Disarmo alcolico: il professor U.Veronesi risponde al dr. R. Argenta
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Disarmo alcolico
DOMANDA di Roberto Argenta
Gentile dott. Veronesi,
già in passato ci siamo scambiati i rispettivi punti di vista in merito al consumo di alcolici. In sintesi: io sostengo
l'opportunità promuovere l'esclusione degli alcolici dalla maggior parte dei contesti civili e non solo la ricerca di un loro
utilizzo il meno dannoso possibile.
Prendo spunto dai principi che stanno alla base della associazione da lei creata "Science for Peace", per ribadirle il mio
punto di vista. Anche io sono convinto, come già sosteneva Gandhi, che un giorno considereremo la guerra e la violenza come
malattie da curare.
Se possiamo immaginare la guerra e la violenza estranei alla natura e alla evoluzione umana, perché non immaginare anche un
"disarmo alcolico"? In fondo l'organismo stesso riconosce l'alcol come sostanza estranea. Al pari delle guerre, i costi dei
danni del consumo di alcolici sono di gran lunga maggiori del fatturato che producono. Continuando il parallelismo, secondo
l'Oms gli alcolici ogni anno causano 2,5 milioni di morti, quasi dieci volte tanto la totalità dei morti causati da tutte le
guerre. Guerre mondiali e olocausto compresi. Se è utile quindi impegnarsi per un mondo senza guerre, lo è ancora di più per
un mondo senza alcolici. Non saprei dire se sia più lontana una utopia o l'altra. Per immaginare entrambe occorre lo stesso
salto di qualità. Così come chi vuole evitare la guerra non crede che la soluzione stia in armi migliori e più
"intelligenti", allo stesso modo invece che impegnarsi per ricercare il modo migliore di bere non sarebbe preferibile
iniziare a immaginare come sarebbe un mondo senza alcolici? Lei mi insegnerà che la soluzione dei problemi sta quasi sempre a
un livello diverso da quello che li ha creati.
Con stima,
Roberto Argenta - Asti
RISPONDE Umberto Veronesi
Caro Roberto, sono d'accordo con lei sulla necessità di combattere l'abuso di alcol (tenendo conto che un consumo minimo,
come un bicchiere di vino al giorno, è invece salutare). Ciò su cui non sono d'accordo è il metodo per arrivare a questo
obiettivo. Sono contrario al proibizionismo perché, sulla base delle esperienze passate, come quella americana negli anni
'20, sono convinto che non sia efficace. Anzi, ogni forma di proibizionismo purtroppo ha come esito l'aumento della
criminalità e lo sviluppo di un mercato nero. Sono invece a favore di un approccio preventivo- educativo, che significa
informare le persone circa i danni alla salute e, in particolare nel caso dei più giovani, offrire loro delle vie alternative
per risolvere il disagio. L'alcolismo, così come la dipendenza dalle droghe, sono nella maggior parte dei casi forme di fuga
e rifiuto dalla realtà che ci circonda.