirà come proprio) e si ipotizza un luogo nella zona

industriale della città, che potrà rispondere ai grandi concerti, ma non alla risposta di luoghi abituali. Inoltre la

periferia è un luogo marginale, che confina. Umberto Galimberti al proposito disse che i luoghi li abbiamo ogni giorno sotto

gli occhi: sono le scuole. Basterebbe aprirle al pomeriggio, alla sera. Perché no?
La risposta della società. La società deve tornare a occuparsi dei suoi giovani come ha recentemente ammonito il presidente

della Repubblica Napolitano. E urgono comportamenti coerenti. Sull’alcol, per esempio, è ora di smetterla di essere

condiscendenti, come nel caso delle pubblicità sugli alcolici, per cui l'alcol è presente sullo schermo ogni 13 minuti, il

doppio delle sigarette, e viene sorseggiato da personaggi "positivi" che risultano simpatici allo spettatore. E che dire

dell'atteggiamento tollerante per cui una bevuta è ritenuta un modo per socializzare, per sollevare l'umore? Anche il lessico

è importante: è recente il titolo del ricovero in pronto soccorso di due adolescenti che avevano abusato di alcol in una

festa che parlava di giovani un po' brilli. Ma se erano solo "un po'" brilli” difficilmente andavano in ospedale. Lo psichiatra

Vittorino Andreoli ammonisce: «I genitori non avvertono, a torto, il bere come pericolo, ne ho sentiti tanti dire: meglio una

sbronza che la droga... Un errore, gravissimo, oggi questo modo di bere dei giovanissimi ha tutte le caratteristiche della

tossicodipendenza».
Nella Giornata nazionale per la prevenzione dell'alcolismo sono state presentate delle regole per coinvolgono famiglie, giovani e società: si va dall'informazione chiara sui danni dell'abuso di alcol, alla spiegazione dei limiti che separano il

consumo dall'abuso sino alla dipendenza, al favorire la critica verso la pubblicità ingannevole, ai rischi della perdita di

controllo nella guida di motorini e auto. In Internet esistono molti blog dove i giovani si confrontano su questo argomento e

alla domanda "Quale la soluzione contro il dilagare dell'alcol tra i giovani?", rispondono facendo girare un video shock. È su

Youtube, racconta la storia di una ragazza partendo dall'immagine di lei, solare e molto bella. Di lei da piccola coi

genitori, di lei adolescente al mare, sorridente con gli amici, felice nell'abbraccio col padre, poi arriva la foto dell'auto

che è un groviglio di rottami e infine quel che resta di lei dopo 40 operazioni. Il filmato termina con il volto in lacrime

del responsabile dell'incidente condannato a 7 anni per guida in stato di ebbrezza. È un video brutale, che chiude lo

stomaco, i giovani lo commentano dicendo che vale più di mille parole, ma a guardarlo rimane un senso di sconfitta. E una

domanda. Davvero non ci resta altro che ricorrere alla crudeltà del dolore per capire? - Patrizia Belli